sabato 21 gennaio 2012

Si è svolta ieri pomeriggio presso il box 3 del Cua - facoltà di lettere, l’iniziativa promossa dai rappresentanti a Palermo del Comitato Internazionale a sostegno della guerra popolare in India. Dopo la presentazione dell’iniziativa iniziata con la lettura del documento di ringraziamento del Partito Comunista dell’India maoista, inviato a tutti coloro che hanno espresso solidarietà dopo l’uccisione del compagno dirigente Kishenji nel quale gli si rende onore a seguito dell’ assassinio messo in atto dal regime genocida indiano, è stato proiettato il primo video di una intervista alla scrittrice indiana Arundhaty Roy, la coraggiosa e attiva scrittrice che è andata di persona nelle zone del nuovo potere del “corridoio rosso” trascorrendo alcune settimane nella foresta del Chattisgarh insieme ai compagni maioisti e alla popolazione in lotta, per fare un quadro ampio dell’attuale situazione nel paese con particolare riferimento al genocidio, così viene definito dalla stessa Roy, del popolo indiano attraverso l’Operazione messa in piedi dal governo chiamata Green Hunt “Caccia verde”, alla lotta contro la violenza dello Stato al sevizio degli interessi delle multinazionali. Questo e gli altri video sull’Operazione Green Hunt, sulla vita e sul funerale di Kishenji, sulle donne che subiscono le peggiori torture dai militari e dall’altro sono le protagoniste della Guerra Popolare, del suo esercito e del Partito, sono stati inframmezzati da commenti esplicativi dei vari passaggi con ulteriori dati e informazioni sulla funzione dell’informazione o meglio della mancanza di informazione in Italia. Dopo i video è stato fatto il punto sull’interesse dell’imperialismo italiano in India con particolare riferimento alla funzione della Finmeccanica, e della Fiat. La Finmeccanica come esempio di penetrazione dell’imperialismo italiano in India con il suo portato di morte, dato che produce essenzialmente sistemi d’arma, come gli elicotteri per la guerra, e di sostegno effettivo al governo indiano attraverso la corruzione dei suoi massimi esponenti e “modello di scandalo”, caratteristica “strutturale” dell’intervento dei paesi imperialisti in questo tipo di paesi... si è parlato della campagna contro la FInmeccanica che intendiamo sviluppare nel nostro paese come contributo concreto in generale alla guerra popolare indiana con un sguardo particolare alla condizione e alla lotta degli operai indiani supersfruttati nelle fabbriche e alle masse popolari che lottano contro l’espropiazione delle loro terre, il saccheggio e la rapina delle risorse naturali. Alcuni stralci degli interventi che sono seguiti: Un lavoratore precario ha detto che è terribile vedere il tipo di violenza scatenato dal governo indiano contro il proprio popolo... il tutto per mantenere una manciata di ricchi che diventano sempre più ricchi, una specie di cupola aiutata dai militari ”mi chiedo se dopo l’uccisione di questo leader, riferendosi a Kinshenji, ce ne siano altri dello stesso livello, capaci di prendere il suo posto... da noi la situazione è differente...” Una lavoratrice ha sottolineato che le lotte che facciamo nel nostro paese sono certamente diverse per la natura diversa di esso ma la lotta che si sta sviluppando in India è un grande esempio ... l’uomo, si dice in genere, è “normale” che faccia la guerra, ma l’immagine di donne madri che abbracciano i propri figli prima di andare in guerra per tutti i figli del popolo sono davvero forti e toccanti, prima di tutto però siamo essere umani con una dignità che deve essere rispettata e per la quale si deve lottare, la repressione feroce non arresta la lotta delle masse popolari indiane nonostante le gravi perdite di dirigenti amati dal popolo... questa informazione nuova e diversa cambia il nostro modo di pensare e di agire. Uno studente del Cua ha ritenuto l’iniziativa molto interessante perché si deve ammettere che non si ha normalmente questo tipo di informazione sul livello di scontro che c’è in India, di questa gente che mette in gioco nella lotta la propria vita e certezze. Il tipo di economia di cui si parla per l’India riguarda i cosiddetti paesi in via di sviluppo che adesso si chiamano BRIC Brasile, India, Cina e sarebbe interessante fare un’iniziativa per esempio sul Brasile che adesso dicono si stia sviluppando enormemente e dove è molto presente la Fiat che ha delocalizzato lì da molto tempo... Un aspetto di rilievo è quello relativo al controllo del territorio che hanno i compagni maoisti in India, “...noi abbiamo fatto qualche iniziativa sulle Farc in Colombia ma non è la stessa cosa... quelli hanno altri metodi... controllano sì il territorio e hanno gli ostaggi (in riferimento al trattamento di coloro che vengono catturati in India dai maoisti e poi rilasciati....) ma stanno sempre con i passamontagna quando vengono intervistati... qui si vede invece che stanno a volto scoperto... il livello di militarizzazione è avanzato...” Un compagno del comitato di sostegno ha aggiunto che in altre occasioni sono state approfondite gli aspetti dell’organizzazione nelle basi rosse, la cappa di silenzio è dovuta al fatto che in India la differenza della costruzione del nuovo potere è palese, la campagna che si sta facendo in tutto il mondo è stata apprezzata dai compagni che hanno mandato un ringraziamento generale e in particolare agli organizzatori, “...noi non facciamo queste iniziative per semplice solidarietà, noi vogliamo fare come loro adattando il tutto ad un paese come il nostro nella fase attuale...rispetto alla Fiat in India bisogna dire che è stato proprio il popolo in armi ad impedire che si realizzassero i piani di distruzione ambientale e di sfruttamento, in questo senso l’unica opposizione a questo tipo di globalizzazione, l’unica diga viene proprio dalla guerra popolare...” Una lavoratrice infine ha ricordato ai presenti che il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, nell’ambito delle iniziative messe in campo nelle diverse città promosse dal movimento femminista proletario rivoluzionario, sul piano internazionale si è voluta dedicare la giornata in particolare alle donne indiane maoiste contro cui la violenza dello Stato indiano attraverso l'esercito e le forze paramilitari è feroce, la violenza sessuale usata come arma di repressione di stato ma che di contro diventa leva per lo scatenamento della ribellione delle donne contro una pesante condizione di oppressione patriarcale/feudale di lunga durata, in tante si uniscono e aderiscono sempre di più alla guerra popolare. Il dossier della Roy riporta in alcuni passi l'esperienza di diverse compagne. La questione delle donne è uno degli elementi fondamentali trattati dal partito comunista indiano maoista, lo sviluppo e il rafforzamneto della militanza rivoluzionaria delle donne, l'avanzamento delle compagne, tante sono quadri nell'esercito e all'interno del partito, anche se passi in avanti si devono ancora fare per affermare pienamente il ruolo dirigente delle compagne. La lotta contro l'oppressione feudale/patriarcale/maschilista nelle zone del nuovo potere è concreta e si afferma sia sul piano pratico che ideologico, così avviene all'interno del partito dove le compagne vengono da lunghi anni di lotta non solo per affermare i loro diritti ma per convicere il partito che l'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di un'ideale di società giusta. L'India insegna che nella lotta rivoluzionaria le donne, le compagne non stanno a guardare ma sono protagoniste in essa stando in prima linea e mettendo già in atto sul campo la "rivoluzione nella rivoluzione". La lotta delle donne indiane ci incoraggia e ci arricchisce nella lotta che quotidianamente facciamo nel nostro paese come parte del cammino di liberazione della donne nel mondo contro violenza sessuale, uccisioni, doppia oppressione e sfruttamento.

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