venerdì 19 luglio 2013

La strategia del governo “conquistare i cuori e le menti” è perdente, quella della rivoluzione vince


Governo nel dilemma per i "fondi maoisti"

"Dare o non dare?" - il governo è di fronte ad una situazione scottante circa i fondi messi a disposizione per le attività di sviluppo negli Stati che si trovano sotto l'influenza maoista. Un recente studio finanziato dal governo sulla struttura finanziaria dei Maoisti dice che "non è possibile bloccare immediatamente le fonti di estorsione dei maoisti”. "Perché se il governo trattiene i fondi di sviluppo - la maggior parte devoluti per la costruzione di strade, centri di salute primaria, scuole e ponti nelle zone ad influenza maoista – il risultato sarebbe soltanto quello di un'ulteriore allontanamento delle persone dallo Stato", si legge nel rapporto confidenziale.

"Inoltre, il miglioramento delle infrastrutture e la connettività accrescerebbero le possibilità di penetrazione della macchina statale, tra cui quella della polizia", si aggiunge. Questa non è la prima volta in cui si ha una tacita ammissione del peggior segreto nascosto dell'India. Il 24 settembre 2010 una commissione parlamentare aveva detto al governo che i fondi per lo sviluppo vanno a finire nelle casse maoiste. L'ultimo studio è stato redatto dopo le visite sul campo nel Chhattisgarh, Jharkhand, Odisha e Andhra Pradesh nel periodo febbraio-aprile 2013.

Esso elenca le principali fonti di entrate per i maoisti: l'industria mineraria, Progetti di Lavori Pubblici (Public Works Department), piani governativi, programmi di sviluppo e Piani di Distribuzione [di alimenti] (PDS), raccolta delle foglie di 'tendu' [usate per confezionare sigarette alle erbe da un albero simile all'eucalipto], società di telecomunicazioni e impiegati governativi corrotti. I Maoisti mantengono un sistema estremamente meticoloso di contabilità in cui ogni livello della gerarchia mantiene un rendiconto dettagliato delle spese. Per esempio, il bilancio redatto dai maoisti della Zona Speciale Nord Telengana (ZSNT) durante il suo picco nel 2001-2003 ha registrato una spesa di R4,42,51,256, entrate per R6,20,48,500 [ca. 80.000 €] e una aggiunta di 562 lingotti d'oro.

A differenza dei gruppi di insorti nel Nord-Est, i maoisti non pagano stipendi mensili ai loro quadri e la spesa sostenuta serve principalmente per l'approvvigionamento di armi, per le esigenze quotidiane dei quadri e il mantenimento della macchina da guerra, per le pubblicazioni e il lavoro di propaganda, e i costi per le spese processuali per i membri e i sostenitori. "Un'altra voce di spesa è quella del comitato tecnico centrale, che è stato incaricato dello sviluppo e della produzione di mortai e granate", ha aggiunto il funzionario.

mercoledì 17 luglio 2013

SI ESPANDE LA GUERRA POPOLARE DAL NORD-EST AL SUD

Il confine tra Assam e Arunachal Pradesh ha assistito ad attività maoiste dove stanno provando a installare basi organizzative con l'obiettivo di stringere relazioni con altri gruppi militanti per raggiungere i requisiti dell'organizzazione militare.


Le istanze di certi gruppi maoisti coinvolti in incidenti di razzie di armi ed estorsioni ad abitanti locali (leggi proprietari fondiari e altri membri della borghesia locale sfruttatrice n.d.t.)  sono stati riportati in ritardo.

"l'incursione dei maoisti negli stati del nord-est sensibili è pieno di serie implicazioni strategiche, in quanto ha potenziali possibilità di collegamento trans-frontaliere, attività o interazioni," ha notato una commissione parlamentare.
Sottolineando che i maoisti, che sono persistiti per molto tempo, ha assunto delle proporzioni serie e minacciose, il comitato parlamentare hanno espresso una seria preoccupazione circa l'espansione dell'influenza maoista in nuove aree in particolare nel Nord-Est.
Il Comitato ha detto, "la presenza dei maoisti in parti del Nord-Est. Informazioni con il Ministero dell'Interno dell'Unione indicano anche che i maoisti stanno provando a diffondere i loro tentacoli negli stati meridionali di Kerala, Karnataka e Tamil Nadu e stanno pianificando di collegare il Ghats Occidentale con il Ghats Orientale attraverso questi stati. I maoisti stanno anche pianificando di espandere la loro area di attività e costituire una base nella congiunzione di Karnataka, Kerala eTamil Nadu.


Un numero di organizzazioni di fronte (legali, collegate al partito n.d.t.) sono attive a Delhi, Punjab, Haryana, Uttarkhand, Rajasthan e parti dell'Uttar Pradesh esponendo la causa dei maoisti e conducendo propaganda per conto loro sui media.

Queste organizzazioni di fronte, secondo il Ministero dell'Interno dell'Unione, mascherate come organizzazioni dei diritti umani abbracciano istanze contro le forze di sicurezza in vari luoghi con l'obiettivo di minare le azioni di rafforzo contro i maoisti." Rk Singh Segretario del Ministero dell'Interno dell'Unione ha detto alla commissione parlamentare circa la situazione maoista.





I MAOISTI MINACCIANO GLI INFORMATORI DELLA POLIZIA IN KARNATAKA

LA GUERRA POPOLARE IN INDIA SI SVILUPPA IN NUOVE AREE DEL PAESE DAL NORD-EST AGLI STATI MERIDIONALI DI KARNATAKA,KERALA E TAMIL NADU. NELLO STATO DEL KERALA IL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO HA LANCIATO UN AVVERTIMENTO AGLI INFORMATORI DELLA POLIZIA COME RIPORTATO DA QUESTO ESTRATTO APPARSO SULLA PAGINA FACEBOOK "lal salam":

I quadri del  Partito Comunista dell'India (Maoista) hanno riferito di aver mandato una lettera di minaccia agli informatori della polizia chiedendo loro se vogliono vivere con il popolo o morire stringendo le mani con la polizia, riporta il The Deccan Herald il 16 Luglio. La lettera a nome del Comitato di Area di Malnadu, con obiettivo gli informatori della polizia ha raggiunto la sede del Deccan Herald. La lettera recita, " il movimento rivoluzionario non può essere sviluppato senza punire i collusi nell'assassinio dei rivoluzionari. La morte è naturale. E' lasciato decidere agli informatori decidere se devono morire aiutando il popolo o aiutando la polizia"














NELLA "PIU' GRANDE DEMOCRAZIA DEL MONDO" I GIORNALISTI VENGONO PERSEGUITATI


New York, 12 luglio 2013 - "Il fallimento delle autorità indiane nel procedere spediti nella persecuzione di un giornalista freelance è un aborto della giustizia", ha detto oggi il  Committee to Protect Journalists.  Il giornalista, che è stato tenuto per quasi due anni senza cauzione con accuse "anti-stato", aveva esposto le malefatte della polizia nel centro di Chhattisgarh. "Ogni giorno che le autorità tengono Lingaram Kodopi in carcere, lo stanno obbligando a una punizione senza fornire un giusto processo equo ed efficace", ha detto CPJ Asia coordinatore del programma Bob Dietz.
"Le accuse contro di lui sanno di ritorsioni, chiediamo il suo rilascio immediato".

L'Alta Corte del Chhattisgarh ha negato lunedì la cauzione a Kodopi, imprigionato da Settembre 2011, dicendo che il suo crimine era "di natura atroce," dicono le notizie.
La prossima udienza per Kodopi è prevista per il mese di agosto, in accordo con Siddhartha Mitra, un attivista per i diritti umani di New York che ha familiarità con il caso di Kodopi. Una richiesta di cauzione era stata portata alla Corte Suprema il mese scorso dopo che gli sforzi erano falliti nel tribunale di grado inferiore.
Le autorità hanno accusato Kodopi di essere associato ai maoisti dopo che si presume abbia facilitato un trasferimento di fondi tra i rappresentanti di una società di acciaio e i maoisti in Chhattisgarh, dove le forze di sicurezza e maoisti sono in conflitto, secondo le notizie. Il giornalista è stato accusato di associazione a delinquere, sedizione, e di guerra contro lo Stato, secondo la rivista Tehelka, con sede a New Delhi.
Kodopi era stato anche accusato di aver compiuto un attentato contro un politico locale, ma è stato assolto in quel caso, secondo i rapporti. Kodopi ha negato tutte le accuse e ha detto che i casi sono stati archiviati come rappresaglia a fronte della sua documentazione circa le violenze della polizia nella zona.
Nell'aprile 2011 Kodopi aveva documentato la distruzione di case nel corso di un'operazione anti-maoista polizia in tre villaggi Dantewada e "registrò su video narrazioni precise di atrocità della polizia". In un forum pubblico a Delhi nel mese di aprile 2010 Kodopi parlò di agenti di polizia che partecipano alle aggressioni sessuali.
Egli ha anche descritto l'esperienza di essere stato torturato dalla polizia.
Nell'agosto 2009 è stato trattenuto in custodia della polizia, senza base giuridica per 40 giorni, secondo Human Rights Watch. Durante questo periodo è stato picchiato e pressato per aderire alla lotta per l'applicazione delle leggi indiane nei confronti della guerriglia maoista. Kodopi rifiutò e, temendo ritorsioni, fuggì dallo Stato per formarsi in giornalismo a New Delhi. Tehelka ha registrato un ufficiale di polizia locale che ammetteva che Kodopi sia stato incriminato ingiustamente, ma il giornalista resta in carcere. Gli attivisti locali per i diritti umani hanno messo in dubbio la correttezza del suo processo in corso e hanno chiesto un'inchiesta indipendente.
http://www.cpj.org/2013/07/for-journalist-in-chhattisgarh-justice-delayed-den.php

lunedì 15 luglio 2013

I MAOISTI INDICONO UN BANDH AL CONFINE TRA ANDHRA PRADESH E ORISSA IL 21 LUGLIO

Il Partito Comunista dell'India (Maoista) Comitato Speciale di Zona AOB (Andhra Orissa border n.d.t.) ha indetto uno sciopero in quelle aree il 21 Luglio per protestare contro l'uccisione di Ganti Prasadam dalla polizia SIB il 4 Luglio. In un comunicato stampa, Giovedì Jagabandhu il rappresentante del Comitato speciale politico di zona del PCI (M) AOB ha esortato il popolo ad osservare una protesta di una settimana dal 15 Luglio e un bandh il 21 Luglio. Il popolo osserverà un programma di protesta ogni giorno della settimana, ha detto. Ha chiesto al popolo e alle forze democratiche dello stato di partecipare ai programmi di protesta in maniera massiccia, Jagabandhu ha avvertito il governo di Kiran Kumar Reddy di essere stato responsabile dell'uccisione di Ganti Prasadam che affronterà l'ira del popolo.
Jagabandhu ha aggiunto che l'assassinio di Prasadam è stato parte dei tentativi sia dei governi di stato che centrale di schiacciare le agitazioni e le lotte rivoluzionarie del popolo nel nome dell'Operazione Green Hunt.
Ha detto che la polizia SIB ha ucciso Ganti Prasadam e poi ha sostenuto che lo hanno ucciso persone non identificate.
Jagabandhu ha anche chiarito che Ganti Prasadam non era un ex maoista come dichiarato dalla polizia SIB.
Prasadam era un leader maoista fino a quando è stato ucciso, ha aggiunto.
"l'omicidio di Ganti Prasadam è stato parte della tendenza dei governi fascisti", che sono sofferenti della crescente scontentezza tra il popolo e anche verso la crescente risposta del movimento popolare in Dandakaranyam," il capo del comitato di zona speciale AOB ha detto nel comunicato stampa. "Prasadam sosteneva pubblicamente la filosofia maoista. La Corte Suprema ha stabilito che non era un crimine sostenere l'ideologia maoista. Eppure lo stato lo ha ucciso," ha detto.





INDIA: I MAOISTI INDICONO BANDH IN DUE DISTRETTI DEL MAHARASHTRA IL 15 LUGLIO

Oggi è in corso un bandh (sciopero generale con blocco totale di tutte le attività pubbliche e private) di seguito la traduzione di questo breve articolo:

Gadchiroli: i maoisti hanno indetto un bandh nei distretti di Gadchiroli e Gondia del Maharashtra il 15 Luglio per protestare contro l'uccisione di  compagne in recenti scontri. Il bandh è contro gli scontri di Medhri a Etapalli taluka, Govindon a Aheri teluka, Bhatpar a Bhamragad taluqua e Sindesur a Dhanora taluka nei distretti.
Il comitato regionale occidentale di Dandakaranya ha distribuito opuscoli a tal fine nelle remote parti del distretto appellandosi al popolo per sostenere il bandh.
Anche se la polizia non ha identificato tutte le donne uccise nello scontro di Medhri, nell'opuscolo hanno menzionato le cadute come Swarupa Dhurva, Comandante DVC, Sangita Madavi, Anita Kowasi, Seema, Premila e Reshma alias Savitri. "Fate riuscire il bandh contro l'uccisione di 6 donne nel villaggio di Medhri dalle forze paramilitari" diceva l'opuscolo. Si è appellato al popolo di opporsi all'operazione anti-maoista (operazione militare green-hunt n.d.t.) e al dispiegamento delle forze paramilitari.


6 LUGLIO-IL MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO "CHIUDE" I CANCELLI DELL'AMBASCIATA INDIANA A ROMA



martedì 9 luglio 2013

India, si allarga la presenza del PCI maoista nelle file della classe operaia e nelle zone urbane --- la lotta operaia alla Maruti


...se voi pensate che la rivolta maoista è confinata nelle lontane zone del Bihar, Chhattisgarh e Jharkhand, è bene che cambiate idea...
Le organizzazioni dei maoisti sono "infiltrate" nei sindacati e nelle organizzazioni operaie a New Delhi e nella regione capitale nazionale; anzi New Delhi stà emergendo come la maggiore base urbana della estrema sinistra maoista... nonostante le organizzazioni di Fronte del PCI maoista siano state messi fuorilegge, i loro militanti sono molto attivi in tutta la capitale.
In particolare sono attivi e si estendono nelle città operaie satelliti di New delhi come Gurgaon e Ghaziabad... esiste una attività pianificata con l'obiettivo di diventare sempre più parte delle associazioni operaie e di guidarle verso azioni sempre più dure e proteste violente.
Il fronte democratico rivoluzionario Revolutionary Democratic Front è penetrato in vari socialforum, organizzazioni sindacali e gruppi operai che lottano contro l'impoverimento sociale e li indirizza verso azioni violente contro la classe dominante, e non si tratta di gruppi studenteschi come quelli del CPI (M-L), la penetrazione dei maoisti è molto più larga e radicata clandestinamente nei settori operai e popolari.  
E' stata lanciata con successo ad esempio una campagna contro 'la violenza di casta'.
E ora sono 11 i distretti di New Delhi in cui i maoisti agiscono...
Central, South, New Delhi, North-West, North, South-West and North East.
Inoltre si estendono in stati come Punjab, Haryana and Rajasthan. 
La loro azione comincia con distribuzione di volantini e materiale di propaganda marxista-leninista-maoista, ma prosegue con l'organizzazione di concrentramenti e infine in manifestazioni di lotta che diventano sempre più violente. La strategia maoista è di creare basi urbane in città... in particolare hanno giocato un ruolo importante nelle proteste degli operai della MARUTI nell'ultimo anno e spinto verso scioperi violenti di questi operai.
A questo va aggiunto la crescente penetrazione nel movimento anticorruzione guidato da Anna Hazare e nelle grandi proteste pubbliche del movimento delle donne dopo lo stupro di gruppo del 16 dicembre....
                                  
notizie uscite anche sulla stampa italiana

"Scontri violentissimi si stanno verificando in India, nello stabilimento di Manesar, a circa 50 chilometri da Nuova Delhi, del colosso Maruti Suzuki. I lavoratori stanno mettendo a ferro e fuoco la fabbrica, nella quale è stato appiccato un incendio di vaste dimensioni. Nel corso della rivolta è stato ucciso il direttore del personale, Avnish Kumar Dev, e sono rimasti feriti mille dirigenti oltre a nove poliziotti.
Versioni contrastanti. In un comunicato, la Maruti Suzuki, ha descritto Dev come un responsabile "profondamente coinvolto nelle cordiali relazioni industriali" e ha denunciato la violenza raccapricciante che non è giustificabile con problemi legati alle "relazioni industriali", ai salari o alle condizioni di lavoro. Secondo il Gruppo i disordini sono scoppiati mercoledì mattina, quando un dipendente avrebbe colpito con violenza un caporeparto. Successivamente i dipendenti armati di spranghe hanno poi colpito alcuni responsabili "alla testa, alle gambe e alla schiena, provocando emorragie e svenimenti".
Vertenza su salari e pensioni. Totalmente opposta la versione del sindacato dei lavoratori Ram Meher, secondo il quale sarebbe stato un supervisore a maltrattare un lavoratore, sospeso poi dopo la presentazione di una denuncia contro il superiore. Questo fatto avrebbe causato diversi attriti tra dirigenza e operai; mentre si tentava una risoluzione pacifica, la "società chiamava centinaia di buttafuori sul suo libro paga per attaccare i lavoratori e sottometterli". Alla radice del clima di forte tensione, tuttavia, ci sarebbero forti controversie tra la dirigenza della Maruti Suzuki e gli operai su pensioni e salari. Una vertenza che si protrae dall'anno scorso.
Marcia degli operai della Maruti Suzuki attaccata dalla polizia
Il 19 maggio i lavoratori della Maruti Suzuki, stabilimento collocato nel nord dell’India, hanno lanciato una giornata di mobilitazione per chiedere il reinserimento di 546 operai a tempo indeterminato e più di 1800 operai a tempo determinato, licenziati a luglio poiché avevano costituito Maruti Suzuki Workers Union, il primo sindacato a essere entrato in fabbrica e composto dagli stessi operai. Inoltre, i lavoratori chiedevano l’immediato rilascio di 147 lavoratori arrestati in precedenza con false accuse di essere responsabili di un incidente sul posto di lavoro che ha portato alla morte di una persona. L’obiettivo della giornata del 19 era di andare sotto la residenza del ministro dell’Industria e dell’Economia dello stato di Haryana, Randip Singh Surjewala. Già dal giorno prima, il governo della Haryana ha imposto un coprifuoco per impedire a migliaia di sostenitori della lotta dentro la Suzuki di raggiungere il concentramento del presidio, la cittadina di Kaithal è stata completamente militarizzata, la stazione ferroviaria e le fermate dei bus costantemente controllate. In tarda serata, sono stati arrestati 96 attivisti che hanno tentato di violare il coprifuoco e in seguito, alle prime ore del mattino, la polizia ha arrestato altri 4 lavoratori. Nonostante questi provvedimenti, il 19 maggio i lavoratori e altri circa 1500 attivisti si sono messi in marcia verso la residenza del ministro, richiedendo anche l’immediato rilascio delle persone arrestate la sera prima. Poco dopo, le forze dell’ordine hanno caricato da più lati e a più riprese, hanno tirato lacrimogeni e attivato l’idrante per disperdere la folla. Durante questa brutale operazione sono stati feriti diversi manifestanti, alcuni sono stati portati all’ospedale a causa delle ferite riportate e sono stati arrestati altri 11 attivisti.
La Maruti Suzuki ha una capacità di produzione di 550.000 veicoli l’anno ed è una delle aziende primarie della zona. Allo stesso tempo, le condizioni di lavoro nella fabbrica sono molto dure: gli orari lavorativi sono molto lunghi ed estenuanti, le pause corte e rare, gli incarichi monotoni e le misure di tutela della salute e della sicurezza esigue. Inoltre a luglio dell’anno scorso, un responsabile ha insultato pesantemente e minacciato con il licenziamento un lavoratore Dalit (casta degli Intoccabili), scatenando scontri tra le guardie della fabbrica e i lavoratori; in quest’occasione sono state ferite più di centro persone e una grande parte della fabbrica ha preso fuoco. A partire da questo episodio, i lavoratori hanno costruito giornate di mobilitazioni, manifestazioni, presidi e scioperi della fame per chiedere il miglioramento delle condizioni di lavoro. Da parte sua, il governo della Haryana, che ha perennemente strizzato l’occhio ai padroni e ai responsabili della fabbrica, si è sempre girato dall’altra parte o ha cercato di reprimere la rabbia dei lavoratori con manganelli, lacrimogeni e arresti su arresti. Dopo la giornata del 19 maggio, gli operai della Maruti hanno dichiarato che la loro battaglia per avere maggiore sicurezza sul lavoro e per ottenere il reinserimento dei colleghi licenziati e il rilascio degli attivisti arrestati continuerà con ancora maggiore tenacia e determinazione.


Appello dei lavoratori incarcerati della Maruti-Suzuki
Pubblichiamo l’appello di un gruppo di lavoratori della Maruti-Suzuki incarcerati a seguito delle lotte di cui avevamo dato conto mesi fa, e il documentario «Count on us», che racconta i sogni, le aspettative e l’esperienza degli operai attraverso le storie di Jitender e Rajesh, due ex operai della Maruti-Suzuki. L’appello dà voce a decine di lavoratori ancora rinchiusi nelle carceri indiane dopo i duri scioperi che li hanno visti protagonisti. Trattenuti con accuse sommarie, privi di alcun diritto, separati dalle famiglie e dai colleghi e nella quasi totale indifferenza dell’opinione pubblica indiana, le voci di questi operai non parlano del lato oscuro dello sviluppo, ma di uno dei suoi aspetti costitutivi. Esse mettono in luce anche un aspetto del sistema giudiziario indiano che interessa poco i commentatori italiani, preoccupati per mesi di salvare l’onore della patria attraverso la difesa del diritto internazionale in seguito al caso dei due Maròaccusati dell’omicidio di due pescatori al largo del Kerala. Li pubblichiamo come atto dovuto, dopo aver raccontato l’insubordinazione operaia che ha visto protagonisti questi lavoratori, perché questo appello e il documentario chiariscono alcuni contorni della vicenda e raccontano la rappresaglia che li ha colpiti. Lo facciamo per continuare la discussione su una delle principali frontiere dello sviluppo, dove le lotte operaie ingaggiano quotidianamente un duro scontro con gli eroi del capitale.
Appello dei lavoratori incarcerati della Maruti Suzuki
Siamo i lavoratori di Maruti Suzuki, siamo dietro le sbarre dal 18 luglio 2012 a causa di una vera e propria cospirazione, senza alcun tipo d’indagine preliminare. 147 di noi sono rinchiusi nella prigione centrale di Gurgaon.
Da luglio, ben 2500 lavoratori con un contratto a tempo indeterminato sono stati licenziati. In questi ultimi otto mesi abbiamo inviato un appello ai funzionari amministrativi e ai rappresentanti eletti, tra cui il primo ministro dell’Haryana e il Primo Ministro dell’India. Ma i nostri appelli non sono stati ascoltati e non ci è stata concessa la cauzione.
Le accuse presentate dalla polizia di Haryana in tribunale non presentano nomi di eventuali testimoni, e sono quindi incomplete.
Questo è solo un assaggio del continuo attacco arbitrario ai nostri diritti democratici e vediamo come il diritto è piegato e si schiera chiaramente con i padroni dell’azienda. Molti dei nostri compagni di lavoro sono senza genitori e hanno in carico tutta la famiglia. Molte delle mogli dei lavoratori erano incinta quando siamo stati messi dietro le sbarre. E anche quando è arrivato il momento del rilascio, ai lavoratori non sono state concesse né cauzione né custodia cautelare. Noi non sappiamo quali circostanze abbiano condotto all’arresto. Diamo alcuni esempi della nostra situazione:
1. Uno dei nostri compagni di lavoro, Sumit s / o Shri Chattar Singh, non ha nessuno in famiglia se non la moglie. Anche quando lei ha partorito in un ospedale di Gurgaon, la richiesta di uscita su cauzione o sulla parola presentata da Sumit è stata respinta.
2. Uno dei nostri compagni di lavoro, Vijendra s / o Dalel Singh è l’unico membro nella sua famiglia con un reddito. Sua madre stava male e non poteva aiutare sua moglie, che era incinta e ha partorito in un ospedale di Jhajjhar. Anche allora, non è stata concessa a Vijendra né la cauzione né la libertà vigilata.
3. Nel caso di uno dei nostri compagni di lavoro, Ramvilas s / o Shri Silak Ram, la nonna, cui era molto affezionato, si è ammalata dopo che Ramvilas è stato messo dietro le sbarre ed è morta poco tempo dopo. A Ramvilas non è stata nemmeno concessa la libertà vigilata per incontrare sua nonna sul letto di morte o per partecipare al funerale. Dopo alcuni giorni ossia quando sua moglie ha partorito, la sua richiesta di libertà su cauzione e la condizionale sono state respinte. Tutto ciò ha causato un forte shock per lui.
4. Uno dei nostri compagni di lavoro, Prempal, s / o Shri Chhiddilal, aveva la responsabilità di prendersi cura della sua famiglia da solo, l’intero sostentamento della sua famiglia dipendeva solamente dai suoi guadagni. Quando è stato gettato in prigione arbitrariamente, la figlia di due anni si è ammalata ed è morta, anche a causa del dolore per l’assenza di suo padre. La ferita doveva ancora rimarginarsi quando anche la madre, distrutta dalla prigionia del figlio e dalla morte della nipote, si ammalata ed è morta. Ma anche dopo tutto questo, Prempal si è visto negare l’autorizzazione alla libertà vigilata e gli è stata concessa solo un’ora di visita il giorno dopo il funerale di sua nonna. Sua moglie, rimasta sola in casa e colpita da questi gravi lutti, si è ammalata ed è stata ricoverata in ospedale. Sta ancora poco bene e non c’è nessuno disposto a prendersi cura di lei. Certamente quanto accaduto ha causato una terribile agonia per Prempal.
5. Uno dei nostri compagni di lavoro, Rahul, s / o Shri Vinod Ratan, è l’unico figlio maschio dei suoi genitori. Ha una sorella che si è sposata a novembre del 2012, ma a lui non è stata nemmeno concessa la possibilità di partecipare alla cerimonia dikanyadan. Il matrimonio ha avuto così luogo in un contesto di tristezza e Rahul deve ancora riprendersi da questa ferita.
6. Uno dei nostri compagni di lavoro, Subhash, s / o Shri Lal Chand, era molto vicino alla nonna. Dopo la sua prigionia, la nonna ha cominciato a digiunare, passando gran parte del proprio tempo a pensare a suo nipote; è così che è morta di dolore qualche giorno dopo. Ma a Subhash non è stato concesso nemmeno di partecipare al suo funerale.
Questi e molti altri fatti che avvengono ogni giorno nella nostra vita, sono sufficienti per riempire le pagine di un intero libro.
A proposito di noi: la nostra identità, la nostra famiglia, il nostro lavoro.
 Siamo tutti figli di operai e contadini. I nostri genitori, con grande sforzo e sacrificio, hanno cercato di assicurarci un’istruzione, ci hanno insegnato a stare in piedi da soli, a fare qualcosa di degno nella nostra vita, aiutando la nostra famiglia in difficoltà. Ci siamo ritrovati nell’azienda della Maruti Suzuki dopo aver superato le prove scritte e orali effettuate dalla Società secondo i termini e le condizioni stabilite dalla stessa. Prima del nostro ingresso, la società ha effettuato diversi i tipi di indagine, come la verifica della polizia della nostra residenza o la presenza di eventuali precedenti penali. Nessuno di noi ne aveva.
Quando siamo entrati in azienda, lo stabilimento di Manesar della società era ancora in costruzione. All’epoca immaginavamo il nostro futuro con lo sviluppo della fabbrica, abbiamo investito grande energia e dedizione per portare l’impianto di Manesar a un nuovo livello.
Quando il mondo intero stava lottando contro la crisi economica, abbiamo lavorato due ore in più al giorno per raggiungere una produzione di 10,5 milioni di auto in un anno. Siamo stati gli unici artefici del profitto crescente della società e oggi siamo trattati come criminali e assassini, quelli senza cervello che hanno provocato un incendio doloso!
Quasi tutti noi siamo figli di poveri operai o vediamo da famiglie di contadini la cui sopravvivenza dipende dal nostro lavoro. Abbiamo lottato per tessere il nostro futuro e quello della nostra famiglia, per realizzare sogni come quello di una casa, di una migliore educazione per i nostri fratelli-sorelle e per i nostri figli, in modo che possano avere un futuro luminoso, garantendo così una vita confortevole per i loro genitori, che con la loro fatica hanno permesso tutto questo.
In cambio, siamo stati sfruttati all’interno della fabbrica in tutti i modi possibili. Anche qui, solo alcuni esempi:
1. Se un lavoratore durante i turni non stava bene, non gli era permesso di andare in infermeria e veniva costretto a proseguire il lavoro in quelle condizioni.
2. Non ci era permesso andare in bagno durante l’orario lavorativo, si poteva solo all’ora del tè o durante la pausa pranzo.
3. I superiori usavano comportarsi con gli operai in modo molto scortese, con un linguaggio volgare, schiaffeggiandoli o ridicolizzandoli per punirli.
4. Se un lavoratore era costretto a stare a casa 3-4 giorni per motivi di salute, o a causa di qualche incidente, o per un grave problema in famiglia, o per la morte di un parente, metà del suo stipendio, che ammontava a quasi 9000 Rupie, veniva detratto dall’impresa.
A causa di questo continuo sfruttamento, i lavoratori hanno sentito il bisogno di formare un sindacato. La società Maruti Suzuki era però contro l’idea di un sindacato e per questo ci sono stati tre scioperi dei lavoratori nel 2011. Dopo il terzo sciopero, trenta dei nostri compagni lavoratori sono stati costretti a dare le dimissioni perché avevano partecipato agli scioperi. Ma alla fine di febbraio 2012 siamo riusciti ugualmente a ufficializzare il nostro sindacato, grazie all’allora Direttore delle Risorse Umane Late Shri Awanish Dev Kumar, che ci ha aiutato. La società, adirata a causa dall’atteggiamento disponibile del signor Dev nei nostri confronti, lo spinse a rassegnare le dimissioni. Ma l’azienda non ha accettato perché le sue dimissioni rischiavano di far emergere i misfatti nascosti dell’azienda. Per schiacciare il sindacato e per rimuovere il signor Dev dalla sua carica, l’azienda, con un piano premeditato, ha chiamato buttafuori e teppisti all’interno dei locali della fabbrica il 18 luglio 2012 permettendogli di provocare l’«incidente».
La situazione attuale dei lavoratori all’interno del carcere.
Noi, in totale 147 lavoratori, siamo stati messi dietro le sbarre senza alcun tipo d’indagine, e ora siamo qui da più di 8 mesi. All’interno del carcere siamo psicologicamente stressati. Molti di noi sono affetti da malattie come la tubercolosi, molti di noi sono affetti da gravi forme di depressione.
A causa di questo le nostre famiglie stanno rischiando di morire di fame. L’educazione delle bambine e dei bambini è ora sospesa, sono sospesi, quindi, i loro diritti fondamentali. Il futuro delle nostre famiglie è immerso nel buio. Tutti i membri della nostra famiglia sono mentalmente troppo turbati. Abbiamo paura che facciano qualche passo falso a causa dello stato di pressione mentale in cui si trovano.
La situazione attuale dei lavoratori al di fuori del carcere
Oltre a mettere 147 addetti dietro le sbarre, la società ha terminato il rapporto con quasi 2500 lavoratori regolari e a contratto, tutto ciò senza un’indagine nazionale, e questi lavoratori ora sono disoccupati. Anche la condizione delle loro famiglie è molto grave. Il fatto è che ora questi lavoratori non hanno alcuna prova di esperienza lavorativa, chi di loro si fa avanti per sostenerci viene arrestato e incarcerato immediatamente così la loro carriera è condannata (come l’arresto di Iman Khan, un membro del comitato di lavoro provvisorio della MSWU e il cui nome non era in alcuna relazione delle forze di sicurezza; come altri 65 lavoratori che sono sotto mandato di cattura). Nessuno dei lavoratori incarcerati o dei lavoratori licenziati ha più un’occupazione capace di garantire il sostentamento delle persone a loro carico e questo sta mettendo tutti sotto pressione.
Ciò nonostante, la lotta per la giustizia dei nostri compagni di lavoro ci dà speranza ed energia dietro le sbarre. In questa lotta, che è riuscita a uscire anche fuori dalla fabbrica, nella società, da ormai più di 8 mesi, la notizia della solidarietà ricevuta da varie parti del paese da parte di lavoratori e di gente comune continua a dare speranza ed entusiasmo al nostro spirito.
Non vi è alcuna porta, di qualsiasi rappresentante eletto, cui non abbiamo bussato nell’arco di questi 8 mesi. Abbiamo portato il nostro appello di giustizia al ministro dell’industria, al Primo Ministro, ma il governo è schierato con la direzione aziendale e con i padroni, invece di ascoltare noi lavoratori.
Facciamo appello al governo per l’ultima volta al fine di ottenere la giustizia che ci è dovuta, prima di essere costretti ad assistere ai  suicidi o alle morti di altre persone.
Speriamo di avere la vostra solidarietà.

Maruti Suzuki Workers Union

(Il sindacato MSWU è dietro le sbarre del carcere centrale di Gurgaon)


ATTACCHI DELLA GUERRA POPOLARE IN JHARKHAND


Sopraintendente di Polizia e altri cinque poliziotti uccisi in attacco maoista in JharkHand.

Ranchi: I maoisti hanno condotto un attacco temerario nel distretto di Dumka in JharkHand (stato federato dell'Unione Indiana n.d.t.) Martedì quando hanno attaccato un convoglio di polizia uccidendo sei poliziotti, incluso un Sopraintendente. i Resoconti hanno detto che i maoisti hanno attaccato il convoglio di Amarjit Balihar, il Sopraintendente di Polizia del vicino distretto di Pakur, mentre stava tornando da una riunione.
Balihar come gli altri 5 poliziotti sono stati uccisi nell'attacco. I Maoisti hanno aperto il fuoco sul convoglio di polizia quando stava passando dall'area di Kathikund. Sono stati inviati rinforzi sul luogo, hanno detto ufficiali. "Sei poliziotti incluso Amarjit Balihar il Sopraintendente di Polizia di Pakur sono stati uccisi in un'imboscata maoista," ha detto Rajiv Kumar il Direttore Generale di Polizia dello stato. Resoconti iniziali avevano annunciato sette morti.

http://zeenews.india.com/news/jharkhand/naxals-attack-police-convoy-in-jharkhand-seven-cops-killed_859413.html

Come è successo: Sopraintendente di Pakur, 5 altri uccisi in Jharkand.

Attacco maoista alle 21:06 il sopraintendente di Pakur, altri 5 uccisi nell'attacco maoista. Un sopraintendente di polizia, conosciuto per la sua ferma posizione contro l'estremismo di sinistra, e cinque altri poliziotti sono stati uccisi e altri tre feriti in un'imboscata dei Maoisti nel distretto di Dumka in Jharkhand, oggi. Gli estremisti, che stavano in attesa, hanno aperto il fuoco e scagliato bombe contro il convoglio del 45enne Amarjit Balihar, Sopraintendente di Polizia di Pakur che stava ritornando da Dumka, ha detto il Segretario dell'Interno dello stato N N PAndey alla PTI. Balihar, un ufficiale IPS dal 2003, era stato comandante della Polizia Armata del Jharkhand. Era un obiettivo dei maoisti a causa della sua ferma posizione contro di loro fin dal suo insediamento a Pakur, hanno detto alcune fonti. L'autista del suo veicolo era tra gli uccisi, ha detto, aggiungendo che 5 poliziotti sono morti sul luogo e un altro nel tragitto verso l'ospedale.
I maoisti hanno sparato oltre 150 colpi ai poliziotti, che non hanno avuto modo di rispondere, DIG (dumka) Priya Dubey ha detto, aggiungendo che gli estremisti hanno anche sottratto le armi ai poliziotti. L'attacco ha avuto luogo intorno alle 15:45 vicino Kathikund nel distretto di Dumka al confinr con quello di Pakur, circa 400 Km da qui, quando stavo tornando dopo aver partecipato ad un incontro presieduto da Dubey e a cui hanno partecipato tutti i sopraintendenti della zona, ha detto Il Direttore Generale di Polizia Aggiunto B B Pradhan. Precedentemente, la polizia aveva detto che l'incidente era avvenuto vicino le foreste di Amrapara nel distretto di Pakur confinante con quello di Dumka. Oltre Balihar, i poliziotti morti sono stati identificati come Ashok Kumar Srivastav, Chandan Kumar Thappa, Manoj Kumar Hembrom and Rajesh Kumar Sharma. Il nome del sesto polizioto e ancora ignoto, ha detto Pandey. I loro corpi sono stati portati a Dumka e i feriti sono stati ricoverati all'ospedale sadar e in seguito trasferiti all'ospedale di Dhanbad, ha aggiunto.

http://www.firstpost.com/india/as-it-happened-naxal-attack-in-jharkhand-kills-5-including-pakur-sp-921995.html

Qualche dato

426 membri della sicurezza sono stati uccisi in Jharkhand da quando è stato separato dal Bihar (altro stato federato dell'Unione Indiana n.d.t.) nel Novembre del 2000, mostrano i dati della polizia. I morti includono un membro del parlamento, due parlamentari dello stato e un ufficiale del Servizio di Polizia Indiana (IPS). Il sopraintendente di polizia Amajeet Balihar è stato ucciso martedì in un'imboscata maoista insieme a cinque altri poliziotti. I maoisti hanno attaccato un convoglio di polizia nella foresta di Kathikund a Pakur nel distretto di Dumka, 350 km dalla capitale dello stato. Nel gennaio 2005, il parlamentare Mahendra Singh del Partito Comunista dell'India Marxista-Leninista è stato sparato a morte nel distretto di Giridih. Nel Marzo 2007, Sunil Mahto membro del parlamento del Jharkhand Mukti Morcha è stato assassinato. Nel 2008 l'ex ministro  Ramesh Singh Munda e parlamentare del Janata Dal-United è stato ucciso.
Quando il Jharkhand è stato separato dal Bihar, solo 8 distretti erano disturbati dall'attività maoista. Adesso ci sono guerriglieri maoisti operanti in 18 dei 24 distretti dello stato.

CONDANNARE E MOBILITARSI PER L'ASSASSINIO DI GANTI PRASADAM IN ANDHRA PRADESH, INDIA



Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India condanna l'attacco codardo a Ganti Prasadam, il Vice-presedente del Fronte Rivoluzionario Democratico di tutta l'India e fa appello a tutti i democratici e anti-imperialisti e alle organizzazioni di mobilitarsi per denunciare nel mondo questa azione contro il popolo indiano e i sostenitori della liberazione del popolo indiano e della rivoluzione indiana.

Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India
csgpindia@gmail.com
6 Luglio 2013

sabato 6 luglio 2013

Un successo la Giornata Intenazionale di Solidarietà del 1° liuglio - Il comunicato del Comitato Internazionale

La Giornata Internazionale di Sostegno con la Guerra Popolare in India del 1° Luglio è stata un grande successo.
Il Comitato Internazionale saluta tutti i compagni e organizzazioni che in tanti paesi hanno partecipato, con diversi tipi di azioni.
Per le prossime settimane il CI sta preparando un'informativa completa e un Bollettino Internazionale sulla Giornata. Tutti i compagni e organizzazioni che vogliono mandare ulteriori testi, foto, video, informazioni, possono farlo quanto prima.
Alcuni compagni e organizzazioni organizzano la “giornata internazionale” con azioni in date diverse dal 1 luglio.
È una buona cosa. Importante è che ci siano 10, 100, 1000 azioni di sostegno!
Il CI saluta e appoggia la grande decisione del Partito Comunista delle Filippine che “insieme alle altre forze rivoluzionarie delle Filippine proclamano il luglio 2013 Mese delle Solidarietà con la guerra popolare in India, nelle Filippine. Il Partito sottoscrive questa dichiarazione in unità con l'appello di forze antimperialiste e democratiche per la giornata internazionale di sostegno alla guerra popolare in India del 1° luglio”
Il Comitato Internazionale invierà ora ai compagni in India una relazione e chiederà un incontro di reciproca informazione, per ricevere tutte le considerazioni e riflessioni su come continuare l'attivita del CI.
È però chiaro che il CI è un autonomo comitato internazionale e internazionalista di compagni, forze maoiste e antimperialiste.
Facciamo appello a tutti i compagni e organizzazioni che hanno partecipato alla Giornata Internazionale a mandarci lettere, documenti, proposte per le nuove attività e azioni del CI e sui nuovi sviluppi a livello globale dell'appoggio internazionale.
Il CI convoca una riunione aperta - ma non pubblica - per questo dibattito e per prendere nuove decisioni per il 21 settembre 2013 in Nord-Italia. Se necessario, la riunione potrà continuare il 22 settembre mattina.
Il CI invita a partecipare, con uno o al massimo due rappresentanti, tutte le organizzazioni che hanno preso parte alla Conferenza Internazionale di Amburgo del 24 novembre, tutti quelli che hanno contribuito alla Giornata Internazionale e anche tutte le organizzazioni che vogliono partecipare alle future iniziative comuni.
Il programma completo di questa riunione, ma non la lista dei partecipanti, sarà inviato tutti quelli che chiederanno di partecipare.
Saluti Rossi
Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India.
Info:
6 luglio 2013
Dichiarazione
Condanna e azione
Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India condanna il vile assassinioa Ganti Prasadam, vicepresidente del Fronte Democratico Rivoluzionario di Tutta l'India (RDF) e fa appello a tutti i democratici e alle organizzazioni antimperialiste a mobilitarsi per denunciare in tutto il mondo questa azione contro il popolo indiano, contro tutti i sostenitori della liberazione del popolo indiano e della rivoluzione indiana.
Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India.
6 luglio 2013