giovedì 24 novembre 2016

... La leadership di Narendra Modi indica la intensificazione dello sfruttamento, dell'oppressione e del fascismo nel paese!



... La leadership di Narendra Modi indica la intensificazione dello sfruttamento, dell'oppressione e del fascismo nel paese!

Costruire una lotta diffusa per combattere la minaccia dei fascisti Brahmanico-Indù unendo tutte le forze rivoluzionarie e democratiche!

Il regime di Modi rappresenta una minaccia per il popolo dell'India e una minaccia esistenziale per la guerra armata rivoluzionaria agraria, per le minoranze religiose e le nazionalità oppresse e i dalit e altre comunità oppresse. L'emergenza del fascismo per superare le proprie crisi e contrastare la crescita dei movimenti di liberazione nazionale rivoluzionari e democratici, nel contesto dell’approfondimento della crisi imperialista in tutto il mondo è un fenomeno in crescita in questo periodo.
Per applicare effettivamente le politiche neoliberiste, gli imperialisti e il loro alleati cercano di instaurare forme neo-fasciste di governo. Questo può essere osservato anche in India.

Si tratta di una sfida per le forze rivoluzionarie e democratiche e le masse del nostro paese. Ecco perché le masse sfruttate dell’India, le nazionalità oppresse, patrioti e individualità a favore del popolo e organizzazioni, studenti e giovani, intellettuali e altre forze progressiste devono comprendere la grave minaccia rappresentata dalla crescita dei fascisti brahmanico-Indù. La costruzione di movimenti ampi e potenti e di massa per unire tutte le organizzazioni rivoluzionarie e democratiche, diverse forze e individualità e le vaste masse contro tutte le classi dominanti, in particolare contro il fascismo “zafferano”, è un compito importante cui ci troviamo di fronte. Allo stesso tempo, bisogna portare avanti le lotte quotidianamente per risolvere i problemi fondamentali delle masse. Nessun diritto può essere conquistato dal popolo senza lotte. Soltanto unendo tutte le forze in lotta e difendendo, intensificando e ampliando la guerra popolare di lunga durata e il completamento della rivoluzione di nuova democrazia con la rivoluzione agraria armata come suo centro potranno essere risolti i problemi fondamentali del popolo e del nostro paese e potranno essere sradicate tutte le erbacce reazionarie, fasciste e contro-rivoluzionarie.

(Abhay)
Portavoce, Comitato Centrale, PCI (Maoista)
2014
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Boicottare le celebrazioni del 17° anniversario della formazione dello stato di Chhattisgarh in segno di protesta contro le politiche antipopolari del governo fascista-indù Raman Singh!



PARTITO COMUNISTA DELL'INDIA (Maoista)
COMITATO CENTRALE & DKSZC
Comunicato stampa
24 Ottobre 2016

Boicottare le celebrazioni del 17° anniversario della formazione dello stato di Chhattisgarh in segno di protesta contro le politiche antipopolari del governo fascista-indù Raman Singh!
Richiedere una punizione severa per Raman Singh, Kalluri e altri colpevoli per aver perpetrato orrendi crimini contro il popolo del Bastar!
Il governo fascista-hindutva guidato da Modi deve essere ritenuto responsabile per la campagna genocida contro le masse adivasi!
Il 25 marzo 2011, una forza congiunta di polizia, forze paramilitari centrali e agenti di polizia speciali (SPO) del Chhattisgarh hanno condotto una massiccia campagna di incendi, saccheggi e assassini nel distretto di Dantewada del Chhattisgarh. Almeno tre abitanti adivasi del villaggio sono stati brutalmente assassinati, molti sono stati picchiati senza pietà, diverse donne sono state stuprate e 252 case sono state bruciate nei villaggi di Tadimetla, Morpalli e Timmapur durante questa campagna genocida. Queste barbarie sono state allora ampiamente condannate dai partiti rivoluzionari e democratici, organizzazioni e singole persone del Chhattisgarh e di tutto il paese. Hanno chiesto un'indagine imparziale e la punizione degli agenti di polizia e degli ufficiali paramilitari colpevoli. Invece di rispondere alla giusta richiesta, il governo Raman Singh aveva palesemente cercato di proteggere le bande armate terroriste mercenarie dello Stato negando completamente la loro colpevolezza. Il governo e gli ufficiali di polizia del Chhattisgarh fecero un futile tentativo di sfuggire alla responsabilità dando la colpa degli attacchi ai maoisti, una pretesa alla quale nessuno, tranne i lacchè duri a morire degli imperialisti e delle classi dominanti ha mai creduto. Ciò è successo in un momento in cui le persone colpite dicevano forte e chiaro che cosa le forze armate governative avevano perpetrato nei loro villaggi.
Proprio come è stata la lunga pratica nelle aree di intensi movimenti popolari, anche in questo caso il governo e le sue forze ha cercato con tutti i mezzi di evitare che la verità dei loro crimini efferati contro il popolo venisse fuori. Proprio come stanno facendo nella terza fase ancora in corso dell’Operazione Green Hunt, anche allora il governo Raman Singh e la polizia hanno cercato di impedire che gli attivisti per le libertà sociali e civili, giornalisti, intellettuali, sostenitori degli Adivasi, avvocati e forze democratiche e perfino il Congresso e il PCI levassero la loro voce ed esprimessero solidarietà con le masse di fronte al terrore di stato. Un gruppo di attivisti sociali guidati da Swami Agnivesh che si recavano presso i villaggi colpiti per una indagine sui fatti, fu attaccato da sicari del Salwa Judum, sotto la direzione del noto assassino SRP Kalluri che è stato inviato come sovrintendente della polizia (SSP) del Dantewada a quel tempo, ed i suoi capi politici, in particolare il capo fascista-indù neonazista Raman Singh. Swami Agnivesh e il docente dell’Università di Delhi Nandini Sundar presentarono una petizione alla Corte Suprema sfidando le menzogne della polizia, ritenendo la polizia e il Salwa Judum responsabili degli attacchi. La corte diede l’incarico al CBI di indagare sull'accaduto.

martedì 8 novembre 2016

La verità sul massacro di Malkangiri. La dichiarazione del PCI (Maoista)


Dichiarazione del PCI (Maoista) sullo scontro di Malkangiri
5 novembre 2016
Le dichiarazioni rilasciate dagli agenti di polizia fino ad ora sull'attacco congiunto della polizia dell’Andhra e Odisha al nostro campo vicino al villaggio di Ramaguda nel distretto di Malkangiri nell'Odisha il 24 ottobre e sul massacro di 31 dei nostri compagni, sono fuorvianti dato che sono completamente diverse da quello in realtà è successo lì. Vi è un certo ritardo da parte nostra nel condividere i fatti con le popolazioni perché siamo completamente circondati dalla polizia.
Che cosa realmente è accaduto: la nostra squadra ha raggiunto il villaggio di Ramaguda il 23 ottobre mattina e vi si è accampata. Anche noi abbiamo dormito nei pressi del villaggio quella notte. La mattina presto del giorno successivo, alcune persone hanno visto la polizia venire verso il nostro campo e hanno cercato di informarci, ma la polizia li ha arrestati e ha impedito che ci arrivassero le informazioni. Mentre stavamo facendo il nostro appello verso le 6 del mattino, la polizia è arrivata vicinissima al nostro campo da due lati. Il nostro PLGA [People’s Liberation Guerrilla Army] si mise in allarme immediatamente e cominciò a sparare. Alcuni giovani adivasi disarmati, sia uomini che donne, provenienti dai villaggi vicini, che erano con noi in quel momento hanno iniziato a correre verso un villaggio vicino. La polizia ha sparato in modo indiscriminato a coloro che erano in fuga e anche agli Adivasi che stavano pescando nel ruscello adiacente al nostro campo e ne hanno ucciso alcuni. Molti degli adivasi sono rimasti feriti nella sparatoria e alcuni di loro sono stati arrestati. La nostra squadra si è ritirato dal campo in sicurezza, resistendo. Non abbiamo subito alcuna perdita fisica al campo. 
Tuttavia, in quel momento il nostro campo era circondato dalla polizia con due cordoni. Abbiamo continuato il fuoco per 40 minuti e ci siamo ritirati in modo sicuro dal primo cerchio. Ma a quel punto eravamo ancora accerchiati da un altro cordone. Tutti questi poliziotti che ci circondavano occupavano le colline e seguivano la via della nostra ritirata continuando a sparare da tutte le parti. A quel punto, si sparava da più di un'ora. La polizia ha sparato migliaia di colpi e noi centinaia di colpi. Nel rompere il secondo cerchio della polizia, dovevamo passare da un poggio da un altro, e c'era in mezzo una zona pianeggiante. Le forze di polizia a quel punto si erano avvicinate moltissimo. Centinaia di forze di polizia erano in posizione sicura e vantaggiosa sui colli e noi eravamo in svantaggio in pianura. La polizia ha aperto il fuoco rapidamente e indiscriminatamente. Mentre si rispondeva al fuoco da due lati, alcuni dei nostri compagni sono caduti martiri e molti sono rimasti feriti, ma hanno salvato il resto dei nostri compagni. Centinaia di forze di polizia si sono avvicinati ai nostri compagni feriti e incapaci di muoversi e li hanno uccisi sul posto a freddo. Anche allora alcuni compagni sono riusciti a fuggire nonostante le ferite.

Il giorno successivo, il 25 ottobre, sono arrivate alcune forze di polizia supplementari e tutta la zona è stata rastrellata per impedire la fuga dei nostri compagni. Quel giorno il Direttore generale della polizia del Pradesh ha visitato il luogo e, forse come gesto di benvenuto, quattro normali giovani adivasi uomini e donne che erano già nelle mani della polizia, sono stati uccisi ed è stata inventata un'altra storia sullo scontro. Le persone uccise in quel giorno erano Komali (villaggio Koduruguda), Shyamala (Pillipoduru), Kaveri Mudili e Lacha Mudili (Daklapoduru).
Un’altra compagna che era stata ferita e catturata dalla polizia durante l’accerchiamento, è stata uccisa di fronte alla popolazione di Ramaguda il 26 ottobre. Allo stesso modo, altri due compagni, Goutham e Naresh, che stavano male a causa delle ferite erano stati catturati e uccisi davanti agli abitanti del villaggio alle 7 del mattino del 27 ottobre, creando ancora una volta una finzione di scontro.
 
Nel resistere a questo massacro i nostri compagni hanno mostrato massimo coraggio, valore, odio di classe e spirito di sacrificio. Anche quando stavano per morire, non hanno permesso che le loro armi cadessero nelle mani del nemico e le hanno passate ai loro compagni. In questo massacro che si è sviluppato su quattro giorni dal 24 al 27 ottobre, nel complesso 31 compagni sono stati martirizzati. Nove di loro erano solo dei normali giovani adivasi, uomini e donne. Di tutti i martiri, nove sono stati catturati vivi e quattro di loro sono stati uccisi il 24 ottobre, quattro il 25 ottobre e uno al giorno in cui le forze di polizia si ritirarono.
Dettagli dei martiri:

venerdì 4 novembre 2016

Comunicato del Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India



Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India fa appello al proletariato internazionale, alle organizzazioni rivoluzionarie e democratiche a partecipare attivamente il 24 novembre 2016 alla campagna per la libertà dei compagni Ajith e Kobad Gandhy e di tutti prigionieri politici in India!

Il 24 Novembre 2016 ricorre il 5 ° anniversario vile assassinio del compagno Kishenji. Per questo tutte le forze rivoluzionarie e democratiche hanno il dovere di mostrare al regime fascista e genocida Modi che non restano in silenzio di fornte al trattamento disumano inflitto ai prigionieri politici e al genocidio perpetrato in diversi stati dell'India mascherato sotto i nome di “Operazione Green Hunt”.
Dobbiamo lottare con le unghie e con i denti per la libertà di tutti i prigionieri politici, in particolare ei compagni Kobad Gandhy e Ajith, tra i più importanti intellettuali comunisti dell'India e del mondo.

Questo 24 Novembre 2016, un tuono di lotta e di solidarietà da tutto il mondo deve scuotere dalle fondamenta il regime fascista e genocida Modi, perché senta il fiato sul collo, che la guerra popolare in India non appartiene solo al popolo dell’India, ma a tutto il proletariato mondiale.

Per il 24 novembre 2016, facciamo appello a realizzare azioni presso le ambasciate, i consolati e altre istiruzioni, secondo le condizioni nazionali e locali in ciascun paese, e ogni tipo di azioni che mostrino la nostra solidarietà proletaria con i prigionieri politici e la guerra popolare in India, e la nostra inflessibile opposizione al regime fascista e genocida di Modi.

Libertà per Ajith, Kobad Gandhy e tutti i prigionieri politici in India!
Stop Green Hunt!
Morte al regime fascista e genocida Modi!
Sosteniamo la guerra popolare!

Comitato internazionale per sostenere la guerra popolare in India
ICSPWI
novembre 2016