sabato 25 marzo 2017

13 lavoratori Maruti Suzuki condannati all'ergastolo - Esigiamo giustizia!

Comunicato della Alleanza Popolare per la Democrazia e la Laicità (PADS, India)


Chiediamo giustizia per i lavoratori Maruti Suzuli 
condannati al carcere a vita

 
Il 18 marzo 2017 il Tribunale di Gurgaon ha condannato 13 lavoratori di Maruti Suzuki all'ergastolo per omicidio. 12 di questi al tempo dei fatti erano dirigenti del sindacato dei lavoratori Maruti Suzuki, altri 18 sono stati condannati a pene da tre a cinque anni per disordini e lesioni gravi. I procedimenti contro questi lavoratori erano statidepositati nel luglio 2012, dopo gli incidenti nello stabilimento di Maruti Suzuki di Manesar, nei quali un capo aveva perso la vita. Su denuncia dell’azienda, la polizia arrestò 148 lavoratori, accusati di cospirazione e dell'uccisione del funzionario dell’azienda.

Dopo un processo durato 4 anni e mezzo, la sentenza del tribunale si basa su prove inconsistenti. L'accusa non è riuscita a portare prove circostanziali sufficienti a dimostrare neppure che qualcuno
degli imputati fosse responsabile delle violenze avvenuteper non parlare della morte del dirigente aziendale. La sentenza contraddice anche le relazioni forensi e i rilievi post-mortem presentati alla corteIn particolaredirigenti della società presentati allacorte come testimoni dell'accusa hanno negato di essere presenti al momento dell'incidente. Alcuni di loro hanno addirittura ammesso di agire su ordine della direzione della Maruti-Suzuki.
117 degli operai arrestati sono stati prosciolti da tutte le accuse, nonostante l’accusa avesse mosso la stessa imputazione contro tutti i 148 lavoratori. L'assoluzione dell’80% degli operai accusati dimostra che uno dei principali scopi dell’azione della polizia fosse terrorizzare in massa i lavoratori e che i giudici avevano torto quando ha negato loro la libertà su cauzione. Questi lavoratori sono stati costretti a trascorrere 31 mesi in carcere senza alcuna colpa. Il loro diritto fondamentale alla vita e alla libertà è stato negato, ma nessuno sarà mai punito per questo.
Quella per i fatti alla Maruti è l'ultima di una serie di sentenze per incidenti verificatisi negli impianti di Pricol (Coimbatore), Graziano (Sūrajpur) e Regency Ceramics (Yanam), dove lavoratori attivisti sindacali hanno finito per essere accusati di omicidio. Mentre tutti i governi hanno mostrato scarso interesse a perseguire le violazioni delle normative sul lavoro da parte dei datori di lavoro, la punizione per i lavoratori è stata rapida severa. In tutti questi casi tribunali hanno condannato i lavoratori per accuse prefabbricate e sono andati al di là della loro stessa legge, a riprova della natura di classe della giustizia in questo paese.
Nel maggio 2013 l’Alta Corte di Punjab e Haryana aveva negato ai lavoratori Maruti la libertà su cauzione, con l'argomentazione che se fossero stati liberati, gli investitori stranieri non sarebbero più stati propensi a investire in India, per paura di agitazioni sindacali, come se il diritto dei cittadini alla giustizia dovesse dipendesse dalla fiducia degli investitori esteri. Questo è un chiaro esempio del degrado del sistema dellagiustizia penale e di come essa non rispetti i più elementari principi di giustizia. Dovrebbe essere motivo di indignazione per ogni cittadino indiano il fatto che, mentre i leader politici responsabili di alcuni dei più odiosi pogrom della storia dell’India indipendente non sono stati nemmeno sfiorati dal sistema della giustizia penale, i lavoratori Maruti Suzuki sono stati condannati al carcere a vita su prove inconsistenti.
Un ulteriore recente sviluppo è l'uso di guardie armate private assoldate dei padroni per minacciare i lavoratori. Secondo i lavoratori dell’impianto della Honda scooter diAlwar, Rajasthan, lo scorso anno il loro sciopero è stato interrotto con l'aiuto di teppisti armati chiamati dalla direzione, che li hanno aggrediti all'interno dell’impianto e anche in città, davanti agli occhi di tuttilavoratori Maruti Suzuki hanno anche denunciatoche il giorno degli incidenti circolavano nello stabilimento un gran numero di energumeni assoldati per minacciare i lavoratori.
In ogni società il movimento di classe dei lavoratori è un grande baluardo di democrazia. Il popolo dei senza proprietà è riuscito a ottenere il diritto di voto e gli altri diritti democratici solo dopo le dure lotte sostenute dalle organizzazioni operaie. La politica della classe lavoratrice cerca di costruire la solidarietà tra chi lavora, al di làdelle divisioni regionali, linguistiche, religiose e di casta. Dall’altrlato, la politica di destra è una politica di odio, che divide il popolo. In India per decenni il Sangh Parivar ha diffuso l’odio contro le minoranze, ed esercitato violenza contro di esse. La lotta della classe operaia per tenere insieme tutti i lavoratori e formare sindacati indipendenti in grado di sfidare la rapina dei capitalisti è anche una sfida diretta al grandi piani dell’Hindutva.
lavoratori Maruti Suzuki hanno sfidato con coraggio i piani oscuri di direzione, governo e polizia, e sono ancora in piedi, saldi nel loro impegno. Tutti gli operai condannati all'ergastolo dalla Corte avevano meno di trenta anni quando furonoarrestati dalla polizia. È stati necessario che il loro impegno per i diritti del popolo lavoratore fosse contrastato dalla violenza dei mazzieri del Sangh Parivar contro le minoranze, i dalit, studenti e docenti universitari, con il pieno sostegno del governo Modi. Dovrebbe essere chiaro a tutti che il futuro di questi lavoratori è il futuro della democrazia in India. E, ora che questi giovani sono stati condannati all’ergastolo, è la democrazia in India ad essere sotto processo.
La P.A.D.S. condanna la collusione tra azienda, polizia e magistratura nel caso Maruti Suzuki.
Condanna l'arresto dei manifestanti che il 16 marzo si erano ritrovati davanti alHaryana Bhavan a Delhi per esprimere la loro indignazione contro la sentenza.
Condanna anche il governo dell’Haryana per per aver imposto l’art. 144 nella cintura industriale di Gurgaon Manesar, nel tentativo di impedire che i lavoratori protestasserocontro questa distorsione della giustizia.
Chiediamo alla magistratura superiore di dare urgentemente giustizia ai lavoratori ingiustamente condannati. Salutiamo la coraggiosa lotta del Sindacato Lavoratori Maruti Suzuki.
Facciamo appello a tutte le centrali sindacali democratiche a farsi avanti unitariamentee opporsi immediatamente a questa sentenza palesemente filo-padronale, che attacca i diritti legittimi del popolo lavoratore attraverso incriminazioni penali.
Salutiamo i lavoratori della cintura Gurgaon-Manesar, che a migliaia si sono mobilitati in solidarietà contro la sentenza e hanno promesso di intensificare la loro lotta nei prossimi giorni.

Battini Rao, Convenor People’s Alliance for Democracy and Secularism (Alleanza Popolare per la Democrazia e la Laicità, P.A.D.S) (93938 75195, battini.rao@gmail.com )

giovedì 23 marzo 2017

L’esercito usa armi modernissime contro il popolo in lotta… L’esercito maoista risponde

L’India è uno dei paesi più poveri al mondo, ma i cui governi spendono di più per l’ammodernamento militare (circa 50 miliardi di dollari nel 2015), soprattutto per la guerra contro “la più grande minaccia interna”, come si espresse l’ex primo ministro Manmohan Singh riferendosi alla guerra popolare diretta dai maoisti, ma anche per l’occupazione militare del Kasmir ecc.; spende così tanto che i mass media parlano, anche per questo paese, di nuova corsa agli armamenti. E negli scontri con l’EGPL dei maoisti questo viene a galla come raccontato dall’articolo che riportiamo sotto.


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Una settimana dopo lo scontro di Sukma, i maoisti rilasciano le fotografie di armi moderne in possesso della CRPF (Central Reserve Police Force – Forze Centrali di Riserva di Polizia)
Una settimana dopo lo scontro di Sukma, in cui sono stati uccis 12 militari della CRPF, il partito maoista ha rilasciato un comunicato stampa che riporta l'immagine di armi moderne che erano in
possesso del personale ucciso della CRPF.
La foto, con la dichiarazione rilasciata dal Comitato di Divisione Sud Bastar del CPI (Maoista), mostrava quattro fucili d’assalto AK-47, sei fucili INSAS (Indian Small Arms System-Sistema indiano di armi leggere), una mitraglietta, uno lanciagranate, due dispositivi senza fili e oltre 1130 cartucce di proiettili portati via dai ribelli.
I maoisti hanno espresso il loro apprezzamento per i loro quadri dell’Esercito Guerrigliero Popolare di Liberazione (PLGA) - il braccio armato dell’organizzazione messa al bando – che ha 'messo in esecuzione' l'attacco durante una manifestazione pubblica, uccidendo dodici soldati (jawans) della CRPF a Sukma l’11 marzo.
Nel frattempo, la polizia del Bastar ha stigmatizzato la nota stampa maoista come 'nient’altro che propaganda'.
La dichiarazione della brigata rossa contiene anche denunce sulle atrocità che le forze di sicurezza commettono contro gli abitanti dei villaggi tribali locali nel Bastar, Chhattisgarh meridionale.
Questo è il terzo importante scontro di questo mese nella zona irrequieta del Bastar. Giovedì, due membri del CPI (Maoista) sono stati uccisi a Narayanpur e l'11 marzo i maoisti armati hanno teso un'imboscata ad una manifestazione pubblica di partito, uccidendo dodici jawans della CRPF in Sukma.
I maoisti sono presenti in almeno 16 dei 27 distretti dello Stato, ma sono più attivi nel sud della regione del Bastar, Stato del Chhattisgarh.

Fonte: http://avaninews.com/article.php?page=1027

mercoledì 15 marzo 2017

Londra - l'associazione dei lavoratori indiani in GB per la liberazione di Saibaba e altri prigionieri politici

IWA-GB (Associazione dei lavoratori indiani in GB)

Condanniamo la sentenza contro il Prof GN Saibaba e altri 5 in India!
Condanniamo la parodia di giustizia e lo strangolamento delle voci democratiche di dissenso!
Abolizione delle leggi liberticide come l’UAPA!
Liberazione di tutti i prigionieri politici!

La condanna all’ergastolo emessa il 7 marzo 2017 dal dal Tribunale distrettuale Gadchiroli, stato del Maharashtra, contro il Professor G N Saibaba della Delhi University è scandalosamente ingiusta. La corte lo ha condannato insieme ad altri cinque in base alla draconiana legislazione antiterrorismo, Unlawful Activities Prevention Act (UAPA). I cinque condannati insieme a Saibaba sono il giornalista e attivista Prashant Rahi, lo studente della Jawaharlal Nehru University Hem Mishra e gli adivasi Pandu Narote, Mahesh Tirki e Vijay Tirki. (i primi cinque sono stati condannati all’ergastolo, Vijay Tirki a 10 anni di carcere).
È chiaro che la sentenza è stata decisa per terrorizzare tutte le voci democratiche di dissenso contro il governo delle caste superiori Brahmaniche Hindutva del BJP. Se il giudice afferma che le accuse contro gli imputati sono state “dimostrate oltre ogni ragionevole dubbio”, secondo l’avvocato difensore non vi è quasi nessuna prova contro di loro. Va ricordato che nel 2013 la polizia per due volte perquisì illegalmente l’abitazione del dottor Saibaba, sequestrando i dischi rigidi dei suoi computer senza sigillarli (come richiesto dalla procedura di polizia), gli stessi che hanno poi prodotto in tribunale come prova. Quei dischi rigidi possono essere stati facilmente manomessi mentre erano in possesso della polizia. Successivamente, nell’aprile 2014, la polizia del Maharashtra ha sequestrato lo stesso professore, costretto su sedia a rotelle, e lo ha incriminato in base a diversi articoli del UAPA, accusandolo di fare guerra allo Stato indiano. Nell’aprile 2016 la Corte Suprema ha concesso Saibaba la libertà su cauzione incondizionata, motivata dal suo stato di salute - soffre di disabilità al 90% - e dal fatto che tutti i testimoni nel processo erano già stati interrogati.
Durante i due anni trascorsi in attesa di giudizio nella prigione centrale di Nagpur, a Saibaba sono state negate terapie e assistenza medica, causando il rapido peggioramento della sua salute. Dopo la libertà su cauzione, lo scorso anno, Saibaba è stato in cura per problemi cardiaci, calcoli alla cistifellea, pancreatite e ipertensione arteriosa. È stato anche sottoposto a fisioterapia per le varie complicazioni ortopediche che si erano sviluppate alla schiena e alle spalle mentre in prigione. È stato ricoverato in terapia intensiva in un ospedale di Delhi ed è stato dimesso solo il 28 febbraio 2017. Si stava preparando a sottoporsi ad intervento chirurgico per la rimozione della cistifellea, che avrebbe dovuto effettuarsi entro un mese, quando, il 6 marzo, si è recato al tribunale di Gadchiroli per assistere alla lettura della sentenza. A Saibaba era stato lasciato intendere che avrebbe dovuto solo presenziare in tribunale per un paio d’ore e che sarebbe stato assolto. Invece, all’arrivo in tribunale Saibaba è stato immediatamente preso in custodia e condannato al carcere a vita. La corte ha anche illegittimamente rigettato la richiesta del suo difensore di emettere, sulla base delle sue condizioni ortopediche e degli altri disturbi, un ordine aggiuntivo che garantisse in carcere a Saibaba l’assistenza e le cure mediche per lui vitali.
Il professor Saibaba ha sempre lottato per i diritti dei contadini senza terra, delle popolazioni adivasi (indigeni), dei dalit (intoccabili), della classe operaia e degli settori sfruttati e oppressi della società indiana. Il professore è stato e resta una voce ascoltata contro la razzia degli stati centrali e orientali dell'India, dove gli Adivasi stanno difendendo le loro acque, le foreste e le terre per impedire che diventino preda dell’avidità delle compagnie minerarie. Ha instancabilmente denunciato il dispiegamento da parte del governo di oltre 100.000 forze paramilitari, in tutte le sue forme, dalla Operazione Green Hunt agli eserciti privati appoggiati dallo stato, come il Salwa Judum. È questa voce coraggiosa del professor Saibaba e dei suoi compagni che lo Stato indiano vuole soffocare. La sentenza del tribunale distrettuale è una prova di quanto docilmente i tribunali in India sono pronti a piegarsi alle pressioni dello stato di polizia.
Condanniamo la sentenza contro il professor Saibaba, Prashant Rahi, Hem Mishra, Pandu Narote, Mahesh Tirki e Vijay Tirki. Chiediamo che a tutti sia concessa la libertà su cauzione, garantito un processo equo, e che il professore Saibaba, costretto su sedia a rotelle, sia trattato in modo umano, conformemente alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

Comitato Organizzativo Centrale

10 Marzo 2017.

Appello per la libertà di Saibaba e degli altri prigionieri politici condannati in India - informazione- raccolta di firme - iniziative info e materiali csgpindia@gmail.com

A tutte le forze antimperialiste
Alle organizzazioni contro la repressione e di solidarietà con i prigionieri politici
Ai docenti, intellettuali, studenti democratici

Protestiamo contro la condanna all’ergastolo del Prof. GN Saibaba e 5 suoi compagni!
Fermiamo il soffocamento del dissenso con leggi liberticide e processi farsa!
Libertà per tutti i prigionieri politici in India!

Dopo quasi quattro anni, il 7 marzo 2017, la persecuzione contro il Professor G N Saibaba della Delhi University si è conclusa con la condanna all’ergastolo sua e di altri 5 imputati.
Nel 2013 la polizia del Maharashtra perquisì illegalmente per due volte l’abitazione del dottor Saibaba con la falsa motivazione di “ricettazione di oggetti rubati”, sequestrò supporti informatici senza registrarli e sigillarli come impone la procedura legale.
Nell’aprile 2014 lo stesso professore, disabile al 90% e costretto su sedia a rotelle, fu sequestrato e incarcerato, accusato secondo la legge di “prevenzione delle attività illegali” (UAPA) insieme ad altri 5, il giornalista e attivista Prashant Rahi, lo studente Hem Mishra e gli adivasi Pandu Narote, Mahesh Tirki e Vijay Tirki.

Per due anni è stato detenuto in attesa di giudizio nella prigione centrale di Nagpur, dove gli sono state sistematicamente negate le più elementari strutture necessarie a una persona nelle sue condizioni, le terapie e l’assistenza medica necessaria, causando un drammatico peggioramento della sua salute, come riconosciuto dalla la Corte Suprema indiana che nell’aprile 2016 gli ha concesso la libertà su cauzione.
Da allora fino alla vigilia della sentenza Saibaba è stato prima ricoverato in terapia intensiva, sottoposto a cure per problemi cardiaci, calcoli alla cistifellea, pancreatite e ipertensione arteriosa, a fisioterapia per le varie complicazioni ortopediche provocate dalle inumane condizioni di prigionia, dimesso per prepararsi a un intervento urgente di rimozione delle cistifellea.
La sentenza di condanna è scandalosa! Si fonda su labili prove acquisite illegittimamente e custodite illegalmente, su “confessioni” estorte e poi ritratte, ma la denuncia di coartazione da parte degli imputati non è stata neppure acquisita da quello stesso funzionario che aveva disposto i mandati di perquisizione infedeli! La corte ha perfino rifiutato di emettere un ordine aggiuntivo che garantisca in carcere a Saibaba l’assistenza e le cure mediche per lui vitali.
Come ci ha detto lo stesso Saibaba quando abbiamo avuto l’onore di incontrarlo, a giudici e poliziotti non interessava provare le accuse, nei lunghi interrogatori non facevano che ripetergli: “ferma la campagna contro Green Hunt, torna a fare semplicemente il professore di inglese, e ti lasceremo in pace”.
Vogliono far tacere, seppellendolo per sempre in carcere fino ad assassinarlo, la sua voce autorevole e ascoltata, di strenuo difensore dei diritti dei contadini, delle popolazioni tribali adivasi, degli intoccabili delle caste inferiori (dalit), della classe operaia e di tutti i settori sfruttati e oppressi della società in India.
Vogliono piegare la resistenza delle popolazioni tribali che stanno difendendo le loro acque, le foreste e le terre per impedire che diventino preda dell’avidità delle compagnie minerarie.
Vogliono strangolare le campagne nazionali e internazionali di solidarietà contro la guerra al popolo scatenata dai governi indiani con la Operazione Green Hunt, Salwa Judum 1 e 2, ecc.
Vogliono lanciare un monito contro tutta l’opposizione democratica al governo fascista Indù di Modi, contro chi resiste al terrore fascista, razzista e fondamentalista indù delle organizzazioni illegali ed eserciti privati foraggiati dallo stato, contro tutti i difensori dei diritti umani e dei prigionieri politici.
Per tutti questi motivi, questa sentenza non può passare sotto silenzio!
Organizziamo ovunque possibile assemblee di informazione, petizioni per la liberazione immediata di Saibaba e un giusto processo, iniziative di proteste presso ambasciate e consolati indiani.

Scriviamo e protestiamo:

Ambasciata Indiana, Via XX Settembre, 5
Mr. Anil Wadhwa
Fax: 064819539

Ministero degli Esteri
Mr. Sushma Swaraj
Fax: 011-23011463, 23013254

Ministero della giustizia
Mr. Shri Ravi Shankar Prasad
ravis@sansad.nic.in
Fax: 011-23793691

comitato solidarietà india - Italia

14 marzo 2017


lunedì 13 marzo 2017

Condanniamo la sentenza contro MAHESH TIRKI, PANDU NAROTE, HEM MISHRA, PRASHANT RAHI, VIJAY TIRKI e GN SAIBABA!

Dichiarazione del CRPP sull’arresto e condanna a vita del tribunale di Gadchiroli contro MAHESH TIRKI, PANDU NAROTE, HEM MISHRA, PRASHANT RAHI, VIJAY TIRKI e GN SAIBABA!
Condanniamo la sentenza contro MAHESH TIRKI, PANDU NAROTE, HEM MISHRA, PRASHANT RAHI, VIJAY TIRKI e GN SAIBABA!
Condanniamo lo stato di polizia che criminalizza le idee politicheil dissenso e il diritto a diffondere idee in una demicrazia!
Ritiro dell’UAPA e di tutte le leggi repressive!
Liberazione di tutti i prigionieri politici!

La sentenza del tribunale di Gadchiroli contro Mahesh Tirki, Pandu Narote, Hem Mishra, Prashant Rahi, Vijay Tirki and GN Saibaba imputati per gli articoli 13, 18, 20, 38 e 39 del draconiano Unlawful Activities Prevention Act (UAPA) applicate per la sez. 120-B del codice penale indiano, spinge ancora oltre il trinceramento di uno stato securitario pronto a criminalizzare tutto ciò che appare come una minaccia per i poteri costituiti. Le 827 pagine della sentenza testimoniano quanto i giudici di merito in India siano facilmente malleabili dalle spinte e pressioni dello stato di polizia, disinteressati al merito e circostanze del caso per stabilire la sottile linea che separa ciò che è principalmente e legalmente al là di ogni sospetto nella commissione del suddetto reato e ciò non supera né può superare il vaglio del giudizio legale.

Non è questa dichiarazione la sede per un'analisi completa della sentenza, ma è il caso quanto meno di segnalare che senza alcune marchiane negligenze da parte del tribunale, l’esito della causa avrebbe potuto essere completamente diverso. Per esempio:
  1. non si comprende perché il giudice abbia trascurato il fatto che diverse voci del registro del Malkhana, dove gli oggetti sequestrati sono tenuti in custodie sigillate e debitamente annotati siano state rimosse e anche altri oggetti presunti sequestrati a Mahesh Tirki siano stati rimossi a discrezione del funzionario incaricato delle indagini. È importante citare questo fatto in quanto il giudice si è molto basato sul materiale sequestrato a tutti gli imputati per giungere alla sua
    conclusione. L'impiegato Ganesh Keshav Rathod, che lavorava al Malkhana come Muddemal Moharir (custode dei beni) nell’esame incrociato ammette che nel registro del Muddemal non vi è alcuna voce circa la consegna di 3 opuscoli all’ispettore di polizia Anil Badgujar e che inoltre nel registro ci sono 2 aggiunte fatte dallo stesso funzionario. Ammette anche che non vi è alcuna menzione sul fatto che gli oggetti fossero stati sigillati né della forma del sigillo nel verbale di sequestro.

sabato 11 marzo 2017

Costruiamo un vasto movimento democratico unito per chiedere il rilascio del Prof. G.N. Saibaba e altri: Varavara Rao Un appello al popolo, alle organizzazioni democratiche, ai singoli individui, alle organizzazioni di massa e ai partiti politici

Costruiamo un vasto movimento democratico unito per chiedere il rilascio del Prof. G.N. Saibaba, Hem Mishra, Prashant Rahi, Mahesh Tirke, Pandu Narote e Vijay Tirke condannati secondo la legge UAPA (Legge Prevenzione Attività Illegali) dal giudice del tribunale di Gadchiroli, Maharastra; lottiamo anche per il ritiro della stessa legge draconiana UAPA.

Il Fronte Democratico Rivoluzionario non è un'organizzazione di fronte del PCI (Maoista) e non è un'organizzazione proibita a Delhi, Maharastra e in alcuni altri stati.
Il tribunale distrettuale di Gadchiroli, nel Maharastra, ha pronunciato la sentenza contro il Prof. G.N. Saibaba e altre cinque persone il 7 marzo 2017 sotto stretta sorveglianza della polizia armata. Poliziotti armati in uniforme con AK-47 e armi sofisticate sono stati ammessi nell’aula del tribunale dove si suppone debba stare il pubblico che segue l'udienza.
Dal lato degli accusati solo i parenti di sangue sono stati autorizzati oltre gli avvocati della difesa.
Il giudice ha pronunciato la sentenza alle 15 dicendo che ha trovato gli “accusati colpevoli” e verso le 5 le copie di 827 pagine rilegate della sentenza in inglese sono state consegnate agli accusati, agli avvocati della difesa e dell'accusa. La corte ha rifiutato di consentire anche l’applicazione degli ordini precedenti dati da essa stessa per quanto riguarda le medicine, la frutta ecc. necessari al Prof. G.N. Saibaba, dicendo che le autorità della prigione si prenderanno cura di tutto. Questa pregiudizio predeterminato contro G.N. Saibaba si può leggere nella sentenza stessa. Si dice che 'sebbene G.N. Saibaba sia disabile al 90%, egli è mentalmente sveglio'.

giovedì 9 marzo 2017

Odiosa sentenza del regime fascista Indu di Modi IL PROFESSOR GN SAIBABA E ALTRI 4 GIORNALISTI E ATTIVISTI SOCIALI - DOCENTI E STUDENTI CONDANNATI ALL'ERGASTOLO

Il tribunale di distretto di Gadchiroli, Maharashtra, martedì ha condannato il professore dell’Università di Delhi Gokarakonda Naga Saibaba e altri quattro al carcere a vita in forza della legge contro sulla prevenzione delle attività illecite - Unlawful Activities Prevention Act -UAPA.
Oltre Saibaba, le cinque persone condannate in base a questa legge draconiana sono: il giornalista e attivista sociale Prashant Rahi, lo studente dell’Università Jawaharlal Nehru, Hem Mishra e gli appartenenti a minoranze etniche Pandu Pora Narote, Mahesh Kareman Tirki e Vijay Tirki. Mentre cinque sono stati condannati all’ergastolo, il Tribunale ha condannato Vijay Tirki a 10 anni di carcere, come ha riferito l’agenzia ANI.
L'accademico costretto alla sedia a rotelle è stato arrestato a maggio 2014 dopo che la polizia di Gadchiroli ha sostenuto che aveva legami con i maoisti ed era "probabilmente impegnato in attività anti-nazionali". Saibaba è stato rilasciato su cauzione nel mese di aprile 2016. La Corte Suprema aveva citato il suo stato di salute - soffre di una invalidità al 90% dopo essere stato colpito dalla poliomielite da bambino - e il fatto che tutti i testimoni materiali nel processo erano stati esaminati.
Il 22 febbraio, Saibaba si era lamentato di dolori al petto ed è stato portato in un ospedale locale, dove era stato ricoverato al reparto di terapia intensiva. Gli è stata diagnosticata una infezione del pancreas, oltre le pietre dei calcoli biliari. I medici avevano raccomandato un intervento chirurgico nell’arco di tre settimane, dopo essersi ripreso dalla infezione.
Tra giugno 2015 e dicembre 2015, è stato fuori su cauzione provvisoria per cure mediche.
La famiglia di Saibaba ha detto che si aspettava una assoluzione. “È scioccante", ha detto Vasantha Saibaba, sua moglie, al giornale Scroll.in. "Non vi è nessuna prova contro di lui - il processo lo ha dimostrato. Ci sarà sicuramente il nostro appello contro questa condanna." Lei ha anche affermato che c’è stata la “pressione dello stato "perché venisse condannato.
Il suo avvocato Rebecca John ha detto che avrebbero presentato ricorso contro questa sentenza. "Non c'è assolutamente alcuna prova contro di lui. Quando lo Stato cerca di entrare nella mente di una persona, in quello che è la sua ideologia, si ottiene questo tipo sentenza secondo la legge sulle attività illecite". Ha aggiunto che non vi era alcuna prova che egli avesse "alcun ruolo in qualsiasi forma di violenza, o incitamento alla violenza, o qualsiasi partecipazione attiva."
Saibaba aveva ampiamente fatto campagna contro la milizia del Salwa Judum e le violazioni dei diritti umani che hanno accompagnato l'Operazione Green Hunt contro i maoisti lanciata sotto il precedente governo UPA (United Progressive Alliance – Alleanza d’Unità Progressista).
La dichiarazione di Vasantha Saibaba ai media è la seguente:
I nostri avvocati si rivolgeranno immediatamente all’Alta Corte. Questo giudizio è scioccante. Nella storia del Maharashtra questo è il primo caso in cui tutte le persone accusate sono state condannate in tutte le sezioni con l'ergastolo. Il fratello di SaiBaba ha partecipato la maggior parte degli argomenti dei nostri avvocati davanti all’on. giudice e ha scoperto che la sentenza non li ha preso in considerazione. Nessuna prova è stata dimostrata dal pubblico ministero, le prove elettroniche non erano state sigillate. Sembra che lo Stato ed i governi centrali abbiano messo un sacco di pressione sulla magistratura per implementare politiche antipopolari e non democratiche per volere di imprese e multinazionali. I governi hanno selettivamente scelto di sopprimere la voce delle persone per saccheggiare le risorse di questo paese. Il governo BJP vuole spingere apertamente l’agenda della RSS mettendo persone come Saibaba dietro le sbarre.
Il governo ha scelto questo caso attraverso i tribunali per mettere a tacere la voce del Dr. Saibaba. Onorando la Corte, SaiBaba è stato presente nei tribunali in tutti questi anni e anche oggi, nonostante la sua salute si sia deteriorata. Come moglie, mi batterò nei tribunali superiori per avere giustizia. Il governo ha fatto incessante pressione sulla mia famiglia negli ultimi quattro anni, razziando la mia casa a Delhi. Mi appello ai democratici, alle organizzazioni popolari, agli intellettuali, agli studenti affinché condannino tale carattere antidemocratico del governo. Dopo il pronunciamento della sentenza, il giudice ha respinto di emettere qualsiasi ordine sul ricorso del nostro avvocato. Gli avvocati hanno chiesto di emettere un ordine da indirizzare alle autorità della prigione di fornire i farmaci necessari, l’aiuto di assistenti per i movimenti di Saibaba, di eseguire l’operazione per la cistifellea, ecc. I requisiti minimi che precedentemente la Corte aveva accordato quando Saibaba era in prigione, e che sotto processo non sono stati dati.

fonte: https://scroll.in/

venerdì 3 marzo 2017

VIOLENZA SULLE DONNE: lo "strano passatempo” dei poliziotti fascisti

India - Il passatempo vergognoso dei poliziotti del Chhattisgarh

Il 31 gennaio, Gayathiri Bose, una 33enne madre di Singapore, è stata costretta dai funzionari della sicurezza presso l'aeroporto di Francoforte (in rotta verso Parigi) ad allattare per dimostrare che stava ancora allattando perché hanno pensato che il tiralatte fosse sospetto. Stava viaggiando senza il suo bambino a causa di alcuni motivi familiari. Bose ha detto alla BBC che è stata costretta ad andare in una stanza privata per essere interrogata da un ufficiale donna, dove le è stato detto di aprire la camicetta, mostrare il suo seno e spremere. Dopo un calvario di 45 minuti le è stato permesso di salire a bordo sul suo volo per Parigi. Bose ha detto di essersi sentita 'umiliata' e sta valutando un'azione legale. Bose è istruita, distinta e benestante e può perseguire i suoi aguzzini, e fare una fortuna da un possibile risarcimento danni. Il comportamento del funzionario tedesco è deplorevole, anche se è stato stimolato dall’ombra incombente del terrorismo globale.

Se siete scioccati nel sentire parlare dell'umiliazione di Gayathiri Bose, trattenete il respiro; sarete ancora più scossi nel leggere su quanto sta accadendo in casa nostra. A Francoforte, a Bose è stato chiesto di allattare da un "ufficiale donna", che non ha toccato il suo seno. Nella regione Bastar del Chhattisgarh, poliziotti, sì, avete sentito bene (poliziotti di sesso maschile), spremono i seni delle giovani donne tribali per "certificare" che sono in fase di allattamento. Ancor più disgustoso è il fatto che i seni delle donne vengono toccati e spremuti con il pretesto di "operazioni anti-nazionali" da parte di poliziotti maschi armati che si divertono. La polizia prima li taccia di essere simpatizzanti naxalite e utilizza questo stratagemma per razziare le loro case e villaggi. (Le reclute donne nei campi maoisti non sono autorizzate a sposarsi o essere in gravidanza). E quando una giovane donna supplica i poliziotti dicendo di non essere maoista ed essere madre, gli esecutori della legge richiedono la prova. Così spremono i seni per verificare che non stia dicendo una bugia. Ovviamente, la calunnia di essere "anti-nazionale" è solo uno stratagemma per saziare i loro triviali piaceri carnali, infliggendo ferite profonde nella psiche delle donne sfortunate.


Un gruppo di donne tribali in un villaggio in Bastar, ha recentemente raccontato la propria esistenza umiliante al giornalista televisivo Tanushree Pandey della CNN-News 18. Rannicchiate in una remota zona boschiva, piene di vergogna e vulnerabili, le vittime hanno raccontato le loro storie di orrore (che hanno sopportato tra ottobre 2015 e gennaio 2016) a News 18, l'unico canale che ha attraversato 1500 km per parlare con le donne maltrattate prese tra una spietata polizia e i maoisti. "Ero incinta di quattro mesi, quando sono stata violentata. Loro (le forze di sicurezza) non si sono preoccupate per il fatto che ero incinta", ha detto una voce debole, con il viso oscurato dalla tv. Un’altra ha detto di avere appena partorito (otto ore prima) e che stava allattando. «Non erano convinti e un poliziotto ha spremuto il mio seno per vedere se c'era il latte". Un'altra donna ha detto "prima hanno fatto i lascivi, poi mi hanno violentata e picchiata." Ancora un’altra ha dichiarato: "Quattro uomini mi bendarono e mi violentarono, poi mi hanno lasciato incosciente ... " Le donne hanno detto che la polizia ha anche "saccheggiato le loro case in nome della ricerca” di maoisti. Alcune lamentano che le loro case sono state "sequestrate" dagli uomini della sicurezza e "non siamo riusciti a entrare nelle nostre proprie case".
Questi incidenti stanno accadendo da un bel po' di tempo lontano dalle luci della civiltà. Purtroppo, non fanno notizia in prima serata. Con la sola eccezione della CNN-News 18, nessun canale televisivo nazionale ha mandato in onda gli atti abominevoli di coloro che devono applicare le leggi. Nel giornalismo televisivo ossessionato dall’audience, uno stupro a Delhi, Mumbai o Bangalore ottiene una copertura istantanea, febbrile con presentatori che dissezionano ogni dettaglio dell'accaduto, con simulata indignazione. Il ministro per lo sviluppo di donne e bambini, Maneka Gandhi, venerdì scorso ha chiesto l’intervento del governo del presidente in Kerala dopo lo stupro di una attrice cinematografica di lingua Malayalam nei pressi di Kochi. Si spera che cercherà di attivare un'azione rigorosa contro i poliziotti del Chhattisgarh se non addirittura l’intervento del Presidente nello stato.

Nonostante un gran numero di progetti di assistenza sociale, la condizione degli oppressi continua ad essere abissale. Anche i diritti umani fondamentali sono negati..

dalla stampa indiana borghese online