giovedì 26 aprile 2018

Importante comunicato sul massacro in india - massima diffusione e circolazione - fare subito ogni iniziativa possibile!

India: un nuovo massacro in un falso scontro da parte delle
forze dello Stato fascista indu37 compagni maoisti trucidati a Gadchiroli

mobilitazione di denuncia e solidarietà ovunque è possibile e in tutte le forme possibili

Tra il 22 e il 23 aprile non meno di 37 presunti maoisti sono stati massacrati, dopo essere stati circondati da forze di polizia e paramilitari.Il massacro potrebbe anche essere maggiore. Dal fiume Indravati sono affiorati cadaveri diverse ore dopo le uccisioni e le acque potrebbero restituirne altri.
Inoltre il distretto è stato completamente isolato dalle forze di polizia e paramilitari che continuano incursioni e persecuzioni illegali verso le popolazioni dei villaggi
Né, come in tante occasioni precedenti, si sa se e quanti di questi fossero effettivamente maoisti e armati e quanti semplice abitanti dei villaggi.
Quello che è certo che non c'è stato un vero scontro armato ma un attacco di sorpresa con lanciagranate mentre gli aggrediti facevano colazione o riposavano.
Quello che è certo è che l’ennesimo massacro della cruenta e spietata guerra al popolo che lo Stato indiano ha scatenato
La polizia ha diffuso un video che mostra soldati che festeggiano la “vittoria” danzando tra i cadaveri. Che in tutto il mondo si mostri la rabbia e indignazione contro questo barbaro massacro e il regime fascista e genocida che lo ha ordinato.

Questo massacro è parte dell'operazione Green Hunt/caccia verde - gigantesca e prolungata operazione di repressione e annientamento della lotta armata delle masse e della lotta di massa in generale lanciata dallo stato indiano, oggi a guida del regime fascista Indu di Modi. Nel quadro di questa operazione nella sua terza fase, vi sono massacri, deportazioni di popolazioni, devastazioni, stupri di massa e enormi e sistematici ondata di arresti, sparizioni, che toccano le campagne e le città, le università e i movimenti di massa con sistematica violazione dei diritti umani.
Questo comporta 10.000 prigionieri politici, tra cui alcune figure eminenti di intellettuali, come il prof Saibaba, intellettuali, artisti, avvocati, giuristi, leader studenteschi e naturalmente alcuni leader prestigiosi maoisti quali Kobad Gandhi, Ajith ed altri. E ora questo nuovo massacro nel vano tentativo di fermare la ribellione delle masse indiane e la guerra popolare guidata dal PCI Maoista

Onoriamo i martiri di Godchiroli, caduti al servizio della grandiosa e gloriosa lotta di liberazione delle masse indiane che dalla 'rivolta di naxalbari di 50 anni fa ad oggi non si è mai fermata e avanza indomabile verso la vittoria
Organizziamo ovunque possibili proteste ad ambasciate e consolati e iniziative di denuncia e solidarietà!
Sosteniamo e aiutiamo a realizzare lo Spring Thunder Tour una campagna prolungata che possa raggiungere il maggior numero di paesi dell’Europa e del mondo!
Servono iniziative di massa e tra le masse, per un potente sostegno e un potente movimento di protesta contro il regime fascista indu di Modi al servizio dell'imperialismo
Fermiamo massacri e repressione, fermiamo Green Hunt!
Libertà per tutti i prigionieri politici rinchiusi nelle carceri indiane

Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India
info csgpindia@gmail.com
26.4.2018

Notizie dalla stampa indiana - traduzione ufficiosa


Uccisione di maoisti

Varie commissioni pubbliche sostengono che lo scontro è stato un falso scontro nel distretto di Gadchiroli, nel Maharashtra. 
Il CPI (M) New Delhi, che non è certo favorevole ai maoisti, ha fortemente condannato il falso scontro e ha chiesto che un giudice della Corte Suprema venga processato. Il segretario di Stato Telangana Sadhineni Venkateswara Rao ha affermato che i governi statali sono corresponsabili del massacro e che l'attacco della polizia di domenica è stato parte di un feroce attacco a persone che stanno lottando contro il saccheggio delle risorse naturali. Venkateshwara Rao ha detto che non c'è stato scontro a Mumtam e che tutti  i maoisti sono stati uccisi a sangue freddo e che la polizia ha ucciso e dato vita a una festa ballando sui corpi dei maoisti  mostrando il suo atteggiamento malvagio.

Sul massacro dei maoisti - comunicato del PUDR (Unione popolare per i diritti democratici) traduzione ufficiosa


L’uccisione di almeno 37 maoisti da parte di forze combinate CRPF e C-60, corpo scelto della polizia di Gadchiroli, il 22 e il 23 aprile 2018 pone interrogativi assai inquietanti sui metodi con cui lo Stato conduce gli "scontri". La mattina del 22 aprile, 64 agenti di polizia e paramilitari hanno ucciso 16 maoisti nella giungla del Karnasur, nella zona di Bhamragod, nel Maharashtra orientale. La sera seguente, il 23 aprile, i commando della polizia e il personale di sicurezza hanno ucciso altri sei maoisti nella giungla di Rajaram Khandla, nell'area di Jimalgatta nel distretto di Gadchiroli. Successivamente, il 24 aprile, la polizia ha ritrovato 15 corpi di sospetti maoisti affiorati dalle acque del fiume Indravati. A tuttora, il bilancio è di 37 morti. Nessun commento dei maoisti sull'attacco. La polizia ha dichiarato che i maoisti hanno perso tre comandanti di alto grado e sette donne. È stata acclamata come la più grande operazione anti-maoista degli ultimi 40 anni. L'intero distretto di Gadchiroli è stato isolato e forze congiunte di polizia e paramilitari stanno effettuando rastrellamenti e incursioni.
Quando lo Stato indiano fa guerra al suo popolo con scontri armati, raramente il modus operandi dello Stato viene messo in discussione, dato che viene detto  che lo stato stia combattendo una guerra  contro terroristi e anti-nazionali, i maoisti, che  taglieggiano con estorsioni e vessano la popolazione locale. Ma c’è stato davvero un scontro a Tadgaon?
Fonti di stampa dei media lasciano supporre che lo scontro del 22 aprile sia iniziato dopo che un'unità di pattugliamento aveva ricevuto informazioni dettagliate su movimenti in Perimilli Dalam, presso Tadgaon, a circa 150 km dal quartier generale di polizia a Bhamragod. La polizia ha circondato i maoisti mentre facevano colazione o riposavano. Neanche un effettivo delle forze di sicurezza è stato ferito seriamente o ucciso. Non c’è stato scontro; lo stato ha usato la collaudata strategia di attacco unilaterale con lanciagranate sotto-canna, allo scopo di infliggere il maggior numero di vittime. Il sovrintendente di polizia di Gadchiroli, Abhinav Deshmukh, ha detto di non sapere quanti colpi sono stati sparati. Come noto, gli "specialisti degli scontri" sono premiati con promozioni e ricompense. Non sorprende percio che a Tadgaon abbiano festeggiato, le “vittorie” del 22 e 23 aprile e in un video diffuso si mostrano poliziotti e soldati che ballano al ritmo di una nota canzone Haryanvi di Sapna Choudhary.

Si cerca di  sostenere che i anche maoisti sono responsabili di attacchi simili: a Chintalnar (Chhattisgarh) nel 2010, quando 76 militi del CRPF sono stati uccisi o a Burkapal (Chhattisgarh) nel 2017, quando 25 effettivi CRPF sono caduti in un'imboscata. Il punto saliente, che facilmente si dimentica, è che lo Stato ha un arsenale che i maoisti non hanno. E, quando lo Stato decide di uccidere e non di impegnarsi in un dialogo politico con i suoi avversari, allora occorre considerare come lo stato guarda ai suoi nemici e perché. Nel 2010 l'allora Ministro dell'Interno, P. Chidambaram, aveva detto: "Questa è guerra, è una guerra cui lo Stato è stato costretto da coloro che non hanno il diritto legittimo di portare armi o uccidere ". Nel 2016, il suo successore, Rajnath Singh, ha dichiarato: "Non c'è posto per la violenza in una società sviluppata ed è mio desiderio vedere che a questi episodi sia posta fine in questo paese". Non c’è miglior riscontro di queste "volenterose" dichiarazioni dei nostri ministri degli interni, passati e presenti che il modus operandi dell'attuale primo ministro delll’UP, che ha autorizzato non meno di 1000 scontri in meno di un anno.
Se lo Stato si considera il protettore del popolo, deve attenersi strettamente dalla legalità. Il PUDR critica fermamente le uccisioni di massa del 22 e 23 aprile a Gadchiroli e i soprusi che la popolazione locale sta subendo illegalmente per mano di personale di sicurezza in nome di perquisizioni e incursioni.

Shashi Saxena e Shahana Bhattacharya
Segretari, PUDR


Saibaba soffre maltrattamenti in carcere - Esprimere la solidarietà!


Da "A Nova Democracia", giornale rivoluzionario brasilano

L'intellettuale democratico indiano e difensore dei diritti del popolo, G.N. Saibaba, è vittima di maltrattamenti in carcere. Condannato all'ergastolo in un processo pieno di irregolarità, è da anni bersaglio della repressione di Stato per aver denunciato i crimini commessi nella guerra controrivoluzionaria. Informazion tratte dal sito web indiano Sabrang.
Attraverso lettere inviate in febbraio alla sua compagna, Vasantha Kumari, Saibaba - che ha una grave disabilità fisica che limita i movimenti del 90% del suo corpo - ha denunciato che il personale del carcere non è in grado di gestire con una persona disabile. Ha detto che per poco non è caduto dalla sedia a rotelle, il che avrebbe seriamente compromesso il suo scheletro, minato dalla poliomielite.
Vasantha ha anche aggiunto che ha subito un infortunio che provocato la disfunzione della mano sinistra. "Questa si aggiunge ai gravi danni a muscoli e nervi causati dalla maancata asistenza da quando è detenuto. Sono danni permanenti di cui soffrirà per il resto della sua vita. Senza la presenza di familiari, è difficile per lui muoversi su una sedia a rotelle ", ha denunciato.
Ha anche chiesto che venisse soddisfatta la sua precedente domanda di trasferimento di Saibaba dalla prigione centrale di Bagpur alla prigione centrale di Cherlapalli, a Hyderabad, regione più vicina ai familiari. Anche le cure mediche sarebbero migliori, dato che nella regione ci sono ospedali pubblici disponibili, dotati delle strutture necessarie. Per tutta risposta, la reazionaria magistratura indiana ignora le esigenze vitali di Saibaba.

TERAPIE NEGATE
Inoltre, le "autorità" del vecchio stato e della prigione negano le terapie al democratico detenuto. Nel
2017, fu necessaria una grande campagna di massa per ottenere che a Saibaba fosse curata la pancreatite acuta che l'aveva colpito.
"Le autorità del Maharashtra stanno negando le cure mediche a GN Saibaba, mettendo a serio rischio la sua salute", ha dichiarato Amnesty International il 24 marzo 2017, come riportato a suo tempo.
A GN Saibaba, ancora recluso nel campo di concentramento di Nagpur Central, poco prima di essere detenuto è stata diagnosticata una pancreatite acuta, necessità perciò un'operazione chirurgica per rimuovere la cistifellea. Ma il vecchio stato indiano non la permette.
Inoltre, la cella in cui è rinchiuso non è inadeguata per GN Saibaba, che ha bisogno di cure particolari a causa della paralisi che si stende al 90% del suo corpo. Tutte situazioni che ne peggiorano la salute.
"Negare le cure mediche a un detenuto è ingiustificabile e può costituire una tortura", ha concluso Amnesty International nel suddetto rapporto.

Senza limiti la cultura feudal patriarcale dello stupro


Nuovo crimine contro una bambina - vedi repubblicaonline oggi
Forte ondata di proteste di massa

è il governo fascista indù di Modi crea un clima favorevole allo stupro di massa.
Poliziotti soldati paramilitari uso lo stupro  contro il popolo che protesta e le guerrigliere maoiste
Denunciare e colpire il regime di Modi, il sistema che lo genera, l'imperialismo che lo sostiene.
Prepariamo la partecipazione delle donne alla campagna di sostegno internazionale prolungata alla guerra popolare in india "Spring Thunder Tour" che da maggio comincia anche in Italia.


Mfpr Italia
Info
csgpidia@gmail.com

un documento da diffondere - un appello da raccogliere - una campagna internazionale da sostenere - ICSPWI info csgpindia@gmail.com Combattere il fascismo Braminico Indù! Estendere la guerra popolare di lunga durata! Avanzare nella rivoluzione di nuova democrazia !


di Varavara Rao *

Gli assassinii di Mohammad Akhlaq, del Prof. M M. Kalburgi e di Yakub Memon rappresentano il simbolo della situazione che prevale nel paese sotto il governo BJP/Modi. Akhlaq è stato pestato a in settembre morte nella sua casa di Dadri da un banda di assassini istigati, mobilitati e diretto da un gruppo di seguaci di Sanghi, dopo aver pretestuosamente diffuso maliziosamente la voce che mangiava carne bovina.
Il prof. Kulbargi è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da fascisti Hindutva non identificati per la sua ostinata e intransigente opposizione alle loro manovre in Karnataka. Memon è stato impiccato in luglio nel carcere di Nagpur, dopo essere stato condannato per le esplosioni del 1993 a Mumbai, in quella che è stata una farsa di processo.
Per gli auto-proclamati guardiani della '"Hindu Rashtra", mangiare ciò che si preferisce è anti-nazionale, dare voce al dissenso è anti-nazionale, perfino essere fratello di un musulmano che viene 
accusato di presunte attività anti-nazionali p di per sé anti-nazionale - "crimini" punibili con la morte per i fascisti Manuva-Hindutva.
Che l'esecuzione avvenga materialmente eseguita in forma legale per man dello Stato o da una delle numerose bande di assassini sobillate dall'RSS - non cambia molto per chi la subisce.
Questi assassinii (come già quelli di Govind Phansade e Narendra Dabholkar) sono solo alcuni dei casi più eclatanti in quella che è diventata un'incessante raffica di attacchi attuati in molte forme dai fascisti Hindutva in tutto il paese.
Soprattutto, da quando il governo del BJP è salito al potere questi attacchi si verificano quasi ogni giorno. Qualcuno li definisce come episodi di "intolleranza", ma in realtà questi fanno parte di un attacco a 360° delle forze fasciste braminiche indù contro il popolo che lo colpiscono in tutti gli aspetti della vita.
Questi attacchi sono al stesso tempi ideologici, politici, sociali, religiosi, etnici, economici, culturali, giudiziari e ambientali - attuati con mezzi violenti e non violenti, legali e illegali, costituzionali ed incostituzionali.
Hanno per bersaglio ogni tipo di dissenso e disobbedienza, in particolare le organizzazioni e gli individui che lottano - rivoluzionari, democratici, laici e patriottici – ma anche musulmani e cristiani, Dalit e Adivasi, donne e persone degli altri generi oppressi, le nazionalità oppresse e perfino settori dell'opposizione parlamentare.
Di fatto, chiunque si rifiuti di allinearsi all’agenda Hindutva o si opponga ai loro diktat fascisti è un potenziale bersaglio. In effetti, in un momento come questo, mentre l'assalto dei fascisti Hindutva diventa sempre più evidente in tutte le sfere della società e dello Stato, non si può criticare che si chiede se parte del nostro popolo sia già adeguata a vivere all'ombra di un vero "Hindu Rashtra" [nazione indù,ndt].

mercoledì 4 aprile 2018

La protesta dei Dalit (intoccabili) paralizza l’India: cinque morti


"La protesta è stata organizzata dai gruppi Dalit contro una disposizione della Corte Suprema del 20 marzo"
Counter Currents
2 aprile 2018

Le proteste che hanno colpito l'India del nord sono costate cinque vite oggi, dal momento che i gruppi Dalit hanno cercato di mettere in atto un blocco totale in tutta l'India per una disposizione della Corte Suprema. Nel Madhya Pradesh, quattro persone sono morte durante gli scontri e un uomo è stato ucciso con spari nel Rajwarhan Alwar. Violenza è stata segnalata anche in parti del Punjab, Rajasthan, Jharkhand e Uttar Pradesh. Il Punjab si è fermato mentre il governo metteva l'esercito in stato di allerta e bloccava il trasporto per strada.
Il 20 marzo la Corte Suprema ha "diluito" le disposizioni della Legge di prevenzione delle atrocità per le caste e sulle tribù (registrate), stabilendo che i funzionari governativi non possono essere arrestati senza previa sanzione e anche i cittadini privati ​​possono essere arrestati solo dopo un’inchiesta, secondo legge. Il governo centrale ha chiesto alla Corte Suprema di rivedere la disposizione.

Nel Madhya Pradesh, un leader studentesco e altri quattro sono morti durante gli scontri tra la polizia e i manifestanti. Sei persone sono state ferite nel distretto e l'esercito è stato chiamato a Bhind per controllare la situazione. A Gwalior sono stati imposti ordini proibitivi che vietavano i grandi raduni, in quanto i manifestanti hanno bloccato i binari ferroviari e incendiato i veicoli.
Scontri e incendi sono stati segnalati dalle città del Rajasthan, tra cui Jaipur, Barmer e Alwar. Nella capitale del Jharkhand, Ranchi, la polizia ha caricato i manifestanti con i lunghi bastoni (lathi).
I servizi ferroviari sono stati colpiti in parti del Bihar, Odisha, Punjab e Rajasthan mentre i manifestanti hanno bloccato i binari ferroviari. In alcune aree sono state bloccate anche le autostrade.
Nel Punjab, centinaia di manifestanti con spade, bastoni, mazze da baseball e bandiere hanno costretto i negozi a chiudere a Jalandhar, Amritsar e Bathinda. Il traffico dentro e intorno a Chandigarh è stato paralizzato quando i manifestanti hanno bloccato le autostrade e le arterie stradali.
Il governo del Punjab ha adottato ampie misure di sicurezza che includono la chiusura di scuole e college, il rinvio di esami e la sospensione dei servizi di internet mobile fino alle 23:00. Le banche e gli uffici sono chiusi e il trasporto fermo. La sicurezza è stata rafforzata in città come Jalandhar, Kapurthala, Nawanshahr e Hoshiarpur, che hanno la più alta percentuale di popolazione Dalit.
In Bihar, il partito del primo ministro Nitish Kumar, un alleato del BJP, sostiene lo sciopero. Nella capitale dello stato Patna, centinaia di attivisti dell'Esercito Bhim (organizzazione per i diritti dei dalit, ndt) sono scesi in strada per rafforzare il blocco. Le proteste si sono svolte anche in varie città dell'Haryana e della capitale del Bengala, Kolkata.
Nell'Uttar Pradesh, a Meerut si sono avuti incendi dolosi e scontri tra polizia e manifestanti.
La protesta è stata convocata dai gruppi Dalit contro l'ordinanza del 20 marzo da parte della Corte Suprema. Ritenendo che la legge sulla Prevenzione delle atrocità con i dalit fosse abusata in alcuni casi, la Corte Suprema ha cambiato due disposizioni chiave della legge, bloccando l’arresto immediato di un imputato e introducendo una disposizione per la libertà provvisoria su cauzione. I gruppi Dalit hanno detto che la Corte poteva arrivare a una conclusione diversa se il governo dell'Unione avesse evidenziato l'alto tasso di atrocità commesse contro la comunità e il tasso di condanna abissalmente basso. La maggior parte dei partiti di opposizione, incluso il Partito del Congresso, si sono schierati con i dalit.