lunedì 28 novembre 2011

migliaia al funerale del dirigente maoista ucciso





Rivoluzionari e oppressi da tutto il mondo piangono il dirigente del PCI(Maoista) assassinato Kishenji. Una perdita particolarmente dura per i popoli dell', che si apprestano a celebrare la sua vita e il suo contributo alla liberazione dell'umanità.

C’è la prova che Kishenji è stati assassinato in quello che viene chiamato un “falso scontro”. Così è chiamata la circostanza in cui la polizia o i paramilitari catturano qualcuno, lo uccidono mentre è in custodia e poi fabbricano false prove per far sembrare che l'assassinio si è verificato in combattimento. Ma non è altro che un vile, spietato assassinio a sangue freddo. Le forze dello Stato indiano hanno spesso fatto ricorso a questa pratica per coprire la spietata persecuzione di maoisti e adivasi (popolazioni tribali).


Centinaia rendono l’ultimo ultimo saluto al compagno Kishenji.

Simpatizzanti maoisti, scrittori rivoluzionari, cantanti, rappresentanti di varie organizzazioni popolari, attivisti delle libertà civili e tante altre centinaia di persone domenica hanno reso l’estremo saluto al leader maoista assassinato Kishenji, nella sua città natale, Peddapalli in Andhra Pradesh. Un gran numero di persone si sono presentate alla casa di Kishenji per rendergli omaggio e unirsi al dolo dei familiari. Con le mani giunte, i dolenti sono stati salutati mentre passavano con la bara coperta di fiori in mezzo a un’enorme presenza di forze di polizia.

I simpatizzanti maoisti dicono che è stato il loro ultimo “saluto rosso” al compagno che 35 anni fa aveva lasciato la sua casa per aderire al movimento e combattere per la causa degli oppressi.


La sepoltura del compagno dell’Ufficio Politico del Partito Comunista dell'India (Maoista) avverrà dopo le 13

Con alla testa il cantastorie rivoluzionario Gaddar, decine di artisti hanno reso omaggio intonando canti rivoluzionari, al leader assassinato.

Sabato notte la salma di Kishenji era stata trasferita dalla polizia da una città nel distretto di Karimnagar, a 200 km da qui, con eccezionali misure sicurezza.

La madre di Kishenji, Madhuramma, era inconsolabile nel vedere il corpo del figlio, che non aveva più incontrata dopo il suo passaggio alla clandestinità, più di trent’anni fa.

Mallojula Koteswara Rao, alias Kishenji, era il numero tre del Partito Comunista dell'India (Maoista), è stato assassinato giovedì dalle forze di sicurezza a Burishole, nel Bengala Occidentale, a 10 km dal confine col Jharkhand.

A rendere l'ultimo saluto a Kishenji non sono mancati gli ex compagni del movimento, i compagni di scuola e università.

La polizia ha preso possesso del corpo nella notte di sabato, non appena il cadavere è arrivato al Rajiv Gandhi International Airport di Shamshabad, a circa 25 km da Hyderabad.

La polizia temeva i tentativi dei simpatizzanti maoisti di riprendersi il corpo in città e lo ha tenuto in una bara blindata impedendo alla gente che lo vedeva passare di rendergli l'ultimo saluto.

Il nipote di Kishenji, Deepa Rao e il simpatizzante maoista Varvara Rao, che hanno accompagnato il corpo da Kolkata, hanno protestato con forza contro l'atteggiamento della polizia.

“Non solo lo hanno ucciso a sangue freddo, ci negano perfino il diritto di rendergli omaggio ed eseguire le esequie nel modo in cui abbiamo deciso”, ha detto Rao.

il partito comunista dell'india maoista dichiara due giorni di sciopero generale per il 4-5 dicembre contro l'assassinio del leader maoista Kishenij

il comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in india - italia - chiama tutti gli antimperialisti a unirsi e salutare in tutte le forme questa iniziativa e a preparare insieme la grande settimana internazionale di azione del 14-21 gennaio
comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in india
csgpindia@gmail.com
28 novembre 2011

domenica 27 novembre 2011

Condanniamo fermamente l'assassinio di Kishanji...

Condanniamo fermamente l'assassinio a sangue freddo e pianificato di Kishanji alias Mallojula Koteswara Rao, membro del Politburo del PCI (Maoista) nella zona della foresta Burishol, Pashim Midnapore District, Jangalmahal, Bengala Occidentale il 24 novembre 2011. Al momento di questo omicidio Kishanji era impegnato con il processo dei colloqui di pace con gli interlocutori designati dal primo ministro del Bengala Occidentale signora Mamata Banerjee. Un tale crimine efferato deve essere condannato da tutte le persone che amano la giustizia.

Secondo una dichiarazione del PCI (Maoista) rilasciata ai media oggi, Kishanji è stato arrestato e torturato e poi brutalmente ucciso. Questo omicidio sembra molto simile a quella di Azad nel luglio 2010, quando Azad è stato brutalmente torturato e ucciso mentre era impegnato con l'offerta del Governo dell'Unione per i colloqui di pace attraverso l'interlocutore nominato dal Ministero dell'Interno dell'Unione.

In queste circostanze, la storia raccontata dalle Joint Forces di un duro scontro a fuoco nella foresta Burishol del distretto di Pashim Midnapore risulta essere inventata. E' significativo che la madre di Kishanji, la signora Madhuramma, mantenendo la certezza che si tratta di un falso scontro ha anche chiesto una inchiesta giudiziaria. In queste circostanze, noi chiediamo:

1. L'uccisione in un falso scontro di Kishanji dovrebbe essere posto sotto indagine da un Comitato d'inchiesta giudiziaria da parte di un giudice in attività o in pensione della Corte Suprema.

2. Registrare immediatamente un caso di omicidio contro la polizia e personale paramilitare che hanno affermato di aver ucciso Koteswara Rao alias Kishanji, membro del Politburo, PCI (Maoista) in zona Foresta Burishol, Pashim Midnapore District, Jangalmahal, West Bengala che ha avuto luogo il 24-11 -2011.

3. Tutti coloro che sono sospetti e coinvolti in questo omicidio a sangue freddo devono essere temporaneamente rimossi dalla carica fino a quando l'inchiesta giudiziaria sia stata completata.

4. Il corpo di Kishanji dovrebbe essere trasportato a Hyderabad e consegnato alla madre dopo la corretta autopsia condotta dalla squadra designata di medici ed esperti di medicina legale non inferiore al grado di chirurghi civili.

5. Nel frattempo, il corpo di Kishanji dovrebbe essere conservato con imbalsamazione appropriata.



BD Sharma, ex Commissario Nazionale per le caste e le tribù

GN Saibaba, vice segretario, Fronte Democratico Rivoluzionario (RDF)

Le forze armate del fascista governo indiano assassinano a sangue freddo un altro grande leader maoista

Kishenji torturato e ucciso in un falso scontro

L'uccisione di uno dei maggiori leader maoisti, Kishenji, ha sollevato una polemica venerdì tra i suoi sostenitori e alcuni partiti politici dicendo che è stato eliminato in un falso scontro, accusa smentita dal CRPF (Central Reserve Police Force) che ha detto che si è trattato di un'operazione "pulita". I maoisti hanno chiesto una indagine indipendente sulle circostanze che hanno portato all'uccisione di Kishenji nella foresta Burisole, nel distretto del West Midnapore giovedi. Anche un appello per uno sciopero totale (bandh) di due giorni nel Bengala occidentale dal 26 novembre è stato lanciato dai maoisti per protestare contro il presunto falso scontro.

"Kishenji è stato ucciso in un falso scontro. Per protestare contro questo fatto abbiamo indetto uno sciopero totale nazionale di due giorni dal 26 novembre ed una settimana di protesta," ha detto al telefono, parlando da una località sconosciuta, il membro e portavoce a livello di commissione statale, Akash, a PTI.

Rifiutando l'accusa, il direttore generale della CRPF, Vijay Kumar, ha detto che Kishenji è stato ucciso in un'operazione 'molto pulita e ben riuscita' dalle forze congiunte del distretto di West Midnapore.

"Si è trattato di un'operazione molto pulita e ben riuscita e i nostri ragazzi non hanno perso un minuto", ha detto Kumar ai giornalisti nella foresta Burisole nell'area di Jhargram dove è stato ucciso Kishenji.

"No, no, no", ha detto quando gli è stato riferito dell'affermazione che Kishenji è stato eliminato in un falso scontro.

Il poeta in Telugu e simpatizzante maoista Varvara Rao ha anche lui sostenuto che Kishenji è stato ucciso in un falso scontro.

"Kishenji è stato arrestato due giorni fa e tenuto in custodia della polizia. È stato ucciso in un falso scontro. Si tratta di un caso di assassinio che dovrebbe essere indagato' ha detto 'Varvarao Rao ai giornalisti all'aeroporto Calcutta.

Rao ha anche detto che la "storia" dello scontro era un'invenzione.

Il portavoce maoista Akash, quando è stato chiesto di comprovare la sua tesi ha detto, "E' stato arrestato quando la nostra gente era nelle vicinanze e poi ucciso a sangue freddo. Chiediamo un'inchiesta indipendente sull'uccisione del nostro leader".

Il leader del CPI, Gurudas Dasgupta, in una lettera al ministro dell'Interno P. Chidambaram ha detto: "La storia dello scontro sembra essere falsa, si deve indagare e il governo deve chiarire".

Mettendo in discussione il modo in cui è stato ucciso Kishenji, Dasgupta ha chiesto al governo di chiarire se è stato ucciso a "sangue freddo" dopo essere stato arrestato.

Dasgupta, che ha parlato con Chidambaram al telefono, ha citato una "fonte" per dire che Kishanji è stato arrestato ieri a mezzogiorno e "successivamente ucciso in un assassinio a sangue freddo".

"Se la mia informazione è giusta, allora è un atto di vile crimine in violazione di tutte le leggi nazionali e internazionali", ha detto nella lettera.

Anche l'attivista dei diritti umani e il capo degli interlocutori di nomina governativa, Sujato Bhadra ha chiesto un'indagine sull'uccisione di Kishenji.

Anche il Partito Samajwadi ha avallato la versione livellato del falso scontro e ha detto che il Naxalismo non può essere eliminato con il "massacro" dei leader Naxaliti.

"I modi in cui viene descritta l'uccisione di Kishenji, non dicono che Kishenji è stato ucciso in un scontro... Si tratta di un falso scontro", ha detto ai giornalisti a Nuova Delhi il leader del partito Samajwadi, Mohan Singh.

Nel Bihar, il PCI (ML) Liberazione ha esortato il primo ministro del Bengala occidentale, Mamata Banerjee, ad ordinare un'inchiesta giudiziaria sull'uccisione di Kishenji, proprio come lei aveva fatto per la morte del leader ribelle Azad in Andhra Pradesh, lo scorso anno.

"C'è una somiglianza tra la morte di Azad e Kishenji. Mamata Banerjee dovrebbe ordinare un'inchiesta giudiziaria sull'uccisione di Kishenji," hanno detto ai giornalisti a Patna i leader del PCI (ML) Raj Kumar Singh e Krishna Adhikari.

Source HT - http://www.hindustantimes.com/India-news/WestBengal/CRPF-under-fire-for-Kishenji-s-killing-defends-itself/Article1-773963.aspx

venerdì 25 novembre 2011

CONTRO LA VIOLENZA VERSO LE DONNE: RIVOLUZIONE NELLA RIVOLUZIONE

Per il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sessuale contro le donne, a livello internazionale vogliamo dedicare la nostra mobilitazione alle donne che sono in prima linea a guida della rivoluzione in India.
Lo Stato indiano, l’esercito reazionario, le forze della repressione sono particolarmente feroci verso le donne usando anche l'arma degli stupri.E in particolare verso le donne che si ribellano sempre più numerose ai retaggi feudali, alle tradizioni del matrimonio forzato, del rapimento delle donne, alle violenza e alle bestiali mutilazioni...
La natura dell'oppressione di classe e sessuale delle donne è di lunga durata.
Ma proprio per questo la guerra popolare di lunga durata attrae e aiuta la partecipazione di molto donne oppresse e questo rende effettivamente la guerra popolare una guerra di massa.
Una recente indagine ha mostrato che di circa 290 maoisti che operano nella aree della guerra di popolo nel Maharahstra, 74 sono donne, e sono donne membri dei Comitati di divisione, dei Comandanti, anzi gli uomini sono superati dalle donne tra i quadri di comandanti e aggiunti. Protagoniste degli attacchi alle basi dello Stato repressivo sono donne.

Questo fa di questa guerra di popolo un fenomeno internazionale della lotta di liberazione delle donne e della rivoluzione nella rivoluzione, per combattere sui due fronti, della lotta di classe e della lotta di genere, necessaria alle masse femminili per affermare il loro cammino e portare una visione generale, trasformante della lotta di rivoluzionaria.
Come racconta la scrittrice, esponente di punta del movimento antiglobalizzazione e del movimento delle donne, Arundhati Roy, queste compagne vengono da lunghi anni di lotta delle donne all'interno del partito, non solo per affermare i loro diritti ma per convincere il partito che l'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di un'ideale di società giusta.

Noi vogliamo in occasione del 25 novembre parlare di queste donne, perché la via del protagonismo diretto delle donne nella lotta per la liberazione è la strada per tutte le donne nel mondo che subiscono violenze sessuali, uccisioni, doppio sfruttamento e oppressione.

In questo senso non siamo d’accordo con l’appello che sta circolando da parte delle ‘donne in nero’ sulle donne della Colombia e a cui alcune realtà di collettivi femministi stanno riprendendo.
Sicuramente siamo anche noi solidali con le donne di Buenaventura (Colombia) che come tante altre donne in tanti altri paesi subiscono le peggiori violenze. Ma mettere sullo stesso piano, come fa l’appello, le violenze dello Stato, delle forze dell’esercito, paramilitari con le “violenze” dei “guerriglieri”, delle forze armate rivoluzionarie che combattono lo stato colombiano è sbagliato, fa il gioco del regime e dell’imperialismo.
L’India insegna che quando c’è una lotta rivoluzionaria le donne non stanno a guardare o non chiedono semplicemente di “prendere la parola”, ma stanno in prima fila. E proprio stando in prima fila fanno una rivoluzione nella rivoluzione, lottando contro le idee e pratiche maschiliste, sessiste presenti anche nelle fila rivoluzionarie.
Tempo fa una compagna indiana ci diceva che le compagne all’interno del partito comunista maoista che guida la guerra popolare avevano denunciato e lottavano contro 34 forme di maschilismo all’interno del loro partito, per costruire “sul campo” la liberazione effettiva delle donne e una società nuova in tutto.

mfpr@libero.it - http://femminismorivoluzionario.blogspot.com

lunedì 7 novembre 2011

SCIOPERO TOTALE (BANDH) DI 24 ORE CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DEL TERRITORIO

3 Novembre 2011

Il CPI (Maoista) ha effettuato ieri uno sciopero di 24 ore (bandh) nello Jharkhand e le aree adiacenti dello Stato di Orissa, che ha avuto un’ampia risposta nei villaggi e nelle aree semi-urbane del distretto di Sundargarh.

I negozi sono rimasti chiusi e gli autobus si sono fermati, allo stesso tempo è stata limitata la circolazione di camion pesanti.

Il Comitato Regionale del PCI (Maoista) dello Jharkhand ha dichiarato il bandh in risposta all'intenzione del governo indiano di istituire un battaglione dell’Esercito di riserva dell’India (IRB) nel distretto di Khuntapani Est, Singhbhum.

I maoisti hanno anche protestato contro la visita del Ministro dell’Unione dello sviluppo rurale Jairam Ramesh e la sua proposta per la regione per sviluppare piccoli comuni in alcune parti della foresta tra Manoharpur a Saranda, lungo il confine tra Orissa e Jharkhand.

giovedì 3 novembre 2011

Seppellire l'1 con il 99!

Appello del Partito Comunista dell'India (Marxista-Leninista) Naxalbari

Seppellire l'1 con il 99!

Un'onda di rabbia e agitazione si vede in tutto il mondo. I giovani sono nelle strade - protestando, resistendo, cominciando a reagire. Sono sostenuti e ad essi si uniscono persone provenienti da un ampio spettro sociale. Dittatori, che schiacciano il soffio vitale della libertà; governanti, che scaricano tutte le difficoltà della crisi sulle spalle del popolo; squali miliardari, che speculano e fanno profitti sulla fame e su coloro che non hanno casa; politici, che saccheggiano i fondi pubblici - il tutto viene preso di mira. Questo è meraviglioso!

In alcuni paesi arabi il popolo ha ottenuto una vittoria iniziale mettendo fine a regimi dittatoriali. In Europa, potenti esplosioni di furia popolare hanno costretto i governanti ad un passo lento nei loro piani tesi a soffocare le masse con tagli alla spesa pubblica. E in mezzo a tutto questo, la protesta di massa è scoppiata in tutti gli Stati Uniti, il centro del sistema imperialista mondiale. Gli slogan lanciati dai movimenti “Occupy”, iniziati da Occupy Wall Street, catturano i sentimenti anti-capitalisti e i desideri di cambiamento delle grandi masse in tutto il mondo. Le occupazioni si replicano in tutto il mondo e l’appello risuona con forza sempre maggiore.

È giusto, il 99 per cento non può più tollerare l'avidità e la corruzione dell’1 per cento. Vi si deve mettere fine. Ma diciamola tutta. Dobbiamo andare fino in fondo, se questo sogno deve essere realizzato. Ed è l’unico modo per tenere l’1 nel mirino. Essi sono infatti inferiori di numero, ma quell’1 significa inganno e morte. Li abbiamo appena visti dirottare la lotta del popolo in Libia. Hanno trovato una scusa per bombardare a modo loro e impostare un regime flessibile abbastanza per soddisfare i loro bisogni. La loro abilità nella via non violenta, democratica si può ben vedere in Tunisia ed Egitto. Un Ben Ali viene rimpiazzato con un Hamadi Jebali, un Mubarak con un Tantawi - e gli affari procedono come al solito per l’1. Essi sono anche abili a promuovere la protesta, come una sorta di valvola di sicurezza e di distrazione, come stanno tentando in India. Anna Hazare ottiene visibilità nei media in prima serata; la rabbia del popolo contro la corruzione è diffusa. Nel frattempo intensificano la loro guerra contro il popolo, scatenano l'esercito e i droni forniti dagli statunitensi, e vanno sparati contro l'attuale rivoluzione armata dei diseredati, la guerra popolare guidata dai maoisti. Oh sì, questo 1 farà di tutto pur di rimanere aggrappato al potere.

È per questo che abbiamo bisogno di andare alle radici. Strapparle via. Demolire il potere che li protegge. Rimuovere il terreno affinché il nuovo possa germogliare. Questo è l'unico modo per porre fine ad una umanità che viene divorata, all'avidità del capitalismo che distrugge l’ambiente, del sistema imperialista mondiale. Abbiamo bisogno di porre fine alle distinzioni di classe, casta, sesso, razza ed etnia. Abbiamo bisogno di strappare via i rapporti economici e sociali su cui poggiano. Abbiamo bisogno di una pulizia a fondo di tutte le idee marce che a questi si accompagnano. E quando si arriva a questo è del comunismo che stiamo parlando, un modo totalmente nuovo di pensare, un modo totalmente nuovo di vivere, per noi e per questo mondo.

Rivoluzione, fino in fondo!
Il capitalismo è un vicolo cieco! C’è un futuro nel comunismo!
2 novembre 2011

mercoledì 2 novembre 2011

PARLA LA FIGLIA DI UN MAOISTA

Questa è la forte storia di una giovane donna, Ami, i cui genitori sono rivoluzionari maoisti che operano nell’ambito urbano nel sud dell'India. Nonostante le difficoltà che ha affrontato, comprese le molestie ripetute e intimidazioni da parte dello stato indiano, Ami testimonia l'urgenza della rivoluzione in India. In particolare, lei sottolinea la necessità di porre fine all'oppressione delle donne:
Mio padre mi ha detto che stanno portando avanti questa lotta in modo che migliaia di ragazze come me possano camminare liberamente e senza paura in questo paese. Ciò significa che essi vivono e lavorano anche per me. Per realizzare un ambiente in cui io e mia sorella possiamo attraversare la strada e andare a casa di un vicino da sole anche di notte. Se questo è l'obiettivo della loro vita, li sostengo, e io sono con loro.

L'articolo fornisce anche un assaggio del lavoro difficile e delicato dell’organizzazione maoista. Tale lavoro è particolarmente precario in luoghi urbani lontano dalle aree di base della foresta dell’India centrale e orientale. L'articolo è originariamente apparso su Open Magazine.

FIGLIA DI UN MAOISTA

Terrorizzata dalla polizia, priva di genitori, sfrattata dalla scuola - che cosa significa essere una ragazza di 15 anni, figlia di genitori 'ricercati' dallo Stato
29 Ottobre 2011
da Shahina KK

L’ho incontrata per la prima volta quando aveva circa 10 o 11 mesi. Sua madre Shyna era un’amica e una fonte. A quel tempo, Shyna era un’impiegata di livello superiore presso l'Alta Corte. Era anche un’attivista che cercava di creare un sindacato nella Zona Economica Speciale (ZES) a Kochi. Come giornalista tv, avevo frequenti contatti con Shyna. Spesso mi dava suggerimenti per articoli dalla ZES, a cui i media non hanno molto accesso. La sua bambina si chiamava Ameranta. Ho trovato il nome strano. Molti dei nostri amici comuni pensavano altrettanto. Abbiamo consigliato a Shyna di cambiarle il nome. Ricordo di aver detto a Shyna che quando la bambina sarebbe cresciuta, non avrebbe apprezzato questo nome.

Dopo 15 anni, quando ho incontrato la ragazza, lei non si chiamava Ameranta ma Ami. Il nome è stato cambiato quando ha iniziato la scuola. I consigli ripetuti dei suoi amici avevano spinto Shyna a farlo. Ho chiesto ad Ami se sapeva qual era il suo precedente nome. Ha detto che lo sapeva e si rammaricava di non avere più quel bel nome. Io mi ritrassi e non dissi nulla. Quando tornai a casa cercai su Google il nome Ameranta e lessi il significato: “Il fiore che mai appassisce'.

Da allora Shyna e suo marito Roopesh sono diventati maoisti “ricercati”. Entrambi erano stati attivi in iniziative sindacali e nell’organizzazione dei lavoratori nella ZES. Entrambi erano sulla lista della polizia del Kerala e le agenzie centrali di intelligence per presunte connessioni con i maoisti. Shyna e i suoi due figli, insieme con un gruppo di attivisti di Nandigram, erano stati arrestati dalla polizia nel gennaio 2008, dopo l'arresto del leader maoista Malla Raja Reddy del Kerala. Successivamente sono stati rilasciati, e la coppia entrò subito in clandestinità.

Ami e la sua sorellina di otto anni, Savera, vive nella casa di Shyna presso Valappadu a Thrissur distretto del Kerala. La madre di Shyna, che ha superato i 70 anni, sta con loro ed è il loro unico custode. Ami non è come qualsiasi altro adolescente. Si preoccupa per la sua vecchia nonna, si prende cura di sua sorella minore e mantiene un occhio vigile sui movimenti dei poliziotti che la seguono costantemente sia in uniforme che in borghese. Durante le vacanze della scorsa estate, i loro genitori sono riusciti a passare qualche giorno con Ami e Savera. Da allora, la vita è diventata un inferno per i bambini, con la polizia che le molesta per ottenere informazioni sui loro genitori. Ami mi ha detto che cosa significa essere una figlia di maoisti.

Avevo 12 anni quando siamo stati arrestati dalla polizia. Sono stata svegliata da Naina [come lei chiama sua madre] a mezzanotte. Ho visto una squadra di poliziotti a casa mia. Non sapevo cosa stava succedendo. Papà non era in casa. Siamo stati portati alla stazione di polizia. Savera aveva solo cinque anni. Aveva pianto di continuo. Era molto spaventata. Anch’io ero spaventata. C'era solo una panca di legno. Dormire era quasi impossibile. Abbiamo passato tutta la notte in caserma. Savera pianse per molto tempo e si è addormentata la mattina presto. Siamo stati rilasciati la mattina seguente intorno alle 10. Ci hanno dato tè e un giornale.

Pochi giorni dopo, hanno di nuovo fatto irruzione in casa nostra. Il preside della mia scuola, gli insegnanti e gli amici sono venuti a sapere del raid e della nostra detenzione durante la notte nella stazione di polizia. Il preside e gli insegnanti mi hanno tempestato di domande. Non erano cattivi con me, ma anche così, ben presto hanno insistito perché chiedessi un certificato di trasferimento. Entrambi siamo stati buttati fuori dalla scuola. Savera stava facendo l’asilo e non aveva bisogno di tecnicismi come un certificato di trasferimento. Non mi hanno detto nulla di specifico, ma il certificato di trasferimento che hanno emesso diceva che ero stata assente per 15 giorni. Era solo un pretesto. Erano spaventati. Tutti sapevano adesso che i miei genitori erano maoisti. Ero triste. Avevo buoni amici in quella scuola. Separarmi da loro è stato doloroso. Loro non mi hanno dato il permesso di sostenere l'esame annuale. Ci siamo spostati nel posto di mia madre, in Valappadu, Thrissur. Ho dovuto ricominciare dal settimo livello in un'altra scuola. Avevo paura che la nuova scuola fosse a conoscenza di che cosa era successo, e ho pensato che gli studenti sarebbero stati duri con me. Ma niente è andato storto. La scuola andava bene. Questo è solo un lato della storia. Ciò non significa che ho avuto un'infanzia travagliata. Al contrario, era molto movimentata. Avevo viaggiato molto con il mio papà e Naina. In età molto giovane, sono andata in posti come Calcutta, Patna e Lucknow. I miei genitori mi portavano ovunque andassero. Ero a contatto con diversi tipi di persone, lingue e culture molto presto nella vita. I miei genitori avevano un sacco di amici, quasi tutti i giorni, erano a casa. Non c'è nessun altro nella mia classe che ha avuto una tale quantità di relazioni. Usavo dire a tutti coloro che simpatizzavano con me per l'assenza di papà e di Naina, che io sono più fortunata rispetto a qualsiasi altra ragazza della mia età. Questa è la ragione per cui amo e rispetto i miei genitori. Loro mi hanno permesso di pensare, di vedere lo sfruttamento nella società intorno a me.

Dopo un lungo lasso di tempo, ho incontrato il papà e Naina la scorsa estate. Io e mia sorella siamo andate separatamente. Era la prima settimana di maggio. Sono uscita di casa e mi sono incontrata con papà. Mi ha portato in un posto dove c’era Naina. Tutti e tre abbiamo trascorso alcuni giorni insieme. Quando io sono tornata, Savera si unì a loro. Il 31 maggio 2010, il giorno dopo che sono tornata, la polizia ha fatto irruzione in casa. Erano le 10 di sera. C'erano circa 20 poliziotti attorno. La nonna ed io eravamo al piano di sopra. La polizia ha rotto la porta principale ed è salita al primo piano. Purtroppo, un mio amico era lì. Era venuto a restituire un ombrello che aveva preso in prestito. Lui ha 20 anni e lavora come saldatore. La polizia ha iniziato a spaventarci. Sono stata messa sotto torchio e il mio amico è stato anche trattato molto male. Dopo una prima fase di interrogatorio, un paio di poliziotti lo hanno portato alla stazione di polizia, mentre altri hanno continuato ad interrogarci.

Hanno perquisito tutta la casa. Sia la nonna che io siamo state interrogate separatamente. Mi hanno chiesto come ho incontrato papà e Naina, dove li ho incontrati. L'interrogatorio è andato avanti fino alle 2 del mattino. E’ stata una notte orribile.

Sono arrivati anche il giorno dopo. Sono stata interrogata di nuovo. Questa volta, il loro stratagemma era diverso. Essi sostenevano che avevo una relazione con il mio amico che è stato preso la notte precedente. Un agente mi ha detto che aveva descritto il mio corpo in dettaglio. Ho cercato di dire loro che non avevo tali rapporti con lui. Ho detto loro che ero anche pronta per un test di verginità, ma erano in uno stato d'animo da guerra e non erano pronti ad ascoltarmi. Il mio amico poi mi ha detto che avevano usato la stessa tattica con lui. E’ stato interrogato tutta la notte e rilasciato solo al mattino.

La polizia continuò a venire regolarmente per una settimana e mi interrogava. Due giorni dopo questo incidente, Savera è tornata. Anche lei è stata interrogata. Le hanno detto che avrebbero sparato a papà. Savera era spaventata e in lacrime. Io guardavo impotente. Gridavano a mia nonna e le chiedevano perché non dava il veleno a tutti e due e poi si uccideva.

La polizia ha anche visitato la nostra scuola e ha incontrato il preside. Nessuno sapeva che i miei genitori erano stati dichiarato 'maoisti'. Gli insegnanti pensavano che i miei genitori fossero separati. Dopo la visita della polizia, la notizia si diffuse. Ora tutti, docenti e studenti, sapevano. Alcuni studenti adesso si tengono lontano da noi. Hanno paura di parlare con noi. Ma ho buoni amici in classe che sono in grado di capire. Molti di loro silenziosamente sostengono il mio papà e Naina. Abbiamo l’abitudine di discutere del tipo di ingiustizia e di sfruttamento che vediamo in giro. La mia generazione è perfettamente in grado di capire questi problemi.

Voglio studiare bene. Ho una passione per l'elettronica. Voglio diventare un ingegnere. Ma so che la vita è incerta e tutto può succedere domani. Non so quando potrò incontrare i miei genitori di nuovo. Potrebbe non accadere mai e ciò mi spaventa. Sono ben consapevole che una ulteriore riunione potrebbe certamente portarli dietro le sbarre.

Sono preoccupata per mia nonna anche. Ha optato per questa vita travagliata solo per noi. Se fossimo stati sicuri, avrebbe avuto una vita tranquilla a Dubai con i miei zii che sono tutti benestanti. Io non sono preoccupata per Savera, perché qualunque cosa accada, mi prenderò cura di lei.

La polizia mi tiene sotto controllo costantemente. Mi controllano non appena faccio un passo fuori da questo cancello. Mi seguono a scuola. Spesso, le persone simpatizzano con me e Savera perché ci vedono privi di cure parentali e di amore. Ma entrambi sappiamo quanto ci amano. Cosa vuol dire famiglia? Un'unità di genitori e bambini che vivono sempre insieme non è l'unica cosa che rende una famiglia tale. Il mio papà mi ha detto che sono coinvolti in questa lotta affinché migliaia di ragazze come me possano camminare liberamente e senza paura in questo paese. Ciò significa che essi vivono e lavorano anche per me. Per realizzare un ambiente in cui io e mia sorella possiamo attraversare la strada e andare a casa di un vicino da sole anche di notte. Se questo è l'obiettivo della loro vita, li sostengo, e io sono con loro.

Guarda ciò che sta accadendo intorno a noi. Le donne vengono violentate e uccise in luoghi pubblici, anche sui treni in viaggio [lo scorso febbraio, il Kerala è rimasto scioccato quando una donna è stata violentata e uccisa su un treno]. Milioni di persone vivono in estrema povertà. Perché? Forse perché il nostro Paese non ha risorse sufficienti? No. E’ solo a causa dello sfruttamento da parte dei potenti. Se avessimo utilizzato le nostre risorse con giudizio, avremmo raggiunto gli standard dei paesi sviluppati come l'America. Ma non succede mai. La corruzione è dilagante. Se il mio papà e Naina stanno lavorando contro questi mali, cosa c'è di sbagliato in esso? E’ vero che mi mancano. E’ vero che sono preoccupata per loro. Ma io non sono in disaccordo con loro. Sono orgogliosa di essere loro figlia.