mercoledì 30 gennaio 2019

Settimana di solidarietà con la guerra popolare in India: sull'iniziativa a Palermo

Ieri 26 gennaio si è tenuta l’iniziativa di presentazione del libro L’“Operazione Green Hunt” in India, presso la sede della Casa del Popolo di Via D’Ossuna 6 a Palermo, iniziativa all’interno della settimana di solidarietà e mobilitazione, dal 21 al 27 gennaio, a sostegno della guerra popolare in India.
La riunione si è aperta innanzi tutto con la dovuta solidarietà ai migranti della Sea Watch, denunciando l’operato dell’attuale ministro fasciorazzista Salvini, e al popolo venezuelano attualmente sotto minaccia di un colpo di stato sostenuto da tanti paesi imperialisti a cominciare dagli Stati Uniti, Unione Europea, ecc., nella sostanza per il controllo delle materie prime, in questo caso il petrolio.
Come premessa alla presentazione è stato fatto un excursus della situazione attuale dell’India, delle condizioni economico sociali della sua popolazione, della povertà della stragrande maggioranza, della distruzione di esseri umani e ambiente in nome dell’industrializzazione e del profitto…
Per reagire a questa condizione di miseria e distruzione, è stato detto, una parte del popolo si è organizzata e sta portando avanti da anni una guerra popolare diretta dal Partito Comunista dell’India (Maoista), contro la quale i vari governi e ultimo questo del fascista indù, Narendra Modi, hanno scatenato diverse “operazioni” militari nel tentativo di annientarla. Si tratta, appunto, dell’Operazione Green Hunt, e cioè di una terribile e terroristica repressione esercitata dal governo contro il proprio popolo.
Di questa “Operazione Green Hunt” parla appunto il libro di A. Naya Fernandez, tradotto in italiano,
e la inserisce nella categoria del “genocidio”, rintracciandone i caratteri, secondo la stessa definizione ufficiale che ne diede l’Onu, nelle pratiche del governo indiano. Pratiche che prevedono una elaborazione specifica di strategia contro-insurrezionale, detta “cuori e menti”, ogni volta che il popolo che subisce il genocidio si organizza per non subire più passivamente.

“Cuori e menti” perché a detta degli stessi ideologi borghesi che scrivono i manuali contro-insurrezionali, l’azione militare non è sufficiente a “sradicare” la volontà di ribellione degli oppressi. E nel libro si riportano tutta una serie di esempi concreti storici che servono ad illustrare questa strategia. Insomma, si tratta di un contributo per la conoscenza dei meccanismi attraverso i quali l’imperialismo persegue i suoi obbiettivi di dominio con tutti i mezzi che si “affinano” nel tempo per provare a schiacciare ogni serio tentativo di rivolta popolare.
Durante l’intervento sono state proiettate e commentate diverse foto che hanno contribuito a far conoscere la situazione in India.
Un compagno della Casa del Popolo è intervenuto ricordando altri genocidi, come per esempio quello dei “pellerossa”, sul quale sono nati gli Stati Uniti, così come quello palestinese che dura da decenni da parte di Israele sostenuto dagli Stati Uniti. Ha detto che da un lato si accumulano miliardi di profitti e dall’altro masse in povertà per cui è necessaria la solidarietà di classe per contrastare questa politica. Per arrivare sul terreno del nostro paese è necessaria una lotta contro il governo fortemente antioperaio e antipopolare...
È intervenuta poi una compagna del Mfpr che si è soffermata sulla condizione delle donne indiane e in particolare delle donne combattenti, che, come viene riportato anche nel libro, sono al centro dell’attenzione del governo e delle forze militari dell’India che usano nei loro confronti lo stupro come arma di guerra, per esempio, ma anche tutta una serie di violenze e torture indicibili.
Ili libro, quindi, è un prezioso contributo innanzi tutto per farci conoscere la realtà del Paese perché le notizie che arrivano non sono quelle che ci interessano ma quelle per esempio di Conte che si va ad abbracciare con Modi per fare accordi per il profitto sulla pelle delle masse popolari indiane… notizie che invece non dicono niente sulle pratiche fasciste e genocide del governo indiano. La solidarietà di classe è necessaria anche per questo, per divulgare le conoscenze. Solidarietà significa, per esempio, combattere nel nostro paese per aiutare altri popoli oppressi. Questa solidarietà ci ha permesso di conoscere tanti documenti del Partito ma anche altri scritti importanti di donne, come sul femminismo… Un esempio di strategia “menti e cuori” usata dal governo, poi, è quello delle iniziative nei villaggi per spingere le donne ad arruolarsi nella polizia o nell’esercito che sarebbero i luoghi “sicuri” per le donne, ma l’orrenda realtà degli stupri proprio dell’esercito e della polizia si incarica di smentire questo tentativo di mettere masse contro masse. Spesso sono proprio queste violenze del governo, ha detto la compagna, a spingere le donne ad unirsi alla guerra popolare… insomma queste esperienze e questa conoscenza solidale aiutano ad allargare la visuale verso le altre lotte in corso che incoraggiano anche a portare avanti la nostra lotta.

Diversi partecipanti alla serata di solidarietà hanno anche acquistato copie del libro.

azioni della guerra popolare - scioperi operai

          

l'opposizione a Modi promette il salario minimo ai poveri allo scopo di strapparli all'influenza dei maoisti

India: Congresso promette reddito minimo garantito per i poveri in caso di vittoria elettorale

Nuova Delhi, 28 gen 14:18 - (Agenzia Nova) - Rahul Gandhi, presidente del Congresso nazionale indiano (Inc), ha promesso un reddito minimo garantito per i poveri in caso di vittoria alle prossime elezioni della Camera del popolo, la camera bassa del parlamento federale, che si terranno a maggio. Il leader del partito, al momento la principale forza di opposizione a livello centrale, lo ha annunciato oggi nel corso di una visita nello Stato del Chhattisgarh, dove il Congresso ha vinto le recenti elezioni statali, conquistando la maggioranza assoluta. “Una volta vinte le elezioni del 2019, abbiamo deciso di dare reddito minimo garantito a tutti i poveri del paese. Questo sarà fatto per la prima volta dal governo del Congresso nel 2019”, ha detto in un comizio a Raipur.. È tra gli Stati del cosiddetto
“Corridoio rosso”, interessati dall’azione dei ribelli maoisti, i naxaliti (dal villaggio di Naxalbari, nel Bengala Occidentale, dove nel 1967 scoppiò una rivolta di contadini contro i latifondisti).
... Gandhi ha ricordato la promessa mantenuta nel Chhattisgarh e in altri Stati in cui il Congresso è andato al governo, ovvero la rinuncia al rimborso dei prestiti agricoli. Il politico ha posto l’accento sulla questione della crisi agraria, che potrebbe avere un impatto significativo sulle prossime 
elezioni. Il governo di Narendra Modi ha promesso di raddoppiare il reddito agricolo entro il 2022-23, un obiettivo che alcuni economisti non considerano realistico: per conseguirlo ci vorrebbe una crescita agricola annuale del 10,4 per cento, mentre nel 2014-15 c’è stato un calo dello 0,2 per cento, nel 2016-17 un’espansione del 6,3 per cento, nel 2017-18 un rallentamento al tre per cento e per l’anno prossimo si prevede lo 0,6 per cento.

Le difficoltà dei coltivatori dipendono da una pluralità di fattori: due anni di siccità, il crollo dei prezzi agricoli; la modesta diffusione del programma assicurativo Pradhan Mantri Fasal Bima Yojana, lanciato nel 2016, a causa delle condizioni restrittive e dei costi elevati; i ritardi nella realizzazione dei progetti finanziati col Fondo a lungo termine per l’irrigazione; l’arretratezza del settore in materia di marketing; la scarsa penetrazione delle tecnologie moderne; la frammentazione della catena di distribuzione; l’assenza di distretti industriali per la trasformazione alimentare; la mancata riforma della Food Corporation of India (Fci), l’agenzia governativa responsabile dell’attuazione degli obiettivi della politica alimentare nazionale (con particolare riferimento a prezzi, distribuzione e riserve); la bassa produttività.

Il Chhattisgarh, nell’India centrale, con capitale Raipur, è stato istituito nel 2000, con la separazione dal vicino Madhya Pradesh di sedici distretti di lingua chhattisgarhi, lingua ufficiale insieme all’hindi. Ha una popolazione di oltre 25 milioni di abitanti, per oltre il 93 per cento di religione induista. È tra gli Stati del cosiddetto “Corridoio rosso”, interessati dall’azione dei ribelli maoisti, i naxaliti (dal villaggio di Naxalbari, nel Bengala Occidentale, dove nel 1967 scoppiò una rivolta di contadini contro i latifondisti). È uno Stato ricco di risorse e con un settore energetico sviluppato. Nell’industria pesante spicca quella siderurgica, con una produzione di acciaio corrispondente al quindici per cento di quella nazionale. L’agricoltura, comunque, è la principale fonte di occupazione. Si coltivano soprattutto, con metodi prevalentemente tradizionali, riso, mais, legumi, semi oleosi e tè.

La campagna India tra operai e operaie a Bergamo

La campagna india si è tenuta con una propaganda che va dalla massiccia affissione delle iniziative di Milano e Bergamo, alla partecipazione al mercoledì al barrio ad un dibattito sull’America latina (in cui si è portato anche la posizione su Venezuela), e l’invito a varie realtà del movimento bergamasco. 
La settimana si è conclusa domenica sera, con l’incontro con attivisti operai di varie aziende, tra cui alcune operaie della Montello, in cui è stata data ampia visione e spiegate le motivazioni della importante campagna internazionalista dell'India per gli operai di tutto il mondo con foto con striscione della settimana di azione e solidarietà con la guerra popolare.

La campagna India a Ravenna

A Ravenna la campagna internazionale a sostegno della guerra popolare in India è stata portata il 25 gennaio al Dock 61, un circolo arci che ospita eventi, presentazione di libri.

La serata internazionalista necessariamente si è aperta con la denuncia dei crimini imperialisti in Venezuela, dove l'attività del fascio-imperialismo Usa a guida Trump in questi giorni sta cercando, attraverso un golpe, di schiacciare le legittime aspirazioni del popolo, dei lavoratori venezuelani. 
E sempre nella stessa giornata che ci sono state mobilitazioni per denunciare il regime fascista egiziano, sostenuto dall'imperialismo, compreso quello italiano, che ha ucciso in modo atroce, torturandolo, il ricercatore Giulio Regeni.
L'imperialismo è il nemico dei popoli. E tra i popoli che invece lo combattono c'è quello indiano di cui poco si conosce. La lotta antimperialista che unisce i lavoratori di
tutto il mondo e i popoli oppressi è sempre più necessaria.
E, quindi, abbiamo portato elementi di denuncia e di controinformazione sul regime genocida e fascista indù di Modi sostenuto dall'imperialismo, con diversi materiali, una mostra e dei video. Dietro la mistificazione della "più grande democrazia del mondo" si nasconde la realtà della povertà di 632 milioni di persone, deportazioni, repressione, stupri come arma di guerra e sterilizzazioni forzate, per favorire gli interessi delle multinazionali, la realtà di una struttura sociale classista, patriarcale, razzista. Il genocidio contro il suo stesso popolo compiuto da Modi oggi si chiama Green Hunt.
La divisione in caste (e quindi i concetti razzisti di puro/impuro) ha favorito l'affermazione del fascismo indù, su di esso punta la classe dirigente indiana compradora. Ma questo si traduce in un inferno per i popoli, ma anche in una capacità di colpire duro l'imperialismo con la rivoluzione, la guerra popolare. 
Stiamo parlando di un popolo che non necessita di aiuti materiali perchè vittima dell'oppressione imperialista, ma di una rivoluzione che è un faro per gli oppressi di tutto il mondo. Con cui si sono schierati anche importanti intellettuali democratici, una fra tutti A. Roy.
Quindi è stato presentato il libro del ricercatore/antropologo galiziano Naya Fernandez  (attivista, tra l'altro, del comitato) "L'operazione Green Hunt" come terrorismo che gli stati imperialisti esercitano contro i popoli e quindi sulla natura ideologica di questo strumento di morte nelle mani dell'imperialismo. La strategia controrivoluzionaria "Cuori e Menti" mira a mettere popolo contro popolo per prosciugare l'acqua in cui nuotano i pesci, cioè tutti quei legami dei rivoluzionari combattenti con il popolo. Quindi pianificazione dello sterminio, eliminazione fisica selettiva, internamento. Ma anche disumanizzazione, umiliazione, nei confronti di chi resiste armi in pugno, cioè quello che il compagno nel suo libro chiama la "perversione del linguaggio" che serve alla legittimazione dell'imperialismo. Questione ripresa da Fanon ne "I dannati della terra" e da A. Roy in alcuni articoli sul linguaggio usato dal governo contro i naxaliti ("aree infestate da maoisti"...). 
All'interno delle operazioni di polizia governative ci sono pratiche aberranti come torture, ma anche le fake news dei "falsi scontri". Un capitolo particolare è dedicato alla violenza sessuale contro le donne come arma di guerra, contro cui le stesse donne combattono, armi in pugno, anche ai massimi livelli del partito e delle organizzazioni dirette dal Partito.
Al termine dell'incontro abbiamo riportato le parole del compagno Ajith per fare comprendere il significato di questa guerra popolare che non è solo resistenza ma è "una lotta a lungo termine in cui si proietta un modo di vivere diverso", "gli arretrati" stanno insegnando agli "avanzati". La vera minaccia per la borghesia imperialista e per quella compradora.

comitato india ravenna


La campagna India a Taranto - presentato dossier contro Arcelor Mittal - i legami Mittal/regime di Modi - la guerra popolare in odisha

Ieri dagli operai di Taranto che si oppongono alla Mittal al popolo in India che lotta contro le mutinazionali e il governo fascista Modi

Report e relazione introduttiva saranno pubblicati in seguito

Attacco maoista ai padroni del colosso siderurgico indiano Essar Steel

I maoisti danneggiano la conduttura di minerale di ferro dell’acciaieria Essar Steel a Malkangiri

È stato riferito che un gruppo di maoisti armati hanno danneggiato una parte della conduttura che trasporta minerale di ferro dell’acciaieria Essar Steel vicino al villaggio di Digha Janbai nella regione autonoma di Ralegada nelle aree remote del blocco Chitrakonda nel distretto Malkangiri di Odisha, domenica scorsa. Secondo le fonti, un gruppo di maoisti armati ha fatto irruzione nel villaggio vicino alla fabbrica e ha danneggiato la conduttura usando i palanchini e lame a sega. Dopo l'avvenimento, il lavoro nello stabilimento dovette essere fermato poiché ha colpito la fornitura di fanghi di minerale di ferro a Visakhapantam via Chhattisgarh.

I maoisti avevano danneggiato la conduttura dell'Essar Steel due volte in precedenza. I membri del PCI (maoista) hanno danneggiato il mineralodotto di 273 km della Essar Steel che va da Dantewada nel Chhattisgarh a Visakhapatnam in Andhra Pradesh vicino al confine tra l'Odisha e l'Andhra. Il mineralodotto è fondamentale per l’acciaieria Essar di Visakhapatnam, che trasporta 22.000 tonnellate di minerale di ferro tutti i giorni dalle miniere statali di Bailadila della NMDC [National Mineral Development Corporation] nel distretto di Dantewada del Chhattisgarh fino allo stabilimento con una capacità annua di otto milioni di tonnellate

sabato 26 gennaio 2019

SETTIMANA SOLIDARIETA' AZIONE CONTROINFORMAZIONE GUERRA POPOLARE INDIA: Milano presidio al consolato



In una freddissima serata il comitato milanese ha dato vita ad un'azione di denuncia della repressione del regime fascista/indù di Modi che colpisce dai militanti maoisti ai popoli adivasi e dalhit; dagli intelletuali agli operai; dagli studenti alle donne, con l'obiettivo di sconfiggere la guerra di popolo, che da più di 50 anni si sviluppa contro l'oppressione feudale delle caste; l'esproprio delle terre dei nativi in nome e per conto delle multinazionali e dell'imperialismo. Con megafonaggio e volantini informativi è stato squarciato il muro del silenzio dei media internazionali che coprono le operazioni messe in campo dal governo indiano, come Green Hunt, che come giustamente ha definito Arundhati Roy è "un genocidio silenzioso". Di come questa operazione si accanisce principalmente contro le donne. Gli arresti di intelletuali che denuncia questa operazione come un crimine contro il popolo. Il supporto cooperazione dell'imperialismo, in primis quello italiano, interessati alle enormi risorse di materie prime di cui è ricco il sottosuolo delle zone del cosiddetto "Corridoio Rosso". Questa azione ha suscitato interesse tra i passanti che prendevano i volantini e scattavano foto allo striscione

martedì 22 gennaio 2019

Al fianco delle compagne maoiste e delle donne indiane! 21-27 gennaio settimana di azione e solidarietà internazionale con la guerra di popolo in India


MILANO/SERIATE solidarietà internazionale con la guerra popolare in India


MILANO INIZIATIVE NELLA SETTIMANA DI SOLIDARIETA' ALLA GUERRA POPOLARE

20-27 GENNAIO 2019 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI AZIONE, MOBILITAZIONE, CONTROINFORMAZIONE DELLA GUERRA POPOLARE IN INDIA
MILANO 23 GENNAIO: LIBERTA’ PER SAIBABA, K. GHANDY E TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI. CONTRO LA CRIMINALIZZAZIONE DI INTELLETTUALI, STUDENTI E MASSE POPOLARI
PRESIDIO h 17,30 Consolato Indiano Piazza P. Ferrari, 8 (traversa via Filodrammatici dietro la Scala)
MILANO 25 GENNAIO: LIBRERIA CALUSCA h 20,30 PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI A. Naya Fernandez: L’”Operazione Green Hunt”
Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra popolare India: csgpindia@gmail.com Info Milano:metropolislibreria@gmail.com

PALERMO INIZIATIVA A SOSTEGNO DELLA GUERRA POPOLARE


mercoledì 16 gennaio 2019

“Dove l’India brucia i vivi”, reportage dell’Espresso sulla distruzione di uomini e ambiente messa in atto dal governo fascista indù di Modi per “industrializzare” il Paese al servizio delle multinazionali e dell'imperialismo


Reportage
Dove l’India brucia i vivi
A Jharia tutto è fuoco e cenere. Un inferno di carbone che fornisce energia all’industria. Il sottosuolo qui è ricchissimo: sono le persone che non valgono nulla

C’erano palme una volta, qui. E campi, e risaie. La sera, la gente sedeva a chiacchierare davanti alla porta di casa, gli uomini sotto un albero al centro del villaggio. C’erano animali, e fiori, ed erbe medicinali. Ci sono ancora, da qualche parte. Ci sono ancora ai margini di questa terra desolata e grigia, dove non c’è più cielo e dove la terra è diventata nemica. Adesso, arrivare qui è come arrivare su un altro pianeta. Un pianeta fatto di scheletri carbonizzati di alberi, di mozziconi di case avvolte da una nube tossica che le stringe come un sudario, di rovine che spuntano dalla terra, inghiottite dalle voragini aperte dalle esplosioni sotterranee. Non è mai notte a Jharia, perché la notte splende del chiarore sinistro della terra che brucia e del rosso arancio delle fiamme che segnano le linee di percorrenza dei nuovi fuochi che trasformano la terra in magma. E se la notte è arancio e rossa e nera, il giorno è grigio ferro e avvolto da una coltre costante di gas e nebbia tossica. Non è mai notte, a Jharia. E non è mai davvero giorno da tanto, troppo tempo. Da quando la terra ha cominciato a bruciare, ed è stato tento tempo fa.

Jharia, nello stato indiano del Jharkhand, si trova nel cosiddetto corridoio del carbone, al centro del triangolo industriale che si è sviluppato in una delle zone più ricche di minerali dell’India, un triangolo che tocca il West Bengal, l’Orissa, il Bihar e lo stesso Jharkhand. È la zona in cui si trova la maggior parte della ricchezza mineraria dell’India: oro, rame, uranio, ferro e, per l’appunto, carbone. Carbone che si estrae, fin dai primi anni del secolo scorso, prevalentemente nella zona compresa tra Dhanbad e Jharia. Le estrazioni sono cominciate all’inizio del novecento, seguendo il metodo “tradizionale”: miniere sotterranee in cui i minatori si calavano per estrarre il carbone.


Il primo fuoco è divampato nel 1916, e da allora la terra ha continuato a bruciare: si dice che i fuochi sotterranei di Jharia siano tra i più antichi del pianeta. Siccome si trattava di fuochi sotterranei difficili da estinguere, in principio non è stato preso alcuni tipo di provvedimento. Le aree coinvolte sono state abbandonate, sono state aperte altre miniere poco lontano e i fuochi sono stati lasciati a se stessi nella speranza che prima o poi si estinguessero da soli. Non è stato così. E il crescente fabbisogno di energia dell’India, la spinta all’industrializzazione cominciata a metà degli anni settanta, ha reso di importanza fondamentale le miniere di Jharia che producono carbone di qualità altissima necessario ad alimentare le acciaierie che sorgevano nella zona, costruite prima dalla Tata e poi dalla Archelor-Mittal negli ultimi anni. Così, nel 1973, la Bharat Coaking Coal Ltd cominciava o meglio, ricominciava a estrarre carbone, questa volta su larga scala, dalle miniere di Jharia. L’impatto ambientale e sociale si è rivelato devastante. La Bccl ha infatti deciso di adottare metodi di estrazione più rapidi ed efficienti rispetto a quelli adoperati in passato: le cosiddette miniere a cielo aperto. “L’idea”, racconta Ashok Agrawal, che è il presidente della Jharia Coalfield Bachao Samiti, un’organizzazione che lotta da tempo perché la situazione disperata di Jharia venga in qualche modo sanata e risolta “era di estrarre carbone velocemente e a costi contenuti… La Bccl non aveva calcolato però che nella stessa zona in cui sono state aperte le miniere a cielo aperto, esistevano le vecchie miniere sotterranee. Il sottosuolo era pieno di gallerie e cunicoli scavati in precedenza per permettere ai minatori di estrarre il carbone dal sottosuolo. E le gallerie sono piene, sempre, di pezzetti di carbone che prendono fuoco facilmente. Nelle gallerie si sviluppa del gas- così, quando hanno abbattuto le pareti e le volte delle gallerie per scavare a cielo aperto, l’impatto dell’aria è stato devastante. Il carbone rimasto nei cunicoli ha preso fuoco per via dell’ossigeno e di gas combustibili, e ha continuato a bruciare sempre più in profondità e in aree sempre più estese”.

Al momento, nel cosiddetto corridoio del carbone tra Jharia e Dhanbad ci sono 110 miniere legali e, secondo stime non ufficiali, altrettante miniere illegali. È uno dei posti più inquinati del pianeta, si dice. Le miniere di carbone coprono un’area di 450 chilometri quadrati, e la terra brucia in circa settanta zone. Brucia a una temperatura di 700 gradi, come un vulcano. Delle circa settecentomila persone che vivono nella zona delle miniere, soltanto un quinto lavora per la Bccl: gli altri, sopravvivono con mezzi di fortuna. Raccolgono i pezzi di carbone che cadono dai camion ufficiali, trasportano enormi sacchi scuri su biciclette che sembrano minuscole sotto il peso caricato. Rivendono per poche rupie il carbone al mercato nero, alla criminalità organizzata e alla mafia locale che lo rivenderà a sua volta per un profitto ben maggiore. La storia di Jharia è al tempo stesso unica e simile a molte altre che si trovano al centro e ai margini del triangolo industriale. Una storia che fa parte di una storia più ampia, la storia dello scontro in atto orami da moltissimi anni tra due delle molte anime dell’India: la legittima aspirazione alla modernizzazione al progresso, e la civiltà tribale e dei villaggi sopravvissuta ai secoli e alla Storia. Secondo la legge indiana, le popolazioni tribali hanno diritto a conservare la propria terra, i propri usi e costumi, le loro tradizioni. Per legge, i rappresentanti delle tribù e dei villaggi devono essere consultati ogni volta che nelle vicinanze delle loro terre si costruisce qualcosa. Qualunque cosa, anche i fili dell’energia elettrica, anche una strada o una casa cantoniera: figuriamoci una miniera. Ma la tecnica è sempre la stessa: si espropriano i tribali della loro terra con mandato governativo, gli si attribuisce una ricompensa in denaro, si promette un posto di lavoro e un certo numero di moderne comodità. Le donne, ovviamene, che non hanno legalmente alcun diritto sulle proprietà terriere, non vengono neanche consultate. E sono quelle che più risentono della distruzione dell’ambiente causata dalle compagnie minerarie e della disgregazione del tessuto sociale; proprio perché ricoprono un ruolo tanto importante all’interno dell’economia tradizionale.

“La trasformazione dell’economia agraria in economia mineraria degrada lo stato sociale, economico e culturale delle donne. E favorisce l’instaurarsi di mali sociali fino a quel momento sconosciuti come la violenza domestica, l’alcolismo, i debiti, gli abusi fisici sessuali, la prostituzione e l’abbandono”, sostiene Urmi Basu, un’attivista sociale che ha fondato l’Ong New Light a Calcutta e che in Jharkhand svolge parte della sua attività. Per sopravvivere, la popolazione di Jharia non ha più ormai da anni altro mezzo che le miniere: le miniere illegali, quelle in cui si lavora senza attrezzatura professionale e senza precauzione alcuna. I minatori entrano con fiamme libere, candele o lanterne, provocando esplosioni e ulteriori fuochi. “A causa dei gas tossici”, dice uno dei medici del locale ospedale, “c’è un numero altissimo e sempre in crescita di casi di tubercolosi, asbestosi e altre malattie respiratorie, così come di allergie e altre malattie della pelle”.
Negli anni passati il governo e la Bccl avevano creato la Jharia Rehabilitation and Development Authority, che aveva elaborato un piano di evacuazione e riallocazione dei settecentomila abitanti della zona di Jharia. Qualcosa, però, non ha funzionato. Dopo otto anni sono state riallocate soltanto diecimila persone: gli altri rifiutano di andarsene, perché a quanto pare le famiglie evacuate sono state semplicemente spostate altrove, nel mezzo del nulla dove non possono trovare lavoro né provvedere a se stesse.

Da anni i tribali e le Ong protestano contro il governo e contro la Bccl, ma nulla è cambiato. A complicare il tutto, si sono unite alle proteste di tribali e Ong anche i guerriglieri naxaliti, che usano sempre più di frequente il Jharkhand come base logistica, come sede di campi di addestramento dei guerriglieri o di reclutamento di giovani tribali; la povertà, la rabbia e l’insoddisfazione, unite alla pressoché totale latitanza delle istituzioni nella zona, hanno fornito ai Naxaliti una solida piattaforma su cui operare più o meno indisturbati sfruttando e acuendo abilmente le diseguaglianze sociali ed economiche. Dal 2006 la guerriglia maoista è cresciuta in modo esponenziale nella zona, e colpisce di preferenza obiettivi legati all’industria e alle miniere. E la situazione è destinata a peggiorare. Nonostante lo stesso premier Narendra Modi abbia più volte citato la situazione di Jharia nei suoi discorsi, il fabbisogno di energia di una economia in pieno sviluppo come quella indiana non consente pause né passi indietro: l’India è il terzo paese al mondo per consumo di energia e importa la maggior parte del suo fabbisogno energetico. Ha un bisogno disperati di incrementare la produzione domestica, e di attrarre investimenti esteri nel triangolo industriale il resto è secondario. L’India dei villaggi e dei tribali è destinata a perdersi per sempre nelle nebbie della storia, respinta ai margini di un mondo che non riesce a capire né ad accettare. E per Jharia, secondo Agarwal, non c’è più speranza: “Il fuoco continua ad avanzare ed espandersi”, conclude, “Non sappiamo di quanto e per quanti chilometri, ma si diffonde sempre più. Se la Bharat Coking Coal Ltd va avanti con il suo progetto di raddoppiare la produzione entro il 2020, apriranno nuove miniere e sempre più gente dovrà abbandonare le proprie case. Questo posto un giorno morirà, è destinato a morie. È solo questione di tempo, e di Jharia rimarrà traccia soltanto nei libri di storia”.
L’Espresso 13 gennaio 2019

giovedì 10 gennaio 2019

Bharat Bandh: 200 milioni in sciopero in India...

...alla faccia di chi dice che la classe non c'è e nasconde il suo carattere intenazionalista
 Storica mobilitazione contro le politiche di Modi.
I due giorni di sciopero generale nazionale in tutto il paese (Bharat Bandh) chiamato dalle 10 principali sigle sindacali avrebbero coinvolto 200 milioni di lavoratori. Al centro delle proteste le disoccupazione dilagante, l’aumento dei prezzi e, più in generale, le politiche neo-liberali portate avanti dagli ultimi governi con privatizzazione dei servizi pubblici, subappalti, concessioni minerarie a prezzi ridicoli alle multinazionali e compressione del potere d’acquisto.
 I sindacati attaccano anche la riforma del lavoro che smantella nei fatti il Trade Union Act del 1926, il riconoscimento dei sindacati diventa a discrezione del governo rendendo quindi impossibile una vera contrattazione salariale. Tutti i settori sono stati coinvolti con una particolare presenza di minatori, insegnanti, personale sanitario, autisti ma anche bancari e impiegati. In piazza, anche se per ora in maniera piuttosto timida, anche le associazioni degli agricoltori che, in 50.000, avevano già invaso le strade di Delhi un anno fa denunciano la depressione economica delle campagne e il peso del debito che sta portando a un’ondata di suicidi senza precedenti tra i contadini. Incidenti nell’ovest del Bengala con sassi tirati sugli autobus del governo per costringerli a fermarsi. Situazione tesissima nel Kerala dove il blocco dei commerci è stato totale e i manifestanti hanno bloccato in migliaia il passaggio dei treni.
 A Goa fermi autobus e taxi, mentre nella regione meridionale di Tamil Nadu come in altre città banche e assicurazioni sono rimaste chiuse. A Mumbay i 32'000 dipendenti dell’azienda di trasporto locale sono in sciopero illimitato da martedi per chiedere maggiori salari, a Bangalore alcuni manifestanti hanno fatto irruzione nei depositi degli autobus danneggiandoli e impedendo quindi la circolazione. Nella regione centrale di Madhya Pradesh, 20 distretti hanno visto un blocco totale di attività e trasporti. È una mobilitazione storica che arriva a pochi mesi dalle elezioni generali e che pone una pesante ipoteca sull’operato del presidente Modi che negli ultimi anni ha tentato una “modernizzazione” del paese tutto incentrata sugli interessi dei grandi capitali, comprimendo i salari e rifiutando il confronto coi sindacati.

giovedì 3 gennaio 2019

RESOCONTO SUL MEETING INDIA DELL'8 DICEMBRE 2018 A MILANO

Report ICSPWI Milano 8 dicembre 2018

Si è tenuto con successo il meeting internazionalista del Comitato di sostegno internazionale alla guerra popolare in India.
Vi hanno partecipato compagni di vari paesi europei, altri hanno inviato messaggi, in particolare dall’Irland, Inghilterra, dalla Tunisia, dalla Grecia; un saluto è stato inviato dai Maoisti tedeschi e CRI Francia - appoggio al meeting è venuto da Afghanistan. Nepal, Srilanka.

Il Meeting si è aperto con il canto dell’Internazionale e durante esso è stato espresso un saluto per l’anniversario della morte del compagno Pierre, tra i fondatori del Comitato di sostegno.
Il Meeting si è svolto in tre parti per permettere a tutti i compagni e partecipanti di approfondire i vari aspetti dell’attuale situazione in India e analizzare tutte le possibilità e i campi dell’azione e del sostegno internazionale.
Al Meeting hanno partecipato i rappresentanti delle organizzazioni politiche e di massa che fanno parte del Comitato di sostegno in Italia e rappresentanti italiani del movimento rivoluzionario interessati ai prigionieri politici in India e alla lotta contro l’operazione Green Hunt.
Dopo l’introduzione, svolta da una compagna italiana ben nota che ha informato sull’organizzazione del meeting, una prima relazione è stata svolta da un compagno italiano del Comitato – il cui testo sarà pubblicato in allegato. Il compagno ha inoltre raccolto l’insieme delle notizie sulla repressione in corso in India e sulle operazioni più eclatanti di essa. Su questo erano presenti e sono a disposizione la raccolta dei materiali in italiano, spagnolo e inglese, provenienti dall’India e dai diversi organismi che attualmente lottano contro il regime fascista indù e l’operazione Green Hunt.

Sull’operazione Green Hunt, il compagno galiziano… ha presentato il libro da lui realizzato sulla natura politica, ideologica globale dell’imperialismo e della sua azione contro le guerre di popolo e il movimento rivoluzionario, nel cui quadro l’operazione Green Hunt è espressione.
Il libro è uno strumento molto utile, apprezzato e adottato dal Comitato che ne sostiene la presentazione e la realizzazione di edizione nelle diverse lingue che stanno già avvenendo, in particolare risaltiamo quella recentemente avvenuta in Austria.

Subito dopo sono intervenuti i giovani compagni Maoisti francesi, presenti con una forte delegazione e “caldi” dell’impegno di prima linea nella rivolta in Francia di questi giorni.
Questi compagni hanno letto un intervento accolto con applausi e calore dal meeting – il testo sarà allegato.

E’ successivamente intervenuto un compagno del MLKP che ha portato il suo saluto militante al Meeting e parlato della situazione in Turchia e nel nord Kurdistan denunciando il parallelo esistente tra l’operazione repressive del regime turco e dell’imperialismo e l’operazione Green Hunt. Sottolineando l’importanza della solidarietà internazionalista tra India e Turchia che deve essere intensificata. Il Meeting ha salutato questo appello, esprimendo tutto il proprio impegno.

La seconda parte del meeting è stata dedicata all’esame della linea, della strategia e della tattica e degli attuali sviluppi dell’azione del PCI(M), dell’Esercito di liberazione popolare; un esame dettagliato utilizzando documenti e pubblicazioni segnalati dal PCI maoista e adottati dal Comitato per far avanzare il sostegno alla guerra popolare, al Partito che la dirige, al marxismo-leninismo-maoismo che li guida.
Centrale in questa fase del Meeting è stata la lettura del Comunicato del PCI(M) che annuncia il cambio del segretario del Partito. Tutto il meeting ha salutato con riconoscenza il compagno Ganapathy che ha guidato il Partito nel lungo processo di unificazione di tutti i maoisti e di tutti i naxaliti e che ha condotto il Partito all’attuale stadio della guerra popolare. Il Meeting si è stretto intorno al nuovo segretario esprimendo il pieno appoggio e la certezza che condurrà la guerra popolare verso una fase di avanzamenti nella lotta contro il regime indiano e l’imperialismo, per la vittoria della rivoluzione di Nuova democrazia e la marcia verso il Socialismo.

Per dare valore alla battaglia del Partito Comunista dell'India (Maoista), il Meeting ha ricordato a questo punto la compagna Anuradha Ghandy e una compagna del Mfpr Italia ha presentato l’edizione italiana dei suoi scritti, in particolare quelli dedicati all’analisi critica delle diverse tendenza del femminismo occidentale. Un contributo importante che viene dal Partito e dalle donne maoiste dell’India e segna il ruolo straordinario che le donne hanno e avranno nelle guerre popolari nel mondo e nella lotta per il socialismo e il comunismo come forza poderosa della rivoluzione.

Nel corso del Meeting venivano letti intanto i messaggi di saluto al meeting contenenti anche proposte e interventi critici autocritici che aiutassero il Comitato ad avanzare e a svolgere il suo importante ruolo non solo nel sostegno internazionale alla guerra popolare ma al generale avanzamento del movimento del proletariato e dei popoli oppressi all’insegna dell’internazionalismo proletario.

E’ intervenuta, quindi, la compagna del Comitato di sostegno internazionale alla guerra popolare dell’Austria. L’intervento sarà distribuito internazionalmente, appena sarà a disposizione nella sua traduzione. La compagna ha proposto che il Comitato si doti di un coordinamento stabile con rappresentanti dei paesi che ne fanno parte o che vogliano parteciparvi, con un piano comune, e che contribuisca all’affermazione del maoismo e della guerra popolare nel mondo. Ha proposto una campagna per il dirigente maoista Ajith detenuto illegittimamente nelle carceri indiane e un seminario da tenersi in Austria in primavera volto ad analizzare l’azione storica del naxalismo e del PCI maoista sul fronte del boicottaggio elettorale.

Ulteriori interventi sono stati svolti dal Comitato di sostegno in Galizia e da altri compagni del Comitato in Italia volti a chiarire la funzione e l’azione del Comitato come non puro strumento di propaganda e di identità, ma volto a creare un ampio movimento di massa che isoli il regime indiano e faccia crescere la solidarietà con la guerra di popolo, ricavandone l’insegnamento necessario perchè si affermi la via della rivoluzione e della guerra di popolo in tutto il mondo.

Hanno presenziato al dibattito una forte delegazione di compagni facenti riferimento al TKP/ml, che hanno espresso il pieno sostegno al meeting e la loro presenza per allargare e ricostruire tutti i legami internazionali e internazionalisti con i partiti, organizzazioni, organismi solidali presenti, oggi in particolare in cui il TKP/ml e il movimento rivoluzionario turco attraversano una fase di intensa lotta di linea di organizzazione e di sviluppo dell’azione rivoluzionaria.
Tutti i compagni e realtà presenti, anche non facenti parte del Comitato, hanno espresso grande interesse al meeting e l’impegno a rafforzare in Italia la cooperazione che faccia avanzare la solidarietà internazionale e internazionalista.
Il meeting si è chiuso con il canto dell’Internazionale e ha gridato forte il suo “Lal salaam”.
Il meeting ha adottato come prima tappa la settimana internazionale di azione e mobilitazione del 20-27 gennaio 2019.
Il Meeting è stato ottimamente organizzato dai compagni del Comitato di Milano e ha ringraziato il centro sociale Micene, realtà da tempo impegnata nella solidarietà internazionale, nella battaglia a sostegno dei prigionieri politici, nell’essere uno spazio della lotta dei migranti, della lotta per la casa e delle lotte proletarie in generale in un quartiere popolare tra i più importanti di Milano.
Saranno raccolte edistribuite tutte le proposte sottoposte al dibattito generale dei Comitati dei vari paesi e dei compagni che sostengono la guerra popolare in India, per essere adottate con spirito unitario e realizzate secondo le condizioni politiche e organizzative esistenti nei diversi paesi.

Comitato di sostegno alla guerra popolare in India dicembre 2018