martedì 23 marzo 2021

verso la grande giornata di lotta del 26 marzo

 Il 26 marzo, in coincidenza con il quarto mese di assedio alla Capitale dell’India, New Delhi, i contadini metteranno in atto uno sciopero generale (Bharat Bandh) in tutto il Paese. È questa un’altra risposta al governo fascista indù di Modi, che in una recente intervista il leader dei contadini, Tikait, ha definito “l’ultimo imperatore”…

La più grande protesta dei contadini in atto nel mondo non si è fermata e non si ferma nemmeno un minuto, ha un pieno calendario di azioni e viene messa in pratica in varie forme, e tra queste, se ce n’era una che più chiara non poteva essere, a conferma delle intenzioni dell’assedio è la costruzione di case in mattoni nei siti della protesta alla periferia della capitale! Tra mille e duemila nei prossimi giorni, per ripararsi dal forte caldo in arrivo, hanno detto i contadini, tra le proteste della polizia che ha fatto scattare un paio di denunce per costruzione abusiva! I contadini intervistati hanno risposto per le rime: la polizia ha bloccato le strade perfino alle ambulanze, ha scavato trincee per impedirci di entrare nella capitale, perché questo viene tollerato? La polizia in grande difficoltà con il traffico continua ad aprire e chiudere le autostrade che portano a Delhi: adesso quella di Ghazipur… ma solo per quelli che arrivano dall’Uttar Pradesh!

Nel piano delle iniziative ci sono state le immense manifestazioni per l’8 marzo, di fatto la più grande manifestazione al mondo delle donne; la partecipazione ad alcune giornate di lotta indette per il 15 marzo scorso: la “Giornata contro le Multinazionali” e la “Giornata contro il Governo”. Anche il Partito Comunista dell’India (maoista), come hanno riportato quotidiani indiani, ha partecipato e fatto appello ad aderire a queste giornate, anche attraverso proprio sindacato del lavoro rivoluzionario.

blocco delle strade contro la deforestazione

maoist banners odisha









New Delhi, 17.03.21

La carretera de Raighar-Hatigaon, distrto de Nabarangpur, amanecio de nuevo cortada por carteles colocados por militantes del clandestino Comité Menpur-Naupada del Partido Comunista de la India (maoísta), según informan medios de la prensa india.
Las pancartas denunciaban la deforestación y exiguian precios justos para los productos forestales.

Il PCI Maoista in Telangana estende il sostegno allo sciopero generale ("Bharat Bandh'') indetto dalle organizzazioni delle masse contadine

 Distretto di Kothagudem, 17 marzo 2021: Il CPI (maoista) sostiene il "Bharat Bandh'' (sciopero generale) indetto il 26 marzo dal Samyukta Kisan Morcha (SKM), coalizione di 40 sindacati di contadini, in protesta contro le tre leggi agricole centrali recentemente adottate.

Il portavoce ufficiale del Comitato statale del Telangana del Partito, Jagan, in una dichiarazione rilasciata ai media mercoledì, ha affermato che il CPI (maoista) sostiene lo sciopero nazionale indetto dai sindacati degli agricoltori. Ha chiamato i diversi settori della società a estendere il loro sostegno al bandh protestando contro le leggi agricole che attaccano le condizioni dei contadini di tutto il paese.
Jagan scrive che i contadini hanno combattuto per oltre 100 giorni assediando Nuova Delhi contro le nefaste leggi sull'agricoltura che il governo centrale del BJP aveva approvato 
Ricorda che le masse contadine furono al centro dell'azione durante la lotta contro il dominazione britannica in India. Ora quella stessa comunità agraria sta conducendo una lotta instancabile contro le "leggi nere" che hanno lo scopo di avvantaggiare le grandi aziende capitaliste.
Si denuncia che leggi agricole chiuderebbero i mercati agricoli, negherebbero agli agricoltori un prezzo remunerativo dei prodotti agricoli, imporrebbero al settore agricolo un sistema di contratti per cui alla fine i contadini perderebbero il controllo delle loro terre.
Il governo Modi ha già causato gravi problemi alle masse popolari coi suoi provvedimenti, quali la demonetizzazione, l'introduzione del regime GST, gli emendamenti alle leggi sul lavoro, la limitazione della libertà di stampa e altri ancora. Ora il governo attacca le masse contadine, afferma Jagan.
Apprezzando il sostegno offerto agli agricoltori dalla popolazione di Delhi, il portavoce dei maoisti si augura che operai, donne, uomini, intellettuali, studenti, giornalisti e altri sostengano la protesta dei contadini.

avanza la lotta delle lavoratrici domestiche - un contributo

 COVID-19 HA MESSO A NUDO LE LOTTE E LO SFRUTTAMENTO CHE LE LAVORATRICI DOMESTICHE DEVONO AFFRONTARE

Fonte: People’ Dispatch – 21/03/16, di Satarupa Chakraborty*; trad. di G. L.

Dal rapporto dell’Economic and Political Weekly risulta che in India ci siano più di 50 milioni di lavoratori domestici, una forza lavoro costituita per oltre il 75% da donne (le stime ufficiali del governo sono di 3,9 milioni, ci cui 2,6 milioni donne.)

A Bangalore, capitale del Karnataka, uno stato dell’India meridionale, ci sono circa 400.000 lavoratori domestici, una grossa quota della forza lavoro della città.
Il loro lavoro non è tuttavia riconosciuto, e così sono privati dei diritti lavorativi, di condizioni di impiego regolari e del rispetto, un fatto che è emerso con ancora maggiore evidenza dall’inizio della pandemia.
Kajita (28 anni) e Noor (45 anni) sono lavoratrici giunte dal Bengala occidentale a Bangalore, metropoli di 8,5 milioni di abitanti.
Abitano in una baraccopoli nell’area di Thubarahalli, a est della città, celata dagli edifici che stanno sorgendo in un quartiere di lusso che collega i due maggiori centri Information Technology (IT), Marathahalli e Whitefield.
Prima che il lockdown nazionale fosse annunciato nel marzo 2020, Kajita iniziava la sua giornata di lavoro alle 4:45 e tornava a casa dopo le 21. Lavorava per più di 15 ore al giorno in 10 famiglie. Noor andava a lavorare alle 5:45 del mattino e tornava verso le 18:30.Lavorava in quattro famiglie: otto ore in una casa e poi divideva il resto del tempo lavorando in altre case.
Una lavoratrice giovane, come Kajita, può lavorare in una dozzina di case per aumentare il suo reddito, invece, quelle più anziane, come Noor, di solito lavorano 8 o 12 ore con una sola famiglia e cercano di trarre da lì la maggior parte del loro reddito.
Il salario di Kajita e Noor proviene dal loro lavoro fisico pesante e sottovalutato.
Prima dell’annuncio del lockdown in India il loro reddito bastava appena a sostenere se stesse le loro famiglie. Quanto hanno guadagnato in un decennio di lavoro non è bastato a migliorare il loro tenore di vita e neppure ha garantito loro durante la pandemia di rimanere in casa, senza rischi.
Quando è iniziato il lockdown, Kajita, Noor e le altre lavoratrici domestiche si sono trovate per più di quattro mesi senza lavoro. Uno dei datori di lavoro di Kajita le ha pagato i primi due mesi di salario ad inizio lockdown, mentre gli altri si sono rifiutati di pagarla, cosicché per diversi mesi ha perso circa il 90% del suo reddito mensile. Noor ha ricevuto la metà del suo salario per i primi due mesi del lockdown.
Attualmente Kajita guadagna 7.000 rupie (96 dollari) al mese – una drastica riduzione del suo reddito i oltre il 70% rispetto alle 30.000 rupie (413 dollari) al mese che guadagnava prima del lockdown.
Noor ne guadagna 11.500 rupie (158 dollari) – un calo di quasi il 50% rispetto alle 20.000 rupie (275 dollari) al mese.
Se è calato il salario, la spesa delle famiglie è aumentata in proporzione al reddito. Anche durante il lockdown, Kajita e Noor hanno dovuto pagare 2.500 rupie (34 dollari) ciascuno per l’affitto delle loro baracche e le bollette elettriche, e per le taniche di acqua potabile, che non c’è negli slums.
Ad ottobre 2020, Noor ha riferito che sono riusciti a sopravvivere per più di due mesi, grazie ai pacchetti alimentari di un mese ricevuti da alcune organizzazioni come il Centro dei sindacati indiani e Bharat Gyan Vigyan Samiti. Non avevano mai visto questo tipo di miseria prima.
I lavoratori migranti dell’India, che si spostano dalle aree rurali a quelle urbane in cerca di un’occupazione remunerativa, mantengono le proprie famiglie nei villaggi con rimesse che rappresentano gran parte del loro salario. Essi vivono in anguste baracche fatte di teloni e lamiere, in una città tentacolare con costi e distese crescenti.

In India non esiste una legislazione nazionale che garantisca ai lavoratori domestici condizioni di impiego regolari, un salario minimo e condizioni di lavoro decenti.
Le lavoratrici sono spesso alla mercé dei loro datori di lavoro, il che può significare minacce, intimidazioni e violenza; non sono riconosciute alla maggior parte dei lavoratori domestici il riposo settimanale, festività o ferie retribuite, anzi nei giorni di festa il loro lavoro aumenta fortemente. Inoltre non hanno diritto a nessun sussidio sociale ed economico da parte dello stato.
La segretaria generale del sindacato dei lavoratori domestici, affiliato al CITU (Centre of Indian Trade Unions) riferisce che le minacce di violenza più comuni emergono quando una lavoratrice chiede un aumento del salario o si rifiuta di svolgere compiti diversi da quelli concordati nelle trattative verbali al momento dell’assunzione, o quando una lavoratrice resiste agli abusi sessuali del datore di lavoro maschio.
Intimorite dalla minaccia che il datore di lavoro possa sporgere una denuncia di furto alla polizia contro di loro (anche se sono innocenti), la maggior parte delle lavoratrici domestiche evitano di sporgere denuncia, temendo di perdere il lavoro, ritorsioni su di loro o sulle loro famiglie da parte dei datori di lavoro.

La lotta dei sindacati e delle organizzazioni per salvaguardare i diritti e la vita dei lavoratori domestici ha spinto il governo centrale a introdurre nel 2017 la Legge sui lavoratori domestici (Regolamentazione del lavoro e Previdenza Sociale).
Non solo il loro lavoro è invisibile, ma loro stessi sono visti come persone subumane.
Occorre combattere questa mentalità e le pratiche disumane che ne derivano con una lotta organizzata delle lavoratrici domestiche per risolvere le loro angustie quotidiane e far progredire la loro vita sociale.
[*Satarupa Chakraborty è un’attivista della AllIndia Democratic Women’s Association (AIDWA). È una Globetrotter/Peoples Dispatch fellow e una ricercatrice al Tricontinental: Institute for Social Research ed è attualmente basata nell’ufficio di Nuova Delhi in India. Sta anche conseguendo un dottorato di ricerca in filosofia all’Università Jawaharlal Nehru (JNU) in India.]
preso dal blog sicobas

martedì 16 marzo 2021

Il PCI maoista fa appello a sostenere la giornata di lotta del 15 marzo contro la privatizzazione

 


Come riportato da Telangana Today, il Partito Comunista dell'India (Maoista) e l'organizzazione sindacale ad esso vicina hanno fatto appello al sostegno per lo sciopero generale indetto dal Forum Unito dei Sindacati Bancari (UFBU).

Il PCI (Maoista) e la sua ala sindacale Viplava Karmika Samakhya (Confederazione rivoluzionaria del lavoro) hanno invitato le masse del Telangana a manifestare il 15 marzo, definita Giornata contro la privatizzazione, in segno di protesta contro la privatizzazione degli enti del settore pubblico da parte del governo NDA (Nuova Alleanza Democratica) guidato dal BJP (Barathiya Janatha Party) a livello centrale.

In dichiarazioni separate rilasciate alla stampa qui sabato, il portavoce del Comitato di Stato maoista del Telangana compagno Jagan e il segretario del Viplava Karmika Samakhya, compagno Azad, hanno accusato il governo di Modi di svendere società del settore pubblico a imprese private con il pretesto dello sviluppo. Hanno espresso solidarietà con lo sciopero nazionale convocato per il 15 marzo dal Forum unito dei Sindacati Bancari (UFBU) per esprimere il rifiuto della privatizzazione delle banche pubbliche.

Il governo di Modi aveva buttato in mezzo alla strada migliaia di lavoratori privatizzando la Coal India, azienda che faceva profitti. Agendo come un sensale per le forze multinazionali come Adani e Ambani, il governo ora vuole fare lo stesso con la vita di centinaia di migliaia di lavoratori dello stabilimento siderurgico SCCL e Visakhapatnam, ha affermato il compagno Jagan.

Modi ha detto che con la campagna di disinvestimento il suo governo vuole generare Rs 2,50 milioni di rupie da investire in programmi di welfare, ma in realtà sta svendendo la nazione alle multinazionali, accusando coloro che si sono opposti alla privatizzazione di essere anti-nazionali.

I compagni Jagan e Azad hanno detto e denunciato che la campagna di privatizzazione mira a reprimere i lavoratori, i contadini e i settori più deboli, e hanno invitato il popolo del paese e la classe operaia ad organizzare agitazioni collettive contro la privatizzazione per proteggere la nazione dalle forze capitaliste.

domenica 7 marzo 2021

'Non posso essere oppressa. Non posso essere comprata." Parlano le donne che guidano le proteste dei contadini indiani - La rivista Time

'Non posso essere intimidita. Non posso essere comprata. Le donne che guidano le proteste dei contadini indiani

Kiranjit Kaur, a sinistra, è arrivata al sito di protesta Tikri da Talwandi, nel Punjab, il 23 febbraio con un gruppo di 20 donne, tra cui sua suocera e i suoi figli. "È importante che tutte le donne vengono qui e segnino la loro presenza in questo movimento. Ho due figlie, e voglio che crescano tra le donne forti che vedono qui.

Kanishka Sonthalia - TIME

TESTO DI NILANJANA BHOWMICK  | FOTOGRAFIE DI  KANISHKA SONTHALIA  PER IL TIME

4 MARZO 2021 21:00 EST

Ilmessaggio alle donne era chiaro: tornate a casa. Da novembre, centinaia  di migliaia di contadini si erano radunati in diversi siti alla periferia della capitale indiana per chiedere l'abrogazione di tre leggi agricole che, a loro dire, avrebbero distrutto i loro mezzi di sostentamento. A gennaio, con l'inizio dell'inverno di Nuova Delhi, il Capo della Giustizia dell'India ha chiesto agli avvocati di persuadere anziani e donne a lasciare le proteste. In risposta, le donne contadine - per lo più provenienti dagli stati rurali del Punjab, dell'Haryana e dell'Uttar Pradesh - si arrampicarono sui palchi, presero possesso dei microfoni e reagirono gridando un unanime "No!"

"Qualcosa è scattato dentro di noi quando abbiamo sentito il governo dire alle donne di tornare a casa", dice Jasbir Kaur, una vivace contadina di 74 anni di Rampur, nell'Uttar Pradesh occidentale. È la fine di febbraio e Kaur è accampata al sito di protesta di Ghazipur da oltre tre mesi, tornando a casa solo una volta. È stata colpita dall’affermazione della Corte che le donne si dovevano occupare semplicemente delle cure domestiche che fornivano servizi di cucina e pulizia in questi siti - anche se si fa in parte quel lavoro - piuttosto che uguali partecipanti. "Perché dovremmo tornare indietro? Questa non è solo la protesta degli uomini. Abbiamo faticato nei campi al fianco degli uomini. Chi siamo, se non contadine?"

Amandeep Kaur, 41 anni, di Talwandi, Punjab, è impiegata come operatore sanitario della comunità e come contadina per sostenere le sue due figlie. Suo marito morì suicida cinque anni fa; dato che non conosceva i suoi diritti, non ricevette alcun risarcimento governativo per le famiglie dei contadini che muoiono suicidi. Le nuove leggi, dice, "ci uccideranno, distruggeranno quel poco che abbiamo".

Kanishka Sonthalia - TIME

Domande come questa sono state raramente poste da donne come Kaur, a lungo abituate a trascurare i loro contributi all'agricoltura come parte dei loro doveri domestici. Ma questa ondata di proteste, la più grande manifestazione in corso al mondo e forse la più grande della storia umana, ha spinto migliaia  di persone a far sentire la loro voce. Indiani di tutte le età, generi, caste e religioni sono stati uniti da un obiettivo comune: far ritirare le nuove leggi  agricole approvate a settembre dal governo del primo ministro Narendra Modi. Le leggi, sospese a gennaio dalla Cassazione ma non ancora abrogate, consentirebbero alle società private di acquistare direttamente dai contadini, cosa che secondo loro li lascerebbe alla mercé degli acquirenti ed eliminerebbe il tradizionale sistema del mercato all'ingrosso o mandis, dove viene loro garantito un prezzo minimo fisso per alcune colture.


Le proteste hanno attirato donne di tutte le età. Mentre alcune parlano sul palco, altre sono semplicemente determinate ad essere presenti. "Sono una donna analfabeta", dice Gurmer Kaur, al centro, alle proteste con le sue amiche Surjit Kaur, a sinistra, e Jaswant Kaur, a destra, tutte quasi 70eeni. "Non so parlare bene, ma posso stare seduta e mi siederò qui fino alle prossime elezioni se queste leggi non saranno ritirare. "

Kanishka Sonthalia - TIME

Le donne, che costituiscono la spina dorsale dell'agricoltura indiana, possono essere particolarmente vulnerabili allo sfruttamento delle imprese. Secondo Oxfam India ,l'85% delle donne del mondo rurale lavora in agricoltura, ma solo circa il 13% possiede un po’ di terra. "Le donne non sono viste come contadine. Il loro lavoro è immenso ma invisibile", afferma Jasbir Kaur Nat, membro dell'Unione Contadina del Punjab, che sta mobilitando i contadini a Tikri, il luogo di protesta al confine tra Haryana e Delhi.

Fotografia di Kanishka Sonthalia per TIME

"Questa legge ci ucciderà, distruggerà quel poco che abbiamo", dice Amandeep Kaur, una contadina di Talwandi nel Punjab, il cui marito è morto suicida cinque anni fa, a seguito di un brutto raccolto che lo ha messo a terra con un debito di circa 7,000 dollari. Oltre a fare la contadina, Kaur lavora come operatrice sanitaria della comunità per sostenere la sua famiglia; lei e le sue due figlie hanno avuto diritti sulla terra solo dopo la morte del marito. Ha perso un risarcimento di quasi lo stesso importo che il governo indiano dà alle famiglie dei contadini che muoiono per suicidio perché non si è assicurata l’analisi della salma per certificare la morte come suicidio. "Non conoscevo nemmeno la procedura per chiedere un risarcimento al governo per la morte di mio marito", dice. "Come potrei contrattare con gli uomini d'affari?"

Sarjit Kaur, a sinistra, e Dilbeer Kaur, a destra, di Rampur, Uttar Pradesh, sono alle proteste da due mesi. "Siamo qui per dimostrare solidarietà e sostegno", dice Dilbeer. Il premier Modi "ci sta facendo lasciare le nostre fattorie e stare qui per lottare per i nostri diritti. Siamo qui per ottenere l'abrogazione di queste leggi, e saremo qui fino a quando non lo faremo.

Kanishka Sonthalia - TIME

L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura ha sollecitato un'azione sul divario di genere nell'agricoltura, affermando che le voci delle donne devono essere "ascoltate come partner uguali" per garantire sia lo sviluppo agricolo che la sicurezza alimentare. E alle proteste in India, le donne parlano. Prima d'ora, alcune donne non erano mai uscite di casa senza velo, figuriamoci parlare sul palco davanti a migliaia di uomini. Molte arrivano nei siti con i trattori, un simbolo potente e in precedenza maschile dell'agricoltura in India. "Le donne stanno cambiando le donne qui", dice Nat, elogiando lo spirito di protesta tra queste donne. "Rivendicano la loro identità di contadine."


Bindu Ammini è una nota attivista per i diritti dei Dalit e per i diritti delle donne del Kerala. "Sono venuta qui per sostenere i contadini", dice. "ma ho visto un'India molto diversa senza alcuna casta o discriminazione di genere. Speriamo che continui oltre la protesta.

Kanishka Sonthalia - TIME

Tutto questo sta accadendo nel cuore profondamente patriarcale indiano dell'Uttar Pradesh,del Punjab e dell'Haryana. Cambiare mentalità negli Stati in cui il femminicidio, la  violenza sessuale e  la  discriminazione di genere dilagano è stata una sfida persistente per gli attivisti. "Abbiamo lavorato per realizzare l'uguaglianza di genere da queste parti per così tanto tempo, ma il processo è stato lento", afferma l'attivista per i diritti delle donne Sudesh Goyat. Durante i primi giorni di proteste a Tikri, dice, era l'unica donna dell’Haryana lì. Ma dopo che la Corte suggerì alle donne di andarsene, "iniziarono ad arrivare. Sono venute con le loro famiglie. Sono venute con altre donne. Sono venute da soli. Non è altro che un miracolo", dice.

Ispirate dalle donne che cantava, recitano poesie di protesta e cantano slogan a Tikri, i contadini di 18 anni Sahumati Padha, a sinistra, e Hiraath Jhade sono arrivati dallo stato centrale del Chhattisgarh. "Volevo portare la nostra storia a loro e nel resto dell'India", dice Padha. "Dobbiamo essere viste."

Kanishka Sonthalia - TIME

Urmila Devi, 41 anni, lavora nei campi con il marito nel villaggio di Bahadurgarh vicino al sito di Tikri. "Entrambi lo faciamo insieme. Non so di diritti", dice. "Non ci ho mai pensato troppo. C'è una famiglia da gestire e bocche da sfamare.

Kanishka Sonthalia - TIME

È anche un'opportunità unica per affrontare lo squilibrio di genere nella società indiana, afferma Gurnaam Singh, segretario di Stato dell'Unione Contadina del Punjab. Nei luoghi di protesta, uomini e donne di culture e comunità diverse devono vivere fianco a fianco senza molta privacy e in circostanze difficili.

Approfittando di questa rara situazione, gli attivisti tengono frequenti discussioni sul lavoro delle donne e sul loro contributo all'economia rurale. Annunci regolari dal palco sul trattamento delle donne alla pari riecheggiano intorno ai siti di protesta per tutto il giorno. "Mi piace questa India", afferma Harsharan Kaur, un giovane ingegnere IT che ha lasciato un lavoro a Dubai per fare volontariato nel sito di protesta.

Attivista per i diritti di genere dell’Haryana, Sudesh Goyat è stata al sito di protesta Tikri fin dall'inizio, contribuendo a mobilitare le donne e organizzarsi affinché il 18 gennaio possa essere riconosciuta come Giornata delle donne contadine. "Le donne lavorano allo stesso modo nei campi con gli uomini. È giusto che siano qui per protestare", dice. "La consapevolezza tra le donne del proprio potere non è mai stata superiore a quella attuale."

Kanishka Sonthalia - TIME

Sul sito di Ghazipur, Ravneet Kaur, 29 anni, studentessa di legge di Bangalore, ha reso normali, con successo, le conversazioni su un argomento tabù in India: le mestruazioni. Ha allestito un negozio di donne nel sito con l'aiuto delle donne manifestanti, dove hanno esposto apertamente gli assorbenti. "Gli uomini si sono abituati abbastanza presto", dice. "Ora queste conversazioni sono normali da queste parti. Gli uomini non si tirano più indietro quando si parla di assorbenti.

Non è chiaro se tali sentimenti si diffonderanno al di là delle proteste, ma per ora le donne contadine vengono viste, ascoltate e riconosciute, offrendo una nuova visione di come potrebbe essere l'uguaglianza di genere per il paese. "Le abbiamo visti come madri, sorelle, mogli", dice Sukh Deep Singh, un giovane agricoltore del Punjab. "Ma ora le vediamo sotto una luce diversa."

Anche le donne si vedono in modo diverso. A Tikri, Sudesh Kandela, una contadina di 55 anni dell’Haryana, guarda uno spettacolo teatrale messo in scena da un gruppo teatrale locale, rapita dallo spettacolo. "Non sapevo di cosa ero capace oltre le aspettative di me come donna, moglie e madre", dice Kandela, che non era mai stata ad una protesta o si era tolta il velo fuori di casa. "Ma ora sono qui", dice stringendo i pugni, "e non posso essere oppressa. Non posso essere intimidita. Non posso essere comprata.” 

mercoledì 3 marzo 2021

Il governo fascista indù di Modi gioca la carta delle donne contro la guerra popolare creando appositamente un commando tutto al femminile in nome della “emancipazione”!

                    

La gigantesca protesta dei contadini, in corso da oltre tre mesi, sta creando enormi problemi al governo indiano per il quale è diventata una minaccia… ma il governo fascista indù di Modi non può dimenticare affatto “la più grande minaccia interna per il nostro Paese”, come la definì l’ex capo del governo Manmohan Singh, e cioè quella della guerra popolare condotta dai maoisti.

L’intensa attività del Partito Comunista dell’India (Maoista) in “90 distretti in 11 Stati” del Paese, secondo lo stesso governo, che in diverse forme si estende dalle foreste alle città, con la grande partecipazione delle donne combattenti, la cui determinazione è ben nota, ha portato le forze armate dell’India ad inventarsi un commando tutto al femminile inserito nell'unità d'élite anti-maoista CoBRA, che comprende attualmente 12.000 militari, come riporta la stampa indiana online.

“La Central Reserve Police Force (CRPF-Forza di Polizia Riserva Centrale) ha introdotto per la prima volta un commando di 34 donne nella sua unità d'élite Commando Battalion for Resolute Action (CoBRA-Battaglione Commando per Azione Risoluta), che è stata creata nel 2009 ed è principalmente dispiegata negli stati colpiti dall'estremismo di sinistra”.

Il tutto addirittura all’insegna della “emancipazione femminile”, come dice il direttore generale della polizia; una polizia che usa lo stupro come arma di guerra!

“La CRPF ha fatto un altro passo verso l'emancipazione femminile includendo i commando femminili nelle celebrazioni dell'88° battaglione di sole donne".

Questa “emancipazione” consiste in un addestramento che “rafforzerà le loro capacità fisiche e l'acume tattico impartendo un addestramento di livello superiore nel tiro e nelle armi speciali, pianificazione tattica, addestramento sul campo, esplosivi, abilità di sopravvivenza nella giungla, ecc."

Ma il direttore generale della CRPF si spinge oltre, davvero oltre: “La neutralità di genere aggiunta alla diversità della forza delle donne emancipate, crea una famiglia più emancipata che alla fine dà più potere alla nazione".

Ecco a cosa servirebbe questa “emancipazione” organizzata in commando: non solo innanzi tutto a continuare a massacrare altre donne, e uomini, nel tentativo di mettere fine alla guerra popolare, ma a ribadire proprio il ruolo assegnato alla donna: creare una famiglia, anche se più emancipata (e non si capisce cosa si intenda), e infine uno stato più potente.

Quest’altra mossa fascista del governo e delle forze armate indiane è però frutto della disperazione, perché da decenni fanno “piani” con tanto di “data di scadenza” entro cui dovranno sradicare i maoisti (che oramai Modi vede dappertutto, anche nelle città e li chiama “urban naxal”, maoisti urbani, appunto!), piani che la guerra popolare manda regolarmente all’aria!

lunedì 1 marzo 2021

"Andrò alla periferia di Singhu e mi siederò con i contadini", dice l'attivista Nodeep Kaur dopo il rilascio dal carcere

 


L'attivista per i diritti dei lavoratori Nodeep Kaur dopo essere stata rilasciata dalla prigione di Karnal venerdì 26 febbraio. | Saahil Murli Menghani/Twitter screengrab

L'attivista per i diritti dei lavoratori Nodeep Kaur venerdì ha detto che si unirà alla protesta dei contadini contro le nuove leggi agricole alla periferia di Singhu, ha riferito alla NDTV. "Andrò sicuramente a Singhu, mi siederò con i contadini", ha detto, dopo il suo rilascio dalla prigione di Karnal a tarda sera. "Non ho fatto nulla di illegale in passato e non farò nulla di illegale in futuro e starò sempre dalla parte del popolo."

All'inizio della giornata, l'Alta Corte del Punjab e della Haryana hanno concesso la cauzione a Kaur. Era stata arrestata il 12 gennaio per aver mobilitato i lavoratori vicino al confine di Singhu, epicentro della protesta dei contadini contro le tre nuove leggi agricole. L'attivista Dalit e i suoi colleghi hanno organizzato una manifestazione nella zona industriale di Kundli, vicino a Singhu, fuori da una fabbrica che non aveva pagato ai lavoratori il loro salario.

Parlando di Shiv Kumar, un altro attivista che è stato arrestato insieme a lei, Kaur ha detto che le sue condizioni sono molto brutte e che non è stato portato in ospedale nonostante gli ordini di farlo. "Non era nemmeno lì il 12 [gennaio], eppure è stato arrestato e picchiato brutalmente."

Un rapporto medico ha dimostrato che Kumar ha riportato otto ferite vecchie di più di due settimane. Il 19 febbraio la corte aveva dato ordine al sovrintendente della prigione di Sonipat di far esaminare Kumar al Government Medical College and Hospital di Chandigarh, dopo che suo padre Rajbir aveva sostenuto che l'attivista incarcerato fosse stato "sottoposto a torture da parte della polizia".

Kaur ha anche parlato dei contadini in mobilitazione e detto che le persone dovrebbero esprimersi a favore delle loro richieste. "I contadini manifestano nei siti di protesta, lasciando i loro campi", ha detto. "A nessuno piace sedersi per le strade se non per le loro giuste richieste. Quindi, le persone dovrebbero esprimersi a loro favore in modo da raggiungere una soluzione.

Nel frattempo, sua sorella Rajvir Kaur ha detto che la lotta è ancora in corso poiché molti attivisti sono ancora in prigione, come ha riferito a PTI. "Non abbiamo vinto questa battaglia", ha detto, secondo PTI. "Come possiamo vincere questa lotta fino a quando attivisti come Shiv Kumar, Umar Khalid [accusato nel caso di cospirazione delle rivolte di Delhi], Khalid Saifi [accusato secondo UAPA nel caso delle rivolte di Delhi]... (la lista è molto lunga), sono dentro le carceri? Tutti loro sono i veri leader del nostro paese.

Parlava al Press Club of India di Delhi durante un incontro pubblico, a un anno dall'arresto di Saifi e Ishrat Jahan, entrambi accusati ai sensi della legge sulle attività illegali (prevenzione), in un caso legato alla violenza comunale nel nord-est di Delhi nel febbraio dello scorso anno.

https://scroll.in/latest/988061/will-go-to-singhu-border-and-sit-with-farmers-says-activist-nodeep-kaur-after-release-from-jail?fbclid=IwAR1RJa1rTRUSf26uDQAS-J8tUEnTKG4QHFIGfAsIdaHXgxExfObWlgbzIRc#

Il PCI Maoista estende il sostegno ai lavoratori che si oppongono alla privatizzazione dell'acciaieria di Visakhapatnam

 

Distretto di Visakhapatnam, 26 febbraio 2021: Il PCI (Maoista) ha esteso il suo sostegno alle persone e ai lavoratori che sono in agitazione contro la proposta di vendita strategica dello stabilimento siderurgico di Visakhapatnam (VSP).

In una lettera rilasciata da Kailasam, portavoce del PCI (Maoista) Andhra Odisha Border Special Zonal Committee (AOBSZ), il partito ha dichiarato che il VSP era stato ottenuto dopo che le persone avevano fatto enormi sacrifici. Sono state uccise fino a 32 persone, dice la lettera, e aggiunge che la vendita dell’impianto siderurgico non deve essere consentita.

L'organizzazione ha anche attaccato il governo dello Stato per non aver preso sul serio la protesta.

"Il governo dell'YSRCP sta cercando di ingannare il popolo dicendo che la decisione di privatizzare il VSP è stata presa dal governo dell'Unione senza il suo consenso", ha detto Kailasam nella lettera.

"Sia YSRCP che BJP si trovano d’accordo sulla questione. Se l'YSRCP è davvero desideroso di sostenere l'agitazione, il primo ministro dovrebbe chiedere a tutti i suoi deputati di dimettersi per la causa", ha detto.

I maoisti criticano anche le leggi agricole, dicendo che il governo dell'Unione guidato dal BJP lavora solo per grandi aziende private.