Lettera aperta a Chhatradhar
Mahato
Da Sabyasachi Goswami, 24 maggio 2015
Non ci siamo mai incontrati tu ed
io, Chhatradhar. Ero in carcere con l’accusa di sedizione durante il periodo più
forte del movimento Lalgarh. La polizia ti ha arrestato per l’UAPA prima che
fossi rilasciato. Eravamo in carceri diversi. Non abbiamo avuto l’opportunità di
fare conoscenza. Eppure una gran tristezza mi ha preso quando ho sentito dell’ergastolo
a cui siete stati condannati tu e i tuoi amici e compagni. Forse un sentimento di
fratellanza tra gente che combatte una battaglia comune?
Che strane coincidenze. Da una
parte c’è chi, come Salman Khan, dopo aver giustiziato più di cinque persone
non ha dovuto andare in carcere. Era libero su cauzione mentre si trascinava il
processo che lo ha dichiarato colpevole, dopo tredici anni. Oppure chi, come Jayaa
Amma, è stato prosciolto dalle accuse di corruzione. E, dall’altra parte, ci
siete tu e i tuoi amici, che dovrete aspettare la morte in una cella buia. Il
governo del Paribartan (cambiamento) ha chiuso il cerchio delle false accuse
avviato dal governo del Fronte di Sinistra. Il fatto è che in base a norme del
codice penale britannico che siete stati condannati. E nonostante diversi
testimoni lo smentissero. Più di una volta i giudici sono stati cambiati. Alla
fine, il giudice se ne è infischiato delle diverse interpretazioni e le
modifiche apportate dalla Corte Suprema, dalla normativa post-britannica.
Portate avanti l’eredità di Sidhu
Kanhu e Birsa Munda. Sono certo che siete consci del fatto che questo Stato brahminico
non può accogliere le rivendicazioni del popolo Adivasi. Hanno voluto dargli una
lezione indimenticabile, che servisse da monito affinché le future generazioni di
Adivasi Mulvasi si mettano in riga. Perciò, forse, per tutto questo tempo non
vi aspettavate nient’altro che una condanna così pesante.
Quali sono state le reazioni alla
vostra condanna nello stato? Il partito di governo ha mantenuto un silenzio
tattico. Buddhadeb Bhattacharjee ha fatto il suo viaggio di auto-consacrazione.
I media hanno girato lo sguardo da un’altra parte. Gli intellettuali filo-Paribartan
hanno finto di essere muti. Gli attivisti dei diritti hanno fatto stridule
processioni. Tutto questo mi dà una profonda agitazione. Mille domande mi salgono
in mente.
Poco tempo fa, l’impatto dei
movimenti di Singur-Nandigram-Lalgarh ha fatto calare il sipario sul governo
del Fronte di Sinistra. Proprio come il palazzo di Anuj Pande, la roccaforte
del Fronte di Sinistra è stata demolita dal popolo dopo 34 anni. Un altro partito
di governo, il Trinamul Congress, è salito al potere cavalcando il movimento popolare.
Appena entrato in carica, già alla festa della vittoria, hanno cercato di confezionare
e diffondere un’idea: che il Paribartan (cambiamento) è merito della loro
massima dirigente. Era l’inizio di uno sforzo per cancellare il nome del popolo
dalle pagine della storia, per sostituirlo con quello della loro leader. Che la
direttiva per cui avreste dovuto marcire in prigione sia stata scritta proprio in
quel giorno?
Dopo il vostro arresto, il capo
della polizia ci ha informato delle vostre proprietà che ammontavano a decine
di milioni di rupie, dei vostri sontuosi palazzi. Eppure di questo non c’è
traccia nei verbali di sequestro. Oggi, i familiari tuoi e dei tuoi compagni,
mogli, madri, figli, vivono in miseria. E chi se ne cura? Non una volta la
coscienza democratica del West Bengal ha preteso che si facesse luce sulle
dichiarazioni del capo della polizia! Voglio sapere perché quegli
intellettuali, quei custodi della coscienza popolare, quelli che vennero al Lalgarh
solo per incontrarvi, perché oggi mantengono un aureo silenzio?
Il Lalgarh non era solo uno dei tellurici
movimenti popolari radicali che hanno cambiato il governo del West Bengal. È stato
forse il più singolare di tutti. Tu e i compagni condannati insieme a te
eravate il volto di quel movimento. E ora è proprio il governo del Paribartan che
vuole che marciate tutti in galera! Che la classe dominante abbia intravvisto
qualcosa di pericoloso dietro il vostro movimento? Non si può negare che, nella
storia dei movimenti popolari, il movimento Lalgarh non abbia precedenti. Per
otto mesi la polizia la polizia lo ha boicottato, e in tutto quel tempo il
movimento è continuato, pacificamente. Quel movimento ha mostrato inutili tutti
gli altri partiti politici. Nelle parole di Tagore, erano come delle Z che
cercavano di anteporsi alla A. Tutta la cosiddetta politica ufficiale è stata
ridotta a teatrino secondario dalla politica del popolo degli emarginati.
Quanti altri movimenti ci sono stati
nella storia di questo paese che sono durati così tanto tempo? E quanti altri
movimenti hanno visto una così alta percentuale di partecipazione delle donne? La
cosa importante di tutte è che invece di supplicare il governo avete iniziato ad
avanzare per la vostra strada di uno sviluppo alternativo. Avete cercato di
vivere in modo diverso, avete voluto inseguire il vostro senso della vita. È
stato questo il vostro crimine? È per questo che siete stati giudicati nemici
dello Stato?
Avete scavato canali di
irrigazione, avete costruito ospedali, avete riempito granai, avete aperto scuole.
Questa visione alternativa di uno sviluppo che sia autosufficiente non è ben
accetta dalle classi dominanti di questo paese. Di conseguenza, sono subito
state lanciate operazioni congiunte di forze di polizia dello stato e centrali che
hanno per prima cosa demolito quelle scuole e ospedali che auto-gestivate. Quel
nuovo flusso di sviluppo è stato bollato ‘anti-sviluppo’. Non è stato lasciato spazio
ad alcuna discussione o dibattito, su questo tema. È un dato di fatto che quel modello
alternativo di sviluppo era il messaggio più pericoloso per gli spacciatori
dello sviluppo che ha da offrire la globalizzazione. È per questo che siete
stati ricompensati con i magri pasti del carcere, da consumare in celle grandi
come loculi dietro alte mura.
In realtà, di questi tempi, se
qualcuno osa porsi agli antipodi dello sviluppo globalizzato e percorrere la
strada di uno sviluppo alternativo, che è un percorso di auto-dipendenza – un’ alternativa
alla dipendenza dai capitali stranieri – è immancabilmente marchiato come un
nemico dello Stato. Se qualcuno protesta, è incriminato per atti sediziosi, col
TADA, POCA, MOCA, UAPA ecc. (sigle di leggi repressive, ndt). Voi non solo
avete protestato, avete osato andare per una via di sviluppo alternativo. Non
stupisce che le classi dominanti di ogni colore di questo paese vi abbiano
dichiarato l’anti-Stato. Ma se anche siete il nemico dello Stato, non siete
nemici del paese: Stato e paese non sono la stessa cosa. Un paese non è il suo Stato,
o i suoi capi politici o il suo governo. Un paese è ... il suo popolo, il
popolo di quel paese. Il popolo che nessuno può piegare, il cui sudore e sangue
hanno costruito questa civiltà. Quel popolo la cui energia accende questa
civiltà, ma che vive al buio. Quel popolo che non riesce ad avere due pasti al
giorno. Quelli che sono i primi a essere sacrificati sull’altare dello
sviluppo. Quelli che diventano masse di rifugiati quando la costruzione di grandi
dighe, centrali elettriche, impianti chimici, è la priorità. Il popolo profondo
di questo paese. Il suo sviluppo è lo sviluppo del Paese. L’amore per esso è l’amore
per il paese. Così, nemico dello Stato e nemico del paese sono spesso antonimi.
Non è per un interesse personale, ma per proteggere la dignità e i diritti del popolo
che tu e i tuoi compagni siete in carcere. Non siete affatto dei traditori. I
giudici dello Stato possono punirvi. Ma può qualcun altro prendere il vostro posto
nel cuore del popolo, specie nei cuori della gente di Lalgarh e Jangalmahal?
Ci sono momenti in cui un
movimento rifluisce. È allora che si mostra il vero volto dei tiranni al
potere, che cade la maschera che avevano accuratamente mantenuto. Forse oggi è
uno di quei momenti. Un momento disgraziato in cui non si ascoltano voci di
protesta. Una strana oscurità sta avvolgendo tutti. Artisti, poeti, scrittori,
sono occupati a ricevere premi. Gli intellettuali tacciono. La società civile
non osa parlare apertamente. Forse è anche esitante. Ma io so che non c’è notte
che non annunci l’alba. Forse quei raduni striduli di attivisti dei diritti che
chiedono il vostro rilascio incondizionato sono un segnale di quell’alba.
Nessun commento:
Posta un commento