Ciò che succede in India
interessa molto i paesi circostanti che periodicamente fanno articoli per
monitorare la situazione. Quel che segue è un articolo sullo stato della guerra
popolare nella Regione del Bastar, ricca di materie prime, del quotidiano
online cinese South China Morning Post. Come sempre, se da un lato i giornali
borghesi non possono smentire la forza della guerra popolare e in parte le
giuste ragioni di essa, dall’altro parlano sempre di “popolazioni” innocenti
che si ritrovano tra i due combattenti; si tratta di pura incoerenza con le
loro stesse descrizioni dello stato delle cose, visto che la guerra popolare è
composta essenzialmente di quelle stesse “popolazioni”.
Comunque questo articolo
conferma tra l’altro:
- - La gigantesca militarizzazione del territorio
- - I falsi scontri in cui si uccidono militanti o “simpatizzanti” o “aderenti” al partito maoista
- - È falso che i combattenti si “arrendono”
- - La persecuzione nei confronti degli avvocati o degli attivisti dei diritti umani che vogliono indagare sulle illegalità e atrocità del governo…
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Bastar -'Il martirio non
sarà stato vano' e 'Viva l'esercito guerrigliero del popolo '.
ICSPWI ⋅ 16 febbraio 2017
Un memoriale per le donne
presumibilmente violentate e uccise dalle forze di sicurezza si trova a sei ore
di marcia nella giungla nel distretto di Bastar. Esso dice 'Il martirio non
sarà stato vano' e 'Viva l'esercito guerrigliero del popolo'.
Con magnifiche cascate,
sentieri forestali misteriosi e una popolazione tribale esotica, la regione del
Bastar ricca di minerali e coperta da foreste, al centro dello Stato indiano
del Chhattisgarh, è benedetta dal tipo di risorse naturali che potrebbero,
nelle giuste circostanze, farne una destinazione da vedere, un must, per
turisti facoltosi. Eppure, questo non è ancora posto per vacanze.
Lo spargimento di sangue
e la paura sono le caratteristiche di questa regione a 1.500 chilometri a sud
della capitale nazionale, Nuova Delhi. È nota soprattutto per essere la regione
più militarizzata dell'India, dove vi è un membro delle forze di sicurezza per
ogni 16 residenti.
Queste forze di sicurezza
sono spesso criticate per attacchi violenti e improvvisi. Proprio il mese
scorso la Commissione nazionale per i diritti umani dell'India (NHRC) ha
evidenziato un incidente in cui sono state violentate 16 donne tribali, dicendo
di essere stata "profondamente disturbato dalla situazione in Chhattisgarh"
nel corso dell'ultimo anno.
In poche settimane, il
governo ha mandato il funzionario di polizia, di grado alto, nella regione -
Ispettore Generale del Bastar S.R.P. Kalluri - in congedo a tempo indeterminato
in un tacito atto d'accusa per i crimini perpetrati dalle forze di sicurezza
contro i residenti tribali. Gli attivisti accusano Kalluri per le vessazioni e
intimidazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani che hanno avuto
luogo sotto il suo mandato. "[Le forze di sicurezza] ottengono l’impunità
grazie a lui", ha detto Sushil Sharma, il direttore del giornale locale in
Hindi, Bastar Bandhu.
Insieme a Kashmir e Manipur
nel nord-est, il Bastar è una delle tre regioni in cui il governo indiano è
accusato di palesi violazioni dei diritti.
Al centro dei suoi
problemi c’è il conflitto tra il governo e un gruppo di guerriglieri maoisti sulle
ampie risorse naturali del Bastar. Lo stato spinge aggressivamente per il
coinvolgimento delle imprese e l'estrazione di minerali, mentre i maoisti si
oppongono all’attività mineraria su larga scala e l'industrializzazione
pesante. Manmohan Singh (nella foto sopra), l'ex ministro primo, ha detto una
volta che il conflitto in Bastar era "la più grande minaccia interna"
dell'India.
Il Chhattisgarh produce
il 20 per cento del cemento dell’India. Esso possiede anche le seconde più alte
riserve di carbone, che è cruciale per la generazione di energia elettrica, ed
è uno dei maggiori produttori della nazione di minerale di ferro e stagno. Ciò lo
rende importante per il programma di sviluppo del governo.
I ribelli maoisti, che si
vestono in uniforme simile a quella dell'esercito, dicono che i residenti
beneficiano poco dallo sviluppo dello Stato e che i principali beneficiari
risiedono da qualche parte nelle città più grandi.
Come spesso accade in
tali controversie, sono gli innocenti, disarmati residenti che si sono trovati
in mezzo al fuoco incrociato. I maoisti, che si rifugiano nelle fitte foreste,
dipendono dalla gente del posto che fornisce cibo e un riparo, spesso costringendoli
a farlo a mano armata. Questo costringe le decine di battaglioni di forze
paramilitari di stanza in Bastar, che sono assistiti da migliaia di membri
della polizia di Stato, e che considerano gli abitanti del villaggio come
simpatizzanti maoisti. Di conseguenza, gli abitanti del villaggio sono presi di
mira spesso, e talvolta indiscriminatamente.
Nella violenza che ha
imperversato per 30 anni e passa, lo Stato ha recentemente avuto il
sopravvento. Durante il 2016, la polizia ha ucciso 133 persone accusate di
essere maoisti, più di una persona ogni tre giorni.
Gli abitanti del
villaggio sostengono che la maggior parte di queste morti sono state esecuzioni
extragiudiziali. Nel mese di novembre, le forze di sicurezza hanno sparato e
ucciso un ragazzo di 13 sordo. I suoi genitori hanno adito il Tribunale del
Chhattisgarh, che ha ordinato una riesumazione del suo corpo e una autopsia.
Allo stesso modo, 1.210
presunti maoisti si sono arresi nel 2016 - anche se un comitato governativo dello
stato ha appurato che il 97 per cento di queste "rese" era stato
forzato e illegale.
"Nulla è più
farsesco della resa", ha detto un abitante del villaggio nel distretto di
Sukma, che presumibilmente ha fatto lo stesso nel dicembre 2016. Ha detto che
era a coltivare la sua terra, quando è arrivata la polizia e gli disse di
firmare i documenti di resa in cambio di denaro o sarebbe stato picchiato e
arrestato.
Ha scelto la prima
opzione. "Ora vengo considerato come un ex maoista, con restrizioni nei
viaggi, ma non ho mai avuto nulla a che fare con i maoisti", ha detto.
Il ministro dell’interno
dello stato indiano centrale del Chhattisgarh, Nanki Ram Kanwar, depone una
corona di fiori sulla bara di un poliziotto ucciso in uno scontro con i ribelli
maoisti in Bastar.
"Il problema è che,
con il pretesto di combattere i maoisti, alle forze di sicurezza è stata data
mano libera e loro la usano impropriamente", ha detto Bela Bhatia, un docente
e attivista con sede in Bastar.
Nel frattempo, l’anno
scorso, molte delle voci indipendenti capaci di mettere in dubbio la condotta
delle forze di sicurezza sono state represse.
Alcuni giornalisti sono
stati arrestati e almeno due – compreso un reporter della BBC – costretti a
lasciare il Bastar. Due avvocati del gruppo di Aiuto Legale di Jagdalpur sono
stati anch’essi cacciati dalla regione, mentre i leader del partito di
opposizione, Soni Sori e Manish Kunjam sono stati minacciati e aggrediti
fisicamente.
Ciò rende difficile stimare
il vero livello di atrocità.
Cionondimeno, per niente
intimiditi da questi eventi, alcuni attivisti indipendenti locali hanno
persistito, facendo il giro nei villaggi della remota foresta per raccogliere
notizie di attacchi contro gli abitanti dei villaggi e aiutarli a compilare
denunce contro le forze di sicurezza. Queste sono le denunce divenute la base
per il resoconto del Comitato Nazionale per i Diritti Umani sugli stupri e la
cacciata dell’Ispettore generale.
L’organizzazione
no-profit People’s Union of Civil Liberties (Unione Popolare per le Libertà
Civili) ha fatto un appello al governo indiano affinché “dichiari lo stato di
conflitto armato interno e permetta uno stretto monitoraggio indipendente
secondo il Protocollo di Ginevra sulle violazioni dei diritti umani da entrambe
le parti in conflitto.”
Il governo fino ad ora
non ha tenuto contro della richiesta, ma sembra muoversi in questa direzione.
Per adesso, la cacciata
dell’ufficiale alto in grado nella regione ha dato agli attivisti una ragione
per rallegrarsi, sebbene siano coscienti del fatto che le risorse nella regione
sono troppo preziose perché il governo lasci perdere.
“È di certo una tregua”,
ha detto Shalini Gera, avvocato del Gruppo di Soccorso Legale del Bastar con
base a Jagdalpur. “Non sono sicuro di quanto durerà”
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