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Appoggiare la guerra popolare in India! Che significa? Significa
innanzitutto che nella globalizzazione potremmo dire “tutto il mondo è paese”,
e infatti la classe operaia è una anche se migliaia e migliaia di chilometri
separano noi dal popolo indiano. Noi prendiamo esempio dalle lotte che altri
popoli fanno e per quanto ci riguarda dobbiamo saper comunicare agli altri il
tipo di lotte che facciamo noi. Le lotte oggi si influenzano l’una con l’altra
e hanno ripercussioni nei diversi paesi, anche se nell’immediato non si
percepisce, come per esempio la questione Fiat e altre multinazionali che non
riescono a delocalizzare facilmente in India anche per le lotte in corso,
“ritardando” in parte e per un periodo possibili licenziamenti in Italia. Le
similitudini tra le condizioni della classe operaia si accentuano sempre di
più, al massimo sfruttamento in India corrisponde l’attacco ai diritti
conquistati con le lotte nei paesi imperialisti. Ma in India gli operai hanno
cominciato a rispondere a dovere, tanto che si parla del paese dove “gli operai
bruciano i padroni”.
Ma gli esempi di lotta che ci giungono dalla guerra
popolare indiana dove le masse popolari guidate dal PCI (maoista) si oppongono
alle grandi multinazionali e ai padroni che sono affamati di manodopera a basso
costo, risorse e materie prime, sono tante e di diverso tipo. Da queste
esperienze viene spontaneo l’appello all’unità del proletariato su scala
internazionale, perché è proprio a tutti i livelli che i padroni del mondo
dividono la classe operaia per fare più profitti. E “uniti si vince” come si
dice, e come dimostrano le stesse lotte del passato e di alcune del presente,
sia in India ma anche per esempio in Sudafrica dove gli operai delle miniere,
purtroppo a costo anche della vita, hanno ottenuto aumenti salariali
importanti. I padroni dividono e noi dobbiamo unire, è anche con questa logica
che dobbiamo vedere il sostegno alla guerra popolare in India.
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A seguire, riproducendo sullo schermo una locandina
fatta dalle compagne e lavoratrici delMfpr in occasione
dell'8 marzo come dedica di quella giornata di lotta alle migliaia e migliaia
di donne indiane in prima fila nella guerra popolare, una compagna ha detto che
in India, paese definito "la più grande democrazia del mondo"
l'uguaglianza tra uomini e donne è solo sulla carta perché nella realtà di
tutti i giorni le donne subiscono una pesante oppressione, di classe, di
genere, feudale/religiosa, di casta di lunga durata: dai matrimoni forzati sin
dall'età dell'adolescenza, alle violenze domestiche, alla negazione del diritto
alla proprietà della terra, alle forme di quasi schiavismo per le vedove… nelle
zone rurali e interne, alle condizioni di pesantissimo sfruttamento delle donne
della classi più basse nelle fabbriche dei centri urbani per non parlare del
dilagante sfruttamento della prostituzione al servizio sempre più esteso anche
del turismo sessuale dei cosiddetti uomini borghesi "civili" dei
paesi occidentali, assecondato dal governo reazionario indiano, per soddisfare
i loro sporchi piaceri pagando gli stupri perfino sulle bimbe.
Arundathy Roy, famosa scrittrice indiana sostenitrice del movimento antiglobalizzazione e dei diritti delle donne, nel suo reportage "Nella giungla con i maoisti" racconta delle condizioni in cui vivono i compagni ribelli maoisti, come affrontano le lotte, come agiscono tra le masse popolari dei villaggi rurali… e parla anche delle donne molto spesso vittime di violenza sessuale da parte dei militari governativi che si servono dello stupro come arma di repressione di stato, esercitando una violenza spietata contro le donne, e in particolare contro le compagne maoiste. Ma per tantissime donne la violenza e gli stupri subiti sono diventati la leva per ribellarsi ad un sistema di profonda oppressione; esse si sono unite alla guerra popolare trasformandosi, con la guida cosciente del patito comunista indiano maoista, in combattenti che stanno in “prima linea” nella lotta rivoluzionaria, molte donne oggi hanno ruoli di dirigenti nella guerra e nel partito in cui come scrive la stessa Arundathy lottano anche al suo interno "… non solo per affermare i loro diritti ma anche per convincere il partito che l'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di un ideale di società giusta" . Le donne in lotta nella guerra popolare sono un forte esempio per la lotta del movimento delle donne in ogni parte del mondo contro questo sistema sociale che ci vuole oppresse e subalterne, che anche in un paese come il nostro, imperialista e capitalista, ci vuole riportare indietro in un moderno medioevo, lo si vede dagli attacchi che subiamo quotidianamente (lavoro, violenza, diritto di aborto…).
Arundathy Roy, famosa scrittrice indiana sostenitrice del movimento antiglobalizzazione e dei diritti delle donne, nel suo reportage "Nella giungla con i maoisti" racconta delle condizioni in cui vivono i compagni ribelli maoisti, come affrontano le lotte, come agiscono tra le masse popolari dei villaggi rurali… e parla anche delle donne molto spesso vittime di violenza sessuale da parte dei militari governativi che si servono dello stupro come arma di repressione di stato, esercitando una violenza spietata contro le donne, e in particolare contro le compagne maoiste. Ma per tantissime donne la violenza e gli stupri subiti sono diventati la leva per ribellarsi ad un sistema di profonda oppressione; esse si sono unite alla guerra popolare trasformandosi, con la guida cosciente del patito comunista indiano maoista, in combattenti che stanno in “prima linea” nella lotta rivoluzionaria, molte donne oggi hanno ruoli di dirigenti nella guerra e nel partito in cui come scrive la stessa Arundathy lottano anche al suo interno "… non solo per affermare i loro diritti ma anche per convincere il partito che l'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di un ideale di società giusta" . Le donne in lotta nella guerra popolare sono un forte esempio per la lotta del movimento delle donne in ogni parte del mondo contro questo sistema sociale che ci vuole oppresse e subalterne, che anche in un paese come il nostro, imperialista e capitalista, ci vuole riportare indietro in un moderno medioevo, lo si vede dagli attacchi che subiamo quotidianamente (lavoro, violenza, diritto di aborto…).
L'assemblea ha quindi rivolto un caloroso
applauso alle donne maoiste e a tutto il popolo in lotta.
Una lavoratrice ha voluto sottolineare come anche dai video
si capisce che sono i borghesi e i capitalisti di tutto il mondo che provocano
distruzione, sofferenza, morte, miseria ai popoli, come anche nei paesi come il
nostro sta crescendo la povertà e la disparità tra una minoranza di ricchi e la
maggioranza dei lavoratori, operai, precari, giovani ecc., di come ci si sta
imbarbarendo perché è il sistema la causa di questa barbarie… la guerra
popolare in India incoraggia su quella che è la necessità di lottare contro la
borghesia che domina. Altre donne presenti hanno raccontato della
loro esperienza di viaggio fatta in India da turiste e del degrado e della
povertà che hanno toccato con mano ma che è importante conoscere questa altra
faccia dell'India che si ribella e lotta. Ad una domanda di una giovane in
merito alla situazione/risposta dei paesi confinanti con l’India, è
stato fatto un breve quadro su Nepal, Bangladesh e Bhutan e lo stadio della
situazione rivoluzionaria e dei partiti maoisti presenti in quei paesi raccolti
nel coordinamento CCOMPOSA.
In una calda atmosfera che via via si è creata durante
l'iniziativa, l'assemblea si è quindi conclusa con un aperitivo
"indiano" in cui tutti i presenti sono stati informati circa
l'organizzazione della prossima conferenza ad Amburgo e invitati a partecipare
e a sostenerla.
Palermo, 23/09/2012
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