24 febbraio 2016
Unione Popolare per i Diritti Democratici (PUDR)
Onorevole signore,
Vogliamo attrarre la sua attenzione sul recente incidente
dell’attacco fisico contro la dirigente dell’AAP Soni Sori da parte di uomini
non identificati presso la città Geedam nella notte del 20 febbraio 2016. Gli
aggressori le hanno gettato sul viso una sostanza nera che le ha causato
immediatamente ustioni e dolore, per cui ha dovuto essere ricoverata in
ospedale. Questo attacco segue i provvedimenti di espulsione contro gli
avvocati Shalini Gera e Isha Khandelwal del Jagdalpur Legal Aid Group (JagLag)
e il giornalista Malini Subramanium, ai quali è stato notificato l’ordine di
trovarsi altro domicilio. Si ha notizia di un simile provvedimento contro Bela
Bhatia, ricercatore indipendente e attivista. È palese che questi attacchi
fanno parte di una più ampia campagna lanciata congiuntamente dalla polizia e
da gruppi di vigilantes sponsorizzati dallo stato quali Samajik Ekta Manch e
Naxal Peedit Sangharsh Samiti.
Non c’è dubbio che questi abusi non sono nuovi e che questi
incidenti seguono la scia di una lunga storia di intimidazioni contro persone
scomode che hanno preso posizione contro lo Stato. Soni Sori ha sperimentato di
persona questa storia brutale, e nel febbraio 2014 la corte suprema è già
intervenuta sul suo caso, concedendole la libertà su cauzione permanente. Come
in passato, questi ultimi attacchi sono parte integrante della strategia dello
Stato per mettere a tacere il dissenso, in particolare da quando nel Sud Bastar
è in corso un’offensiva accelerata. Negli ultimi sei mesi si sono intensificate
le azioni di guerra e il 13 ottobre 2015 è stata impiegata perfino la forza
aerea per un raid di 'strafing' -una tecnica di bombardamento aereo -su una
specifica area di Bijapur. A dimostrazione del potere assoluto nella regione,
le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nei villaggi e arrestato gli
abitanti.
Per i prossimi mesi è stata annunciata la "Missione
2016" e si prevede l’intensificarsi delle operazioni nei distretti di
Bijapur, Sukhma e Darbha. Le statistiche sono già impressionanti. Nel solo mese
di Gennaio la polizia ha riferito 23 morti in scontri e 50 arresti. Non è
facile documentare quale sia l’impatto di questa "missione", dato che
i villaggi colpiti sono remoti e gli abitanti brutalizzati e intimiditi. Una
squadra del WSS (Donne contro la violenza sessuale e di repressione di stato),
che ha visitato Bastar nel novembre 2015, ha portato alla luce ripetuti stupri
di gruppo, saccheggi e altre violenze fisiche in cinque villaggi nel distretto
di Bijapur tra 19 e 24 Ottobre 2015.
Una recente missione di WSS e CDRO (Organizzazione di Coordinamento
per i Diritti Democratici) ha documentato incidenti simili di violenze sessuali
e di attacchi fisici nei distretti di Sukma e Bijapur e casi di falsi scontri e
sparatorie contro minori nel distretto di Bijapur, tra l'11 e il 16 gennaio
2016. Ancora più importante, chiunque contesti la guerra o indaghi sulle
atrocità perpetrate da uomini in uniforme è messo a tacere. È la dimostrazione
di come in questo momento, mentre gli adivasi che abitano a ridosso dei campi
di sicurezza sono attaccati, depredati, gettati dietro le sbarre e abbandonati
a se stessi, chiunque contesti e racconti i fatti, viene perseguitato e fatto tacere.
L'amministrazione ha adottato la tecnica già sperimentata di bollare tutti gli
oppositori come fiancheggiatori, allo scopo di intimidirli. Sono state stilate
delle 'Liste' e disposti controlli e pedinamenti. I recenti provvedimenti di
espulsione e attacchi fisici sono in sintonia con questo disegno più ampio
rivolto contro tutti i difensori dei diritti umani che assistono le vittime nell’inoltrare
denunce.
Durano da quasi un anno le pressioni su questi attivisti per
farli desistere dal tirare in causa lo stato. Nell’aprile 2015, l'attuale IG del
Bastar Range, SRP Kalluri, in una conferenza stampa avvertiva che certe “ONG e
individui, in nome della difesa degli adivasi, aiutano maoisti”. Lo stesso
Kalluri, il 1° agosto 2015, ha emesso una nota di biasimo contro la leader dell’AAP,
Soni Sori e l’attivista Linga Kodopi, che avevano reso pubblici i risultati
della loro inchiesta su un falso scontro avvenuto nel villaggio di Nahadi, nel
distretto di Dantewada, il 29 luglio 2015. In particolare, accusava Soni Sori
per l'omicidio di un commerciante nella città di Geedam il 1° agosto, asserendo
che questa stava passando i nomi degli informatori ai maoisti, esecutori
dell'attentato.
La campagna di diffamazione si è ancor più intensificata con
l’arresto di due giornalisti, Sõmeru Nag e Santosh Yadav, accusati di favoreggiamento
per i maoisti. La flagrante violazione dello stato di diritto è evidente per il
fatto che Nag, giornalista adivasi, è stato detenuto illegalmente per tre
giorni prima che ne fosse ufficializzato l’arresto, nel luglio 2015, mentre Yadav
è stato molestato e perfino denudato e minacciato di tortura prima di essere arrestato,
nel settembre 2015. Parallelamente, gli avvocati del JagLag sono stati bersaglio
dal consiglio dell’Ordine degli avvocati del distretto di Bastar, che ha
illegalmente cercato di impedire agli avvocati locali di collaborare con loro,
col pretesto che non erano registrati preso l'Ordine locale. La spudoratezza con
cui hanno tentato di imporre questa direttiva illegale la dice lunga sulla
situazione nel Sud Chhatisgarh, dove la maggior parte avvocati si sono
schierati con l'amministrazione. Se il contesto attuale è preoccupante, siamo
convinti che sia la logica conseguenza di una guerra non dichiarata, che lo
Stato sta conducendo da oltre un decennio.
In questo contesto, vogliamo ribadire le nostre ragioni per richiedere
un vostro intervento immediato.
1. In quanto zona di guerra, in Sud Chhattisgarh si è
assistito a innumerevoli casi di eccessi da parte stato e il governo ha adottato
ogni misura per impedire ai giornalisti di indagare e scrivere su di questi. In
questo il Sig SRP Kalluri ha svolto un ruolo significativo, come SP e SSP in Dantewada
dal 2009 al 2014, e come IG del Bastar Range a partire dal 2014. Nel 2010,
quando tre giornalisti erano stati pubblicamente additati e minacciati in un
opuscolo pubblicato dall’organizzazione Danteshwari Adivasi Swabhiman Manch, il
sig Kalluri ha difeso questa intimidazione dichiarando che l'organizzazione era
stata formata dalla polizia a beneficio degli adivasi. A causa degli abusi di
squadristi e della polizia, due dei tre giornalisti furono costretti a
trasferirsi. Dunque, l'attuale persecuzione di Malini Subramanium non è un
fatto nuovo, è parte di un processo che iniziato già cinque anni fa, quando, nel
2011, una video-reporter è stata espulsa dalla sua residenza per aver
documentato come gli abitanti dei villaggi esigevamo risarcimenti per i danni
subiti a causa dei progetti di sviluppo nel distretto di Rajnandgaon.
2. Gli avvocati sono i primi bersagli quando difendono i diritti
degli adivasi, non solo in Bastar, ma anche altrove, soprattutto in Surguja.
Nel marzo 2008, l'avvocato Satyendra Chaubey di Ambikapur è stato arrestato nella
sua residenza, dopo che la polizia lo ha accusato di essere simpatizzante maoista
per aver assunto la difesa di un maoista in attesa di giudizio. Allo stesso
modo sono colpiti gli avvocati che scelgono di difendere gli abitanti dei
villaggi adivasi contro le atrocità da parte dello stato. Nel 2007 gli avvocati
Amarnath Pandey e DP Yadav di Surguja sono stati implicati in un falso caso
giudiziario mentre rappresentavano una vittima di stupro in custodia. Dato che
Pandey aveva anche presentato un esposto contro il falso scontro in cui Narayan
Khairwar era stato prima vestito in uniforme e poi ucciso dalla polizia nel
2006, era già stato bersaglio del SRP Kalluri, allora SP di Balrampur, oggetto
degli esposti prima citati.
Inoltre, dal momento che la non ufficiale Operazione Green
Hunt persegue la caccia alle risorse tanto quanto la fine dei maoisti, altri avvocati,
come Girju Kashyap, sono stati colpiti per aver difeso i diritti degli adivasi
contro l'avidità delle imprese in Lohandiguda. Allo stesso modo, gli avvocati del
JagLag sono stati accusati di favoreggiamento per i maoisti quando hanno assunto
il caso di Bhima Madkam, abitante di un villaggio adivasi colpito dal fuoco
delle forze di sicurezza mentre manifestava contro gli arresti di suoi
compaesani il 17 aprile 2015. Pertanto, gli attuali attacchi ed espulsioni sono
parte di una storia più lunga di ostilità contro gli avvocati che sono anche i
difensori dei diritti umani.
3. In questa offensiva a tutto campo contro la popolazione
adivasi, compresi i bambini e gli anziani, le donne sono particolarmente prese
a bersaglio e sessualmente colpite. A causa della povertà e mancanza di
risorse, le donne adivasi del Bastar hanno poco controllo sul loro destino. La
maggior parte dei loro compagni sono stati uccisi, arrestati o costretti alla latitanza
per sfuggire al terrore di stato. Oltre a dover costruire la loro vita precaria,
queste donne sono lasciate sole a lottare contro i ripetuti attacchi sessuali
perpetrati su di loro dagli uomini in uniforme. La Giustizia li ignora
completamente, dato che i reati sessuali sono ormai istituzionalizzati e prassi
comune. L'impunità è strutturata a tutti i livelli, in quanto i reati sessuali
non sono mai riconosciuti e gli autori mai puniti.
Accusare un uomo in uniforme di reato sessuale non è facile.
A tutt’oggi un solo FIR è stato depositato in Bijapur PS, il 1 ° novembre 2015,
ai sensi della S.376 (2) (c), dell’IPC modificato (punizione per stupro da
parte di personale appartenente alle forze armate nelle aree a loro assegnate),
per gli stupri di gruppo dell’ottobre 2015 nel distretto di Bijapur. In un tale
contesto, in cui le aggressioni sulle donne abbondano, gli attuali attacchi concertati
indicano il tentativo disperato dello Stato di mettere a tacere le attiviste
che hanno sfidato le menzogne e montature prefabbricate.
4. Forza ancora maggiore è stata utilizzata per espellere e
intimidire gli attivisti locali o che hanno lavorato tra gli adivasi per un
lungo periodo. L'attuale attacco a Soni Sori ricorda l’espulsione di Himanshu
Kumar dal Dantewada nel 2010. Kumar, un gandhiano che per lunghi anni aveva
lavorato tra gli adivasi, si è guadagnato l'ira dello stato e del Salwa Judum per
aver presentato 522 denunce (tra il 2005 e il 2009) per conto di abitanti della
zona. Prima, nel maggio 2009, il suo ashram fu raso al suolo e gli fu detto che
aveva illegalmente occupato territorio del governo. Nessuna documentazione è
stata mai fornita a per giustificare questa illegalità. Poi, quando Kumar prese
in affitto una casa, il suo padrone di casa, un dipendente pubblico, fu minacciato.
Ciononostante, Kumar ha continuato a far sentire la sua voce contro
l'Operazione Green Hunt.
Poco dopo, nel dicembre 2009 i suoi collaboratori Kopa
Kunjam e Sukhnath Oyami furono arrestati e costretti ad allontanarsi. Infine,
la Padyatra che aveva programmato (marcia individuale di protesta, ndt) è stata
vietata e Kumar si è ritrovato ricercato, in particolare dopo che aveva fatto
ricorso alla corte suprema contro gli eccessi commessi dalle forze di sicurezza
e squadristi Judum nell’ottobre 2009. Kumar è stato costretto a lasciare definitivamente
il Dantewada. Dato che nulla ha impedito allo stato di commettere questi
eccessi, i tecnici della guerra hanno avuto tutto il tempo di affinare le loro strategie
di molestie, intimidazioni ed espulsioni. Per oltre un decennio, lo Stato ha
dichiarato che fino a quando i maoisti non abiureranno la violenza, esso continuerà
a esercitare la sua violenza.
Un monopolio della violenza dorato e impunito, anzi
accompagnato da ricompense e promozioni e franco da eventuali sanzioni. Dato che
questa guerra non è mai stata riconosciuta, l’ampia gamma di illegalità
commesse dai custodi della legge e dell'ordine viene raramente perseguiti. È in
questo contesto che l'attivismo di avvocati, giornalisti, attivisti sociali e politici
che operano nella zona di guerra diventa ancora più importante, in quanto non
solo forniscono l’ancor più necessario supporto alle vittime della guerra, ma creano
anche lo spazio democratico per discutere e contestare la legittimità di questa
guerra. Restano il nostro canale di informazione, la loro documentazione, denuncia
e attivismo sociale rappresentano un baluardo per la democrazia, che è erosa e
corrosa dalla guerra. Se funzionari dello stato e le forze collaboranti scelgono
di attaccarli ed espellerli, il prezzo di questa guerra sarà molto maggiore. Ci
costerà la nostra democrazia. Invitiamo a prendere misure esemplari per
garantire la sicurezza di avvocati, giornalisti e attivisti in questi tempi
senza legge in cui lo Stato ignora completamente gli adivasi. Ma grazie al lavoro
esemplare svolto da questi attivisti, gli adivasi possono avere qualche speranza
di rivendicare il loro diritto ad un legale risarcimento.
Deepika Tandon e
Moushumi Basu
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