martedì 1 marzo 2016

Resoconto all'osservatore speciale per le Nazioni Unite sulla recente escalation di violenza controinsurrezionale



A:
Il Relatore Speciale sui Diritti delle Popolazioni Indigene,
Consiglio dei diritti umani
Organizzazione delle Nazioni Unite

Oggetto:
comunicazione riguardo l’escalation di violenza antisovversiva sulle popolazioni indigene in Bastar, Chhattisgarh, India e contro attivisti dei diritti umani, avvocati e giornalisti che operano per i diritti delle popolazioni indigene della suddetta regione.

Egregia Signora,
con la presente vogliamo portare alla vostra attenzione che gli attivisti ei politici indigeni, insieme con difensori dei diritti umani, avvocati e giornalisti sono violentemente attaccati da differenti gruppi nello stato indiano del Chhattisgarh, con il tacito e attiva sostegno a questi attacchi da parte dello stato. Inoltre, Chhattisgarh vive una situazione terribile, paragonabile a quella di molte altre zone militarizzate nel mondo, per la presenza nello stato di una presunta base dei ribelli guerriglieri chiamati naxaliti - che sono per prospettiva e pratica politica sono maoisti - in particolare in un distretto chiamato Bastar.
È importante ricordare che il Chhattisgarh è popolato per più di un terzo da indigeni, gli adivasi, più di qualsiasi altro stato dell’India. Ciononostante questo, lo stato è fortemente insensibile verso i suoi stessi cittadini. I diritti legali, anche quelli fondamentali sanciti dalla Costituzione, come il diritto di riserva (quote) per le cariche pubbliche sono regolarmente trascurati come pure le specifiche regolamentazioni come il Forest Rights Act e il Panchayats Extension to Scheduled Areas Act, istituiti per garantire agli Adivasi i loro diritti su terra e risorse. In nome della lotta al terrorismo contro i naxaliti, le autorità dello stato hanno evacuato con la forza molti Adivasi dai loro villaggi, negando sia la loro diritto alla terra che quello all'autodeterminazione.
Date le ricche risorse minerarie del Chhattisgarh, il governo indiano e il governo dello Stato del Chhattisgarh hanno entrambi espresso, più volte e pubblicamente, la loro intenzione di estendere l'attività industriale nello Stato attraverso la promozione dell’attività di estrazione e di impianti industriali pesanti che ha provocato evacuazione di villaggi, migrazione della manodopera, perdita di identità per la popolazione indigena, ecc. A ciò si affianca il fatto che servizi fondamentali, come acqua potabile, assistenza sanitaria, istruzione, ecc. non hanno mai raggiunto le zone rurali e remote del Chhattisgarh, da cui si chiede alle popolazioni di allontanarsi.
Il Chhattisgarh, pur essendo ricco di risorse naturali, soffre più alto tasso di povertà dell’India, in una proporzione che penalizza prevalentemente Adivasi. In questa situazione, quando la popolazione indigena ha protestato contro le attività di estrazione e industriali e l'assoluta indifferenza verso la vita umana per le popolazioni indigene del Chhattisgarh, lo Stato ha risposto con misure "anti-sovversive" e le leggi anti-terrorismo. Molte operazioni sono state condotte dallo Stato sia in forma attiva che passiva, conosciute con diversi nomi, quali "Operazione Green Hunt", "Salwa Judum" ecc. Alcune operazioni, come la "Salwa Judum", sono state condotte da gruppi di paramilitari, spesso costitutive da minorenni e adolescenti indigeni provenienti di quegli stessi gruppi indigeni che sono sotto attacco.

Secondo l'Associazione Internazionale degli Avvocati del Popolo:
"Lo scopo della campagna Salwa Judum è quello di concentrare le popolazioni tribali nei cosiddetti" campi di soccorso ". Negli ultimi due anni e mezzo [dal 2007] 350.000 persone sono state deportate e vivono fuori dei loro villaggi. 50.000 di loro vivono nei campi di soccorso organizzati dallo Stato del Chhattisgarh. Il destino degli altri 300.000 è incerto ... Quelli che si rifiutavano di lasciare i loro villaggi pare siano stati costretti dagli SPO [Ufficiali di Polizia speciale] che a questo scopo non hanno esitato ad usare la coercizione, le minacce, le intimidazioni, l'inganno e la violenza. È stato riferito di gravi atrocità commesse da queste forze ... Le vittime della campagna Salwa Judum sostenuta dallo Stato del Chhattisgarh, sono per lo più civili. L'aggressione contro civili è una violazione diretta dei fondamenti del Diritti Internazionale e del Diritto Umanitario Internazionale ... Invece di essere protetta ... dai pericoli provenienti da azioni militari, i civili sono anzi bersagli degli attacchi in Chhattisgarh. "(Associazione Internazionale degli Avvocati del Popolo, ottobre 2007.
Tali operazioni vengono condotte col supporto dello Stato, nonostante nel 2011 la Corte Suprema dell'India abbia stabilito che le operazioni di siffatti gruppi sono illegali in quanto, prima facie, attività criminali e che, inoltre, l'incoraggiamento di esse viola la Costituzione Indiana. La Suprema Corte ha pronunciato:
“"Lo stato del Chhattisgarh deve fare immediatamente ogni sforzo per recuperare tutte le armi consegnate ad ognuno degli SPO, sia in attività che in riserva, insieme a tutti gli equipaggiamenti e gli accessori dati per usare tali armi da fuoco. Nella definizione di arma da fuoco si includono qualsiasi forma di pistole, fucili, lanciarazzi ecc, di qualsiasi calibro. "(Nandini Sundar e al. Contro lo Stato di Chhattisgarh, P (civile) No. 250 di W 2007)
Nonostante questa sentenza, il governo BJP del Chhattisgarh guidata dal primo ministro Raman Singh non ha significativamente modificato la sua precedente politica. Nello stato negli ultimi anni si è assistito all’allarmante emergere attività di "anti-sovversive”.
Il SRP Kalluri, ispettore generale del Bastar Range, il più alto in grado ufficiale di polizia del distretto di Bastar, è arrivato allo scontro con attivisti dei diritti umani, giornalisti e avvocati che operano per la difesa dei diritti umani nella regione e ultimamente molti di loro hanno subito abusi, minacce e, in alcuni casi recenti, attacchi brutali. Ministri, parlamentari, media nazionali e governo restano in silenzio sulla questione, nonostante gli sforzi della società civile di portare alla loro attenzione le palesi violazioni dei diritti umani che si verificano nello stato.


I Recenti attacchi contro le popolazioni indigene in Chhattisgarh:

Aggressioni sessuali contro donne indigene
Ci sono state inchieste giornalistiche che hanno portato alla luce una serie di stupri di gruppo commessi dalle forze di sicurezza nei villaggi del Bastar, Chhattisgarh, le cui vittime sono tutte donne provenienti da famiglie indigene che vivono in villaggi nelle foreste della regione.
Casi di violenza sessuale, percosse e razzia di oggetti personali sono venuti alla luce il 27 ottobre quando alcuni giornalisti locali hanno viaggiato per l'area per un’inchiesta su uno scontro tra le forze di sicurezza e maoisti. I giornalisti avevano saputo che forze della polizia dello stato e della Riserva di Polizia Centrale avevano condotto un’operazione anti-maoista nella regione, con uno scontro a fuoco con i maoisti. Nel villaggio di Sarkeguda, invece, hanno ascoltato racconti completamente diversi. Gli abitanti del villaggio hanno riferito che le forze di sicurezza avevano commesso stupri e saccheggi nei villaggi in un raggio di circa 15 chilometri.
In questo caso particolare, tre donne e un’adolescente, grazie all'aiuto di una rete nazionale di attiviste, sono riuscite a documentare efficacemente gli stupri contro di loro:
la ragazza, quattordicenne, ha detto che stava pascolando il bestiame insieme ad altre donne quando è stata circondata dalle forze di sicurezza. Sopraffatta e bendata, è stata violentata da almeno tre persone prima di perdere conoscenza. Una donna al quarto mese di gravidanza ha detto di essere stata spogliate dal personale di sicurezza e gettata in un canale del villaggio. Le forze di sicurezza le hanno strappato via i vestiti e le sono saltati addosso alle spalle, violentandola in acqua. ... Le donne, tuttavia, ha riferito che le violenze sessuali non si limitano agli stupri. Diverse donne hanno raccontato di essere state picchiate sulle cosce e glutei. Hanno sollevato dal basso le loro vesti, strappato le camicie, e le hanno minacciate di peggiori violenze sessuali: dicevano che avrebbero loro infilato peperoncini in vagina. Almeno due donne che allattavano hanno subito pizzichi e spremitura del il latte dai seni per provare che allattavano al seno i loro neonati.
Squadre di accertamento dei fatti e difensori dei diritti umani hanno documentato almeno tre casi di violenze sessuali di massa egli ultimi tre mesi [(nel villaggio di Kunna (distretto di Sukma) e nel villaggio di Nendra (Bijapur) negli stessi giorni, tra l’11e il 14 gennaio, 2016 e in prima tra il 19 e il 24 OTTOBRE 2015 nel villaggio di Peddagelur (Bijapur)] durante i quali le forze di sicurezza hanno imperversato nei villaggi, facendo spogliare le donne, giocando con i loro corpi nudi e dandosi a stupri di gruppo, saccheggiando le preziose scorte di cibo e distruggendo le case e granai. Quando, con l’aiuto di avvocati, le cercavano di fare le loro denunce, questi erano minacciati (come detto più avanti).
Attacchi contro attivisti Adivasi
Il 20 febbraio 2016, la nota attivista adivasi Soni Sori è stata aggredita. Le hanno gettato in faccia una sostanza chimica ignota, provocandole una grave reazione allergica per la quale è ancora ricoverata in ospedale. L’aggressione è avvenute mentre era in procinto di presentare una denuncia contro l'Ispettore Generale di polizia del Bastar Range - vale a dire il SRP Kalluri - per le atrocità commesse da costui dalle sue forze contro la popolazione indigena. Soni Sori era stata precedentemente brutalmente torturata e violentata dalla polizia Chhattisgarh, mentre era in custodia per presunti collegamenti con i ribelli maoisti.

Attacchi contro avvocati che rappresentano gli Adivasi
Due avvocati - Shalini Gera e Isha Khandelwal – entrambi membri della Jagdalpur Legal Aid Group - un gruppo costituito per rappresentare le popolazioni indigene penalizzate da una giustizia penale sbilanciata a favore dello Stato, e un sistema legale che dà pochi spazi alle voci indigene per essere ascoltate davanti alle corti, sono stati molestati e perseguitati appena fuori da Jagdalpur, distretto capitale del Bastar. Gli avvocati Khandelwal e Gera hanno dovuto subire prolungati abusi, a partire da una risoluzione approvata dall’ordine degli avvocati del Bastar per cui non potevano esercitare nei tribunali locali, seguita da convocazioni dei due avvocati nelle stazioni di polizia per mostrare le loro credenziali come difensori, e infine da una serie di abusi perpetrati dalla polizia, su ordine del SRP Kalluri, perfino contro il proprietario della residenza che i due avvocati avevano affittato - che non hanno lasciato agli avvocati altra scelta che lasciare Bastar e abbandonare le numerose causa in cui avrebbero dovuto difendere altrettanti tribali della regione – quelli si trovano ad affrontare gravi incriminazioni per sedizione.
Simile sorte è toccata ai collaboratori vicini ai legali del ‘JagLAG’:
"la notte di mercoledì, la polizia ha prelevato il proprietario della casa affittata dal JagLag, di professione autista, che è stato rilasciato dopo alcune ore ma il suo veicolo è stato sequestrato. Molto scosso, alle 02 di questa mattina il nostro padrone di casa ci ha informato che non aveva altra scelta che chiederci di lasciare la casa e l'ufficio entro una settimana" scrivevano in una e-mail di Giovedi gli avvocati del JagLag.
Il 19 febbraio 2016Sono stati perciò costretti a lasciare il Bastare, dopo una serie di abusi compresa una risoluzione dell’ordine degli avvocati del Bastar, molti dei quali non appartengono a gruppi indigeni, né ha hanno la minima simpatia per i popoli indigeni che si trovano di fronte a sistema di giustizia penale alieno.
Questi due avvocati rappresentavano gli innumerevoli indigeni della regione di Bastar detenuti in forza dell’Unlawful Activities (Prevention) Act, 1967, del National Investigation Agency Act, 2008, dell’Arms Act, 1959 e dei abusati articoli di "sedizione" del Codice penale indiano, 1861. Tutti questi indigeni sono quindi stati lasciati senza avvocato a rappresentarli dinanzi ai giudici competenti, nonostante siano accusati di reati gravi come la sedizione. L'attacco contro questo gruppo di sostenitori dei diritti umani è stato portato da più parti - la polizia, gli ordini degli avvocati dei tribunali del Bastar ecc.. Da quando il SRP Kalluri è stato nominato IG del Bastar Range, questi ha continuato a perseguitarli. A partire dalle minacce appena velate lanciate in conferenze stampa in cui affermava che stava monitorando da vicino le ONG che forniscono "assistenza legale a naxaliti", passando per gli avvisi ai loro clienti che era in procinto di arrestare questi due avvocati per presunte attività 'maoista', fino alle dichiarazioni di fronte ai giornalisti inviati e ricercatori indipendenti che non erano altro che un "fronte maoista", ha fatto di tutto per allontanarli.
Abusti e attacchi contro I giornalisti
Malini Subramaniam, una giornalista del portale di notizie “Scroll on-line”, è stato molestata e costretta a lasciare distretto di Bastar per il suo reportage sugli eccessi della polizia nella regione. Malini Subramaniam è stata la prima a parlare delle aggressioni sessuali di massa da parte delle forze armate nel distretto di Bastar, compresa l’inchiesta del 15 novembre prima citata. Hanno lanciato pietre contro la sua casa, e la collaboratrice domestica che lavorava per lei è stata convocata dalla polizia locale e trattenuta per ore.
"Poche ore dopo che il rapporto Caravan è apparso on-line, la polizia si è presentata a casa del collaboratore domestico di Subramaniam, Prachi Saxena, una ventinenne. Questa è stata portata alla stazione di polizia per essere interrogata. Col pretesto delle indagini sull'attacco contro la casa di Subramaniam, la polizia ha esercitato su di lei crescenti pressioni."
In seguito a questi attacchi contro di lei e tutta la sua famiglia, il 19 febbraio 2016 lei, insieme alla famiglia, sono stati costretti a trasferirsi dal Bastar.
Crescita di nuovi gruppi di paramilitari
Gli incidenti appena citati sono strettamente connessi all'ascesa di nuovi gruppi di paramilitari e provocatori che hanno intimidito giornalisti e attivisti che considerano simpatizzanti dei Naxaliti. Prima che di notte fossero lanciate pietre contro la sua casa sua, la giornalista Malini Subramaniam si è trovata fuori casa un gruppo di venti uomini che lanciava slogan di minaccia per la sua vita.
Subramaniam ha subito riconosciuto due di quegli uomini: Manish Parakh e SampatJha. Entrambi erano parte di un altro gruppo di circa 20 uomini entrato in casa sua il 10 gennaio Si erano presentati come membri di Samajik Ekta Manch, che hanno definito un forum recente formato nella città Jagdalpur per contrastare il naxalismo in Bastar e sostenere la polizia nel suo lavoro. Più tardi, Subramaniam ha scoperto che Parakh è il segretario del Yuva Morcha del Bharatiya Janata Party e che Sampat Jha è membro del Congresso di Jagdalpur.
Una recente inchiesta del Current Magazine chiarisce che questa nuova organizzazione ha stretti rapporti con la Polizia, in particolare con Kalluri:
“Il 22 dicembre 2015, Samajik Ekta Manch aveva organizzato a Jagdalpur una Dhhikkar, cioè una marcia di condanna dei maoisti. È stata questa la prima apparizione pubblica dell'organizzazione, alla presenza di una gran folla ... Fonti di stampa riferiscono che anche RN Dash, sovrintendente di polizia del Bastar, ha partecipato alla manifestazione insieme a Kamalochan Kashyap, sovrintendente di polizia del distretto di Dantewada. Secondo un giornalista presente, anche lo stesso Kalluri vi ha preso parte. Si dice che questi avrebbe dichiarato che la manifestazione "ha aumentato la fiducia" delle forze di polizia. Se questa è stata la prima occasione in cui Samajik Ekta Manch e Kalluri hanno esplicitamente espresso reciproco sostegno, non è stata l'unica. Da allora, i dirigenti dell'organizzazione sono stati visti insiema al capo della polizia del Bastar in diversi eventi pubblici.
Altrove, notizie di tentativi di rilanciare il vecchio Salwa Judum sotto il nome di "Vikas to Sangharsh Samiti" – capeggiati nientemeno che dal figlio del creatore di Judum – fanno temere la possibilità di un'ulteriore spirale di violenza in Chhattisgarh.
I rapporti esistenti sulle violazioni di diritti umani contro gli Adivasis in Chhattisgarh
In proposito vogliamo fare riferimento anche alla Rapporto sulle Questioni Indigene redatto dal Vostro autorevole ufficio il 26 gennaio 2004, protocollato E/CN.4/2004/80. Nella parte B di questo Rapporto, al paragrafo 24, si affermava:
“Prassi radicate di discriminazione contro le popolazioni indigene pesano gravemente nel sistema di giustizia di alcuni paesi, come l'India ... è stato osservato che il patteggiamento per la libertà su cauzione è usato come in modo da far si che soggetti indigeni o vulnerabili accettino accuse per crimini che non hanno commesso; le leggi che proteggono i gruppi vulnerabili non vengono applicate, a causa dell'atteggiamento negativo delle forze dell'ordine nei confronti di questi soggetti ...”
Ancora, al paragrafo 30 dello stesso Rapporto, si afferma:
“L’eccessiva presenza degli indigeni nelle istituzioni correttive è spesso legata a un eccesso di misure in zone in cui gli indigeni vivono e all'intensa attenzione da parte degli organismi di polizia sulle attività degli indigeni, che porta a livelli più alti di arresti. Gli studi dimostrano che le popolazioni indigene sono ossessivamente presenti in tribunale, e accusati di più reati rispetto ai non-indigeni, e che hanno maggiori probabilità che gli venga negata la libertà su cauzione, che passano meno tempo con i loro avvocati e subiscono pene più alte quando sono riconosciuti colpevoi”
A ancora, al paragrafo 32, scrivete:
“"Le violenze contro i gruppi tribali, in particolare le donne e i giovani, sono comuni e numerose sono le denunce di tali violenze fisiche e abusi perpetrati dalle autorità locali, dalle forze dell'ordine, unità militari, gruppi di vigilantes e paramilitari e squadre armate private che questo Relatore ha ricevuto da diversi paesi”
Vorremmo portare alla vostra attenzione che, dopo la pubblicazione del Rapporto, nel dicembre 2004, gli attacchi contro le popolazioni indigene sotto forma di operazioni ‘anti-sovversive’ sono aumentati. Se molti gruppi per i diritti umani parlarono di virtuale guerra civile tra stato (principalmente attraverso Salwa Judum) e i Naxaliti, negli ultimi anni si p assistito a un ritorno di questi eccessi di violenza.
Per quanto siano riprovevoli la violenza e l'intimidazione contro questi attivisti, per ogni caso contro di essi ce ne sono molti di più contro gli adivasi, spesso nella forma di tentativi dello stato cercare assolvere i crimini più comuni contro attivisti non-Adivasi.
Human Rights Watch riconosce che, per intimidire gli attivisti, spesso sono gli Adivasi i primi a essere colpiti.
 “Operatori e attivisti per i diritti umani, in particolare quelli che parlano contro gli abusi da parte delle forze governative, temono di essere bollati come "sostenitori dei maoisti "e di essere catturati o peggio. Gli attivisti locali ammettono che entrano in contatto con i maoisti: lavorare nelle parti più remote di Chhattisgarh, Orissa, Jharkhand e Andhra Pradesh lo rende inevitabile. Le forze di sicurezza dello stato, frustrati dalla loro incapacità di tracciare i combattenti maoisti che sfuggono nelle foreste degli stati confinanti, spesso dirigono i loro attacchi contro obiettivi più "morbidi", gli abitanti delle aree che supportano i maoisti e gli attivisti che criticano gli abusi della polizia e le politiche dello stato.” (Human Rights Watch, 2012)
Molto di quanto sappiamo viene da questi pochi giornalisti, avvocati e attivisti. La loro difesa è particolarmente importante data l’invisibilità degli Adivasi sui media e nella responsabilità pubblica. Le innumerevoli violazioni commesse da parte dello stato del Chhattisgarh, dalla polizia e gruppi di vigilantes sono possibili solo grazie alla scarsa informazione del pubblico e conoscenza della situazione degli Adivasi. La stessa Soni Sori ha parlato di questo scollamento tra la grande India urbana e le comunità adivasi rurali:
Quando si commette una violenza contro gli adivasi o abitanti dei villaggi, la gente nelle città non scende in piazza a protestare. La popolazione urbana non fa mai sentire la sua voce a sostegno delle popolazioni rurali. Alla gente di città non importa ciò che accade agli Adivasi e agli abitanti delle zone rurali, non hanno alcuna simpatia per persone come noi, questo è certo. Perfino in Bastar, se accade qualcosa ad una ragazza non-Adivasi, la gente non-adivasi fa fermare la città. Invece, se accade qualcosa ad una ragazza in un villaggio a pochi chilometri dalla città la polizia e la popolazione locale, non ne fanno parola.
Noi dunque affermiamo che la violazione sistematica dei diritti umani di avvocati, giornalisti e attivisti in Chhattisgarh da parte dello stato si sta verificando sulla base della erosione dei diritti indigeni degli Adivasi, in particolare del loro diritto alla terra e all'autodeterminazione. Senza la presenza di organizzazioni della società civile, non avremo la capacità di comprendere appieno l’oppressione contro gli Adivasi da parte dello stato e dei gruppi anti-sovversivi.
Nel frattempo, il 27/02/2016, sulla pagina Facebook 'ufficiale' di Amit Kataria, magistrato distrettuale del Bastar, è apparsa la versione 'ufficiale' degli avvenimenti, scritta presumibilmente da persona di nome Areeb Ahmad, che è a quanto pare è un collaboratore di Fondo di Sviluppo Rurale del primo ministro – vincitore una borsa di studio per una ricerca campo attribuita dell'Ufficio del Primo Ministro del governo dell'India. L'articolo cerca di ritrarre tutti gli attivisti per i diritti dei tribali, incluso il team di assistenza legale e Malini, come simpatizzanti naxaliti e chiama Soni bugiarda e naxalita. Si contesta la veridicità di tutte le dichiarazioni fatte da Soni riguardanti l’aggressione contro di lei e si cerca a dimostrare che è una propagandista naxalita e una bugiarda, che non ha subito un attacco, che le sue ferite sono finzione. Noi affermiamo che è l’articolo pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale di Amit Kataria, DM del Bastar che è tutta propaganda di stato profusa per mantenere l'occupazione militare sulle terre indigene e permettere il fiorire delle attività minerarie e industriali nella regione a spese della tribalità. Un esame più attento mostra che l'articolo non ha alcuna logica, non c’è coerenza né ragione dietro le accuse rivolte contro i leader tribali e gli attivisti che fanno sentire la loro voce contro gli eccessi perpetrati dalle forze di sicurezza dello stato, come quelli accaduta a Sukma, Bastar, tra ottobre e novembre 2015. Lo scopo di tale propaganda è chiaro, cerca di minare, anzi, colpire mortalmente la causa del popolo indigeno del Bastar. Che l'articolo sia altamente sospetto e di dubbia natura è stato riconosciuto anche dai media nazionali.
Vi chiediamo di ponderare con cautela tutte le versioni ufficiali di questi eventi che d'ora in poi vengano rilasciate dal governo indiano e magari anche da diverse settori dei media maggiori vicini al governo, perché, come politica, lo stato dell'India ora cerca di ripulire il Bastar, qualunque sia prezzo che gli indigeni debbano pagare, per consegnarlo alle compagnie minerarie e i gruppi industriali del paese. Le popolazioni tribali di Bastar sono in grave pericolo.
In questo contesto, vorremmo sottoporvi le seguenti richieste:
1) Vi preghiamo di aiutarci nella realizzazione dei diritti umani fondamentali del popolo indigeno e degli operatori per i diritti umani, avvocati, giornalisti e altri ostacolati dal governo indiano e dal governo dello stato del Chhattisgarh, garantendo alla giustizia responsabili di ciò e di assicurare che il governo dotti un approccio sistematico a favore di tutti gli operatori dei diritti umani, avvocati e giornalisti, in particolare quelli che si trovano in regioni come Bastar, instabili per le comunità indigene.
2) Vi pregiamo prega di informare gli uffici competenti delle Nazioni Unite, compresi quelli previsti dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e l'ECOSOC sull'escalation di violenza sulle comunità indigene in Bastar – costituita dai 42 gruppi tribali 'Gondi' della regione – in modo da rendere possibili misure migliorative.
Con i nostri ringraziamenti,
sottoscritto da:
Aarushi Mahajan, National Law University, Delhi
Aashima Chaudhary
Abhimanyu Madan, Technical University of Munich
Aditya Shrivastava, Legal Coordinator, Support Cell for CSOs
Adivasi Koordination Committee, Germany
Adv. Chandranath Dani, Human Rights Defenders Alert India (HRDA)
Ajay Singh, National Law University, Jodhpur
AkhilaVasan,
Karnataka jan aarogya chaluvali
Alliance for Sustainable & Holistic Agriculture –ASHA
Amartya Kanjilal. Advocate, Delhi.
Ananya Ghosh, Bangalore
Angana CHATTERJI , Berkeley
Ankita Aggarwal, activist Jharkhand Jan Adhikar
Anu Mandavilli, San Jose Peace & Justice Center
Anush Shetty, Bangalore
Aritra Bhattacharya, Principal Correspondent, The Statesman, Research Scholar, Center for Studies
in Social Sciences, Kolkata
Aruna Chandrasekhar, Amnesty International India, Bangalore
Aruna Roy, Mazdoor Kisan Shakti Sangathan
Aruna Roudrigues, Madhya Pradesh
Arundathi Vishwanath
Atindriya Chakraborty, Advocate, Kolkata
Balaji Narasimhan, Advocate
Balmurli Natrajan, William Paterson University of New Jersey
Clifton D’ Rozario, Advocate, Mathan Law, Bangalore
Darshana Mitra, Advocate, Alternative Law Forum, Bangalore
Debapriya Mukherjee, Advocate, Human Rights Law Network, Kolkata
Dheeraj
Dilnaz Boga, independent journalist, Mumbai
Dr. Theodor Rathgeber, Adivasi Koordination, Germany
Dr. Veena Shatrughna, Hyderabad
Dunu Roy, Hazards Centre, Delhi
Food Sovereignty Alliance, Telangana and Andhra Pradesh
Fr Stan Swamy, Jharkhand
FrenyManecksha
GreeshmaArunaRai, Advocate, Bangalore
GuneetKaur, Advocate
Henri Tiphagne, National Working Secretary, Human Rights Defenders’ Alert ‐ India & All India
Network of Individuals and NGOs working with National and State Human Rights Institutions
Himanshu Kumar, Educationist and social worker, Dantewada, Chhattisgarh and New Delhi
Jeevika Shiv, Lawyer
Jinee Lokaneeta, Drew university, New Jersey
KalyaniMenonSen, Feminist Learning Partnerships, Gurgaon
KarthikBittu, University of Hyderabad
Kranti Vanga
KunalDev, activist, Uthanu, Birbhum, West Bengal
LatikaVashist, Indian Law Institute
Madhushree Mukherjee, Writer
Makepeace Sitlhou, Amnesty International, Bangalore
Manasi Pingle, Filmmaker, Bangalore
Mary Mathai,
Mathew Jacob ‐ Human Rights Defenders Alert
MeenalTatpati, Researcher, Kalpavriksh Environment Action Group
Nikhil Dey, MazdoorKisan Shakti Sangathan
Nikita Agarwal, Advocate, Delhi
Nikita Sonavane, Law Student, Government Law College – Mumbai
Pallavi Gupta, Public Health Practitioner
ParijataBhardwaj, Advocate Mumbai
PiyaChatterjee, Teacher
Polidor, Jharkhand
Praavita, MazdoorKisan Shakti Sangathan
Pradyut Bhattacharjee, SESTa, Assam
Pragya Bhagat
Pramod Mandade
Prashant Bhushan, Advocate and political activist, New Delhi
PrathimaNalabolu, PMRDF, Khammam
Ra Ravishankar
Rahul Ganguly, Advocate, Kolkata
Rahul Tiwrekar
Raksha Kumar, independent journalist, Bangalore
Rashmi Gera, Bombay
Ria Singh Sawhney, Advocate
RishikaSahgal, Delhi
Ruby Hembrom, Writer, Kolkata
Rupal Oza, Hunter College, CUNY
Rupesh, Bangalore
S R Gera, Delhi
Samantha Agarwal, Scholar, Johns Hopkins University
Sanjeev Mahajan
Santanu Chacraverti, Historian and Environmentalist, Kolkata
Santanu Chakraborty, Advocate, Kolkata
Sayantan Saha Roy, Research Scholar, Chicago University, Illinois
Seema Misra, Advocate, Delhi
Sharib A Ali, research coordinator, Quill Foundation
Sharmila Purkayastha, Professor, Miranda House, Delhi University
ShikhaPandey, Advocate
Shivani Taneja, Bhopal, Madhya Pradesh
Siddharth Dube, author and columnist
ShobhaRaghavan, Human Rights Activist, Bangalore
ShrutiAjit, Researcher, Kalpavriksh Environment Action Group
Siddharth Vishwanath, Bangalore
Sneha Kaushal, Jharkhand
Snehlata Nath, Keystone Foundation
Soumik Banerjee, activist, Jharkhand
Sreekumar Kodiyath, Independent Researcher (Refugee Rights)
Sudershan Gera, Delhi
Tania Devaiah, Goa
Tathagata Sengupta, Democratic Teachers Network
Trideep Pais, Advocate,
Ulrich Delius, Asia Desk Society for Threatened Peoples – Germany
UpasanaChauhan, student, West Bengal National University of Juridical Sciences
Vaibhav Vaish, INSPIRE Faculty, ISI Bangalore
Video Volunteers,
Vidushi, Research Scholar, TISS, Mumbai
Vikas Dubey, Activist, Jharkhand Jan Adhikar, Jharkhand
Vinay K Sreenivasa, Alternative Law Forum, Bangalore

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