Chiediamo giustizia
per i lavoratori Maruti Suzuli condannati al carcere a vita
Il 18 marzo
2017 il Tribunale di Gurgaon ha condannato 13 lavoratori di Maruti
Suzuki all'ergastolo per omicidio. 12 di questi al
tempo dei fatti erano dirigenti del sindacato dei lavoratori
Maruti Suzuki, altri 18 sono stati condannati a pene da tre
a cinque anni per disordini e lesioni gravi. I procedimenti contro
questi lavoratori erano stati depositati nel luglio 2012,
dopo gli incidenti nello stabilimento di Maruti Suzuki di Manesar, nei
quali un capo aveva perso la vita. Su denuncia dell’azienda,
la polizia arrestò 148 lavoratori, accusati di cospirazione
e dell'uccisione del funzionario dell’azienda.
Dopo un processo
durato 4 anni e mezzo, la sentenza del tribunale si basa su prove inconsistenti
. L'accusa non è riuscita a portare prove
circostanziali sufficienti
a dimostrare neppure che qualcuno
degli imputati fosse responsabile delle violenze avvenute, per non parlare della morte del dirigente aziendale. La sentenza contraddice anche le relazioni forensi e i rilievi post-mortem presentati alla corte. In particolare, i dirigenti della società presentati allacorte come testimoni dell'accusa hanno negato di essere presenti al momento dell'incidente. Alcuni di loro hanno addirittura ammesso di agire su ordine della direzione della Maruti-Suzuki.
degli imputati fosse responsabile delle violenze avvenute, per non parlare della morte del dirigente aziendale. La sentenza contraddice anche le relazioni forensi e i rilievi post-mortem presentati alla corte. In particolare, i dirigenti della società presentati allacorte come testimoni dell'accusa hanno negato di essere presenti al momento dell'incidente. Alcuni di loro hanno addirittura ammesso di agire su ordine della direzione della Maruti-Suzuki.
117 degli operai
arrestati sono stati prosciolti da tutte le accuse, nonostante l’accusa
avesse mosso la stessa imputazione contro tutti i 148 lavoratori.
L'assoluzione dell’80% degli operai accusati dimostra che uno
dei principali scopi
dell’azione della polizia fosse terrorizzare
in massa i lavoratori e che i giudici avevano torto quando
ha negato loro la libertà su cauzione. Questi lavoratori sono stati costretti a
trascorrere 31 mesi in carcere senza alcuna colpa. Il loro
diritto fondamentale alla vita e alla libertà è stato negato, ma
nessuno sarà mai punito per questo.
Quella per i fatti
alla Maruti è l'ultima di una serie di sentenze per incidenti
verificatisi negli impianti di Pricol (Coimbatore), Graziano (Sūrajpur) e
Regency Ceramics
(Yanam), dove lavoratori attivisti sindacali hanno finito
per essere accusati di omicidio. Mentre tutti i governi hanno mostrato scarso interesse
a perseguire le violazioni delle normative sul lavoro da parte dei
datori di lavoro, la punizione per i lavoratori è stata
rapida e severa. In tutti questi casi tribunali hanno condannato
i lavoratori per accuse prefabbricate e sono andati al di là della loro stessa
legge, a riprova della natura di classe della giustizia in
questo paese.
Nel maggio
2013 l’Alta Corte di Punjab e Haryana aveva negato ai lavoratori
Maruti la libertà su cauzione, con l'argomentazione che
se fossero stati liberati, gli investitori stranieri
non sarebbero più stati propensi a investire in India, per paura di
agitazioni sindacali, come se il diritto dei cittadini alla
giustizia dovesse dipendesse dalla fiducia degli investitori esteri.
Questo è un chiaro esempio del degrado del sistema dellagiustizia penale
e di come essa non rispetti i più elementari principi di
giustizia. Dovrebbe essere motivo di indignazione per
ogni cittadino indiano il fatto che, mentre i
leader politici responsabili di alcuni dei più
odiosi pogrom della storia dell’India indipendente non sono stati
nemmeno sfiorati dal sistema della giustizia penale, i
lavoratori Maruti Suzuki sono stati condannati al carcere a vita su prove
inconsistenti.
Un ulteriore
recente sviluppo è l'uso di guardie armate private assoldate dei padroni per
minacciare i lavoratori. Secondo i lavoratori
dell’impianto della Honda scooter diAlwar, Rajasthan, lo scorso
anno il loro sciopero è stato interrotto con l'aiuto di
teppisti armati chiamati dalla direzione, che
li hanno aggrediti all'interno dell’impianto e anche in
città, davanti agli occhi di tutti. I lavoratori Maruti Suzuki
hanno anche denunciatoche il giorno degli incidenti circolavano nello
stabilimento un gran numero di energumeni assoldati per minacciare i
lavoratori.
In ogni
società il movimento di classe dei lavoratori è un grande
baluardo di democrazia. Il popolo dei senza
proprietà è riuscito a ottenere il diritto di voto e gli
altri diritti democratici solo dopo le dure lotte sostenute
dalle organizzazioni operaie. La politica della classe lavoratrice cerca
di costruire la solidarietà tra chi lavora, al di
làdelle divisioni regionali, linguistiche, religiose e di casta.
Dall’altro lato, la politica di destra è una politica di odio,
che divide il popolo. In India per decenni il Sangh Parivar ha diffuso l’odio
contro le minoranze, ed esercitato violenza contro di esse. La
lotta della classe operaia per tenere insieme
tutti i lavoratori e formare sindacati indipendenti in grado
di sfidare la rapina dei capitalisti è anche una
sfida diretta al grandi piani dell’Hindutva.
I lavoratori
Maruti Suzuki hanno sfidato con coraggio i piani oscuri
di direzione, governo e polizia, e sono ancora in piedi, saldi
nel loro impegno. Tutti gli operai condannati all'ergastolo dalla
Corte avevano meno di trenta anni quando
furonoarrestati dalla polizia. È stati necessario
che il loro impegno per i diritti del popolo lavoratore
fosse contrastato dalla violenza dei mazzieri del Sangh Parivar
contro le minoranze, i dalit, studenti e docenti universitari, con il pieno
sostegno del governo Modi. Dovrebbe essere chiaro a tutti che il
futuro di questi lavoratori è il futuro della democrazia in India. E, ora che
questi giovani sono stati condannati all’ergastolo, è la democrazia in
India ad essere sotto processo.
Condanniamo la
collusione tra azienda, polizia e magistratura nel caso Maruti
Suzuki.
Condanniamo
l'arresto dei manifestanti che il 16 marzo si erano ritrovati davanti
alHaryana Bhavan a Delhi per esprimere la loro indignazione contro la
sentenza.
Condanniamo a
anche il governo dell’Haryana per
per aver imposto l’art. 144 nella cintura industriale di
Gurgaon Manesar, nel tentativo di impedire che i lavoratori
protestasserocontro questa distorsione della giustizia.
giustizia ai
lavoratori ingiustamente condannati.
Facciamo appello a opporsi
immediatamente
a questa sentenza palesemente filo-padronale, che
attacca i diritti legittimi del popolo lavoratore attraverso
incriminazioni penali.
Salutiamo i lavoratori
della cintura Gurgaon-Manesar, che a migliaia si sono mobilitati
in solidarietà contro la sentenza e hanno promesso di
intensificare la loro lotta nei prossimi giorni.
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