giovedì 9 gennaio 2020

Il più grande sciopero al mondo blocca l’India: 250 milioni di lavoratori contro Modi

Notizie da altre fonti:
- allo sciopero si uniscono studenti, operai di varie industrie e i contadini che continuano a suicidarsi per i debiti.
il governo centrale ha emesso martedì un comunicato che recita: “Qualsiasi dipendente in sciopero in qualsiasi forma dovrebbe affrontare le conseguenze che, oltre alla detrazione dei salari, possono anche includere adeguate azioni disciplinari”.
- Afp: i manifestanti si scontrano e danno fuoco ai mezzi della polizia che spara in aria per disperdere la folla.
I manifestanti bloccano i treni e la polizia carica con i lunghi bastoni e spara gas lacrimogeni... e dice di avere arrestato 150 scioperanti che protestano anche contro la nuova legge che discrimina i musulmani
Il più grande sciopero al mondo blocca l’India: 250 milioni di lavoratori contro Modi
L’agitazione nazionale è organizzata da 10 sigle sindacali. Il settore produttivo protesta contro le privatizzazioni di aziende pubbliche e politiche che non sostengono l’occupazione. Nel 2020 l’India crescerà “solo del 5%”. Tra le richieste: salario minimo, riforma pensionistica, riforma del lavoro.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – È iniziato questa mattina in India il più grande sciopero al mondo: per la giornata odierna 10 sigle sindacali hanno decretato un’agitazione nazionale “Bharat Bandh”. A essere coinvolti sono circa 250 milioni di lavoratori che protestano contro
le attuali politiche economiche e sociali del governo di Narendra Modi, troppo improntate sulle privatizzazioni e poco attente all’occupazione e alla crescita.
In particolare, a scioperare è il settore dei trasporti, quello bancario e l’industria del carbone. A rischio vi sono circa 220 miliardi di transazioni bancarie, comprese le operazioni su conti correnti e in denaro contante. Secondo i sindacati, almeno 500mila dipendenti delle banche incroceranno le braccia, insieme ad altri 600mila impiegati nell’estrazione di carbone.
Le unioni di lavoratori lamentano l’indifferenza da parte del governo centrale, che avrebbe ignorato la loro “Carta in 12 punti”. Tra le richieste del terziario e del settore produttivo vi è il salario minimo mensile a 21mila rupie (262 euro); la creazione di posti di lavoro; il ritiro di politiche contrattuali della forza lavoro; intavolare discussioni a vario livello sulla riforma del lavoro; non privatizzare le industrie del settore pubblico; un sistema pensionistico universale.
L’India è in uno dei momenti più critici per il rallentamento dello sviluppo economico, con stagnazione del settore dell’impiego e diffusa disoccupazione in tutti gli strati della popolazione, arrivata al 7,7% nel mese di dicembre. Secondo le ultime previsioni diffuse ieri, nell’anno fiscale in corso la crescita dovrebbe arrivare al 5%, il livello più basso da 11 anni.
Per il Centre of Indian Trade Unions, una delle sigle scioperanti, “il governo ha fallito nel contrastare la crisi economica. Al tempo stesso, è impegnato a privatizzare e vendere proprietà del settore pubblico, risorse naturali e altri beni nazionali. Tutto questo va a svantaggio dell’interesse nazionale e dello sviluppo del Paese”. C.H. Venkatachalam, segretario generale dell’All India Bank Employees’ Association, aggiunge: “Le politiche del governo di Modi hanno portato a una severa contrazione economica, e creato debito alle banche. Il governo deve adottare azioni necessarie per incoraggiare la domanda dei consumatori offrendo incentivi ai lavoratori”.

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