venerdì 21 gennaio 2022

L’esercito contro la guerra popolare maoista in corso compra e usa sempre più armi ad alta tecnologia

 


Il governo fascista indù diretto da Narendra Modi è alle prese con una durissima crisi economica e politica dalla quale prova ad uscire in diverse maniere. Per un anno ha sfidato la rabbia dei contadini contro i quali aveva fatto approvare una legge che di fatto regalava alle multinazionali la terra. Da questo scontro è uscito sconfitto e ha dovuto ritirare la legge!

In questi giorni al Forum economico mondiale di Davos ha prima sbandierato i risultati nella lotta contro la pandemia: “l’India ha dato speranza al mondo nella lotta al Covid con la sua tecnologia, i suoi talenti, i farmaci e con le sue strutture sanitarie”. (*) dando prova di una incredibile sfacciataggine e di un enorme cinismo visto che la sua “gestione” della pandemia ha causato e sta causando sofferenze indicibili e oltre 5 milioni di morti tra la popolazione! E poi come un abile venditore “si è soffermato sugli aspetti economici: ‘L’India è impegnata a diventare un partner di fiducia per il mondo nell’area delle catene di approvvigionamento globali e a questo fine stiamo lavorando con diversi paesi per creare parti per accordi di libero scambio”, e per essere più convincente ha aggiunto che “Oggi l’India … è la destinazione più attraente per gli investimenti anche grazie alla forte riduzione operata dal governo sulle tasse aziendali“,” mettendo ancora una volta a disposizione del “mercato”, e cioè svendendo ai padroni delle multinazionali, le risorse naturali e la forza lavoro a basso costo del paese.

Ma di fronte ad un quadro economico-sociale terribile, la cui popolazione è una delle più povere al mondo la sua preoccupazione principale è quella che il suo governo, in rappresentanza della borghesia indiana, deve affrontare quotidianamente la guerra popolare guidata dal Partito Comunista dell’India (maoista) contro la quale ha lanciato una nuova operazione militare chiamata “Prahar-3” decidendo allo stesso tempo, di “modernizzare” il suo esercito con una strategia “high-tech”.



L’equipaggiamento del “super soldato” indiano del futuro, pieno di tecnologia (visione notturna, comunicazione satellitare …)

L’esercito indiano, infatti, ha seguito un piano di modernizzazione accelerato negli ultimi anni. Il budget militare dell’India è di 72 miliardi di dollari all’anno, il terzo più grande al mondo dietro Stati Uniti e Cina. Nel 2019, il governo ha detto che sarebbe stato disposto a spendere 130 miliardi di dollari per modernizzare le forze armate indiane. Il portavoce del Ministero della Difesa ha annunciato: “La modernizzazione dell’esercito indiano è in corso per affrontare le sfide regionali e i cambiamenti tecnologici”.

È un piano gigantesco, che rappresenta diverse volte gli importi che lo stato indiano spende per la salute o l’istruzione. Come parte della sua forza aerea, ad esempio, l’India ha 36 rafales francesi, un contratto succoso per i produttori francesi. E l’Italia nel 2018 ha venduto armi per circa 70 milioni. Nell’ottobre 2021, il capo dell’Indian Air Force ha annunciato che sarebbero stati prodotti 114 aerei da combattimento. Gli imperialisti francesi di Dassault Aviation hanno colto al volo l’opportunità di rispondere al bando di gara, ancora in corso.

Inoltre, lo stato indiano vuole acquistare sottomarini e persino acquisire sottomarini nucleari. Nell’esercito, i reazionari vogliono dotarsi di fucili più nuovi, artiglieria straniera, “veicoli da combattimento pronti per il futuro” (cioè nuovi carri armati). Lo stato maggiore indiano crede nella guerra cibernetica e che la tecnologia sia la panacea per i conflitti del nostro tempo. I contratti lucrativi che ne derivano per le industrie degli armamenti delle maggiori potenze imperialiste spiegano il sostegno di vari paesi del mondo a questo piano indiano. Insomma: l’esercito indiano vuole affidarsi a dispositivi high-tech per diventare “moderno”.

Come si manifesta questo nella lotta dello stato indiano contro la rivoluzione? Nel 2017, i leader reazionari dell’India si sono incontrati l’8 maggio per decidere su un nuovo piano di controinsurrezione. Stavano reagendo a un’imboscata che ha avuto luogo da parte delle forze rivoluzionarie in aprile. Il loro piano si chiamava “SAMADHAN”. Nel portare avanti i “vecchi” piani militari mira a “modernizzare” la controinsurrezione su diversi punti. Menzioniamo alcuni di questi punti:

  • Promuovere attacchi aerei contro rivoluzionari e villaggi
  • Utilizzare satelliti, GPS, termografia, infrarossi, telecamere di sorveglianza e radar
  • Utilizzare “progetti di sviluppo” come l’installazione di torri radio, fibre ottiche, linee elettriche, ecc. per intensificare la repressione contro i rivoluzionari
  • imitare la strategia di controinsurrezione di Israele enfatizzando l’importazione di armi all’avanguardia, biotecnologia e tecnologia militare.

Ciò non ha impedito certo alla Guerriglia Popolare e all’Esercito di Liberazione di compiere diverse centinaia di azioni militari quell’anno e di intensificare la lotta negli anni successivi. Nel 2019, a seguito di questo aumento, una riunione di ministri e capi di Stato influenzati dalla rivoluzione ha incontrato il ministro dell’Interno per formulare un piano d’azione. In questo piano, hanno sottolineato il ruolo di controinsurrezione della tecnologia concentrandosi sulla costruzione di bancomat, tralicci per la rete informatica e simili nel tentativo di dissuadere i giovani dall’aderire al movimento. Nonostante ciò, nel 2020, l’Esercito popolare di guerriglia e liberazione ha condotto un’imboscata, in 250 contro 600, circondando le forze reazionarie in un’azione ampia e rapida e ha portato avanti tante altre azioni.

* (https://www.rainews.it/articoli/2022/01/al-world-economic-forum-di-davos-si-parla-di-sfide-globali-487a5ef5-3158-4cc4-84d7-b3ff626e87b5.html)

 

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