domenica 22 gennaio 2012

MILANO A SOSTEGNO DELLA GUERRA POPOLARE

Milano, 21 gennaio.
Si è chiusa con la costituzione a Milano del Comitato di Sostegno alla Guerra Popolare in India l'ultima iniziativa in Italia della settimana internazionale di mobilitazione indetta in memoria dei compagni Azad e Kishenji, dirigenti maoisti torturati e assassinati dal governo indiano.
Nell'assemblea COA Transiti, affiancata da una concentrata campagna di affissioni e da un volantinaggio nel quartiere ad alta densità di immigrati dal Sud Asia, tutti i compagni presenti hanno apportato alla discussione un loro punto di vista e un contributo per la costituzione del comitato.

Le efficaci immagini dei video collezionati per l'iniziativa, i messaggi ricevuti dai maoisti indiani e l'introduzione, hanno stimolato i partecipanti a intervenire, segnalando temi significativi da approfondire nel dibattito e da propagare con lo strumento del Comitato.

In particolare, nell'introduzione è stato sottolineato il valore di "speranza nuova, che viene dai senza speranza" che la guerra popolare in India deve avere per i proletari di tutto il mondo, in quanto lotta di un intero popolo che, grazie alla direzione dei comunisti, va oltre la resistenza alla penetrazione economica e militare dell'imperialismo e, invece di cadere preda di ideologie arretrate e reazionarie, come in altre parti del mondo, si sviluppa come processo rivoluzionario, che pezzo dopo pezzo distrugge il vecchio ordine e ne costruisce uno nuovo.
Grazie alla direzione dei "naxaliti", la guerra di guerriglia nella giungla si affianca una costante agitazione e mobilitazione di masse di democratici e intellettuali contro lo stato di polizia della "più vasta democrazia del mondo"e, sempre più di recente, una vistosa crescita in dimensione e radicalità di lotte operaie.
Si è descritto un paese di 1.2 miliardi di persone, in cui sempre più si allarga il divario tra la povertà estrema della maggior parte della popolazione e la ricchezza estrema di un pugno di capitalisti legati all'imperialismo, i soli a beneficare di una crescita economica record e della spietata rapina delle grandi risorse del territorio, fino a diventare partner delle grandi imprese dell'imperialismo, con, in particolare per noi qui, una cresente presenza dell'imperialismo italiano, soprattutto nelle forniture belliche.
Tutto questo, si è concluso, fanno della rivoluzione indiana, un fatto di estrema e globale importanza, uno di quelli che possono cambiare la faccia di questo mondo e a cui i proletari di tutto il mondo devono guardare con attenzione e sostenere con calore.

Ricchi gli spunti di riflessione offerti dalla discussione successiva:
- Fino a che punto lo sviluppo del capitalismo indiano modifica la struttura del paese, facendone una potenza regionale egemonista, ma pur sempre nel quadro di rapporti di dominazione imperialista e delle contraddizioni interimperialiste nell'area.
- Il valore della via della guerra popolare anche per i paesi imperialisti e le tante rivolte che scuotono il mondo dell'imperialismo in crisi, in particolare le recenti rivolte nel mondo arabo.
- Quanto pesa sulle rivoluzioni nel mondo di oggi l'assenza di paesi socialisti e di un internazionale comunista
- Quanto difficile e importante è rompere silenzio e disinformazione che occultano le lotte di interi popoli e genocidi perpetrati in nome del profitto e dello "sviluppo", come avviene in India
- Quanto necessario è affermare oggi un nuovo internazionalismo, anche approfittando di tutti i nuovi mezzi di comunicazione, che metta al centro il sostegno alle guerre popolari e alle rivolte dei popoli contro l'imperialismo in crisi.

Di tutto questo e su tutto questo il Comitato i compagni che si sono uniti nel comitato si sono impegnati a tornare a discutere e lavorare più in profondità e soprattutto con impatto sempre maggiore.

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