venerdì 27 dicembre 2013

VERSO LA GIORNATA INTERNAZIONLE DI SOSTEGNO DEL 25 GENNAIO- I maoisti hanno indetto uno sciopero della fame in prigione, chiedendo miglior assistenza medica

Migliaia di rivoluzionari maoisti languono nelle galere indiane al fianco di proletari, adivasi, contadini incarcerati nella "più grande democrazia del mondo" dove vengono negati i più elementari diritti come quello alla salute. Riportiamo una breve notizia di uno sciopero della fame organizzato da alcuni compagni carcerati per la protesta della morte di un carcerato comune a cui è stata negata l'assistenza sanitaria. Il 25 Gennaio ci sarà una giornata internazionale di mobilitazione anche nel nostro paese con lo scopo di fare pressione sul governo indiano che uccide e incarcera i prigionieri rivoluzionari maoisti.

Quasi 40 maoisti, detenuti nel carcere di massima sicurezza del Lok Nayak Jaiprakash Narayan Central Jail a Hazaribag , sono in sciopero della fame da Giovedi per protestare contro la mancanza di strutture mediche per i detenuti. I manifestanti sostengono che i detenuti in difficoltà nel carcere non vengono seguiti dalle autorità in caso di necessità. L'appello allo sciopero della fame è stato organizzato da Ravi Sharma, membro del Politburo centrale del CPI (Maoist) e membro del Comitato Centrale del Bihar , Jharkhand , Chattisgarh . E' stato arrestato nel novembre del 2009 vicino al Salparni Park. 
La protesta è stata lanciata in seguito alla morte  del carcerato Daso Mahato del distretto di Ramgarh . 
Mahato fu colpito da un ictus paralitico in carcere e fu sottoposto a cure nell'ospedale del carcere. 
In seguito fu spostato all'ospedale Hazaribag Sadar, ma la sua condizione non migliorava e fu portato al RIMS di Ranchi.

Il 22 dicembre è morto. Questa è la seconda morte di un detenuto in difficoltà negli ultimi tempi. 
I maoisti in sciopero della fame hanno sostenuto che la negligenza da parte delle autorità carcerarie e del medico ha portato alla morte prematura di Daso. Qualche tempo addietro, un altro detenuto è morto nell'ospedale Hazaribag Sadar dopo lunga malattia.
 I maoisti hanno detto che non hanno alternative se non quella dello sciopero della fame all'interno del carcere. Un portavoce della prigione centrale che è stato contattato, ha confermato il suo sviluppo. 
Nega le accuse dei maoisti in digiuno, "i detenuti sono di solito trattati all'ospedale del carcere quando si ammalano, e se questo non è sufficiente vengono  spostati a Sadar Hospital". 
Ha negato le accuse dei maoisti che i detenuti sono stati maltrattati e non hanno ricevuto una corretta assistenza medica all'interno del carcere. 

mercoledì 11 dicembre 2013

SOSTEGNO INTERNAZIONALISTA ALLA GP IN INDIA: PARLANO GLI STUDENTI IN AGITAZIONE

Riceviamo e pubblichiamo questo articolo scritto da Giulia, studentessa del Liceo Scientifico Cannizzaro di Palermo che durante l'occupazione ha partecipato all'assemblea di sostegno ai prigionieri politici indiani promossa dagli stessi studenti della scuola e dal nostro comitato.
Un importante contributo scaturito da questa iniziativa a cui speriamo ne seguano tanti altri simili dagli studenti in lotta nel nostro paese verso la rivoluzione in corso più grande del pianeta.


Durante i giorni d'Occupazione sono state organizzate dagli Studenti diverse Assemblee mirate ad informare noi giovani su varie tematiche; tra queste, il 3 dicembre, si è tenuta una riunione alla quale sono stati invitati due compagni facenti parte della sezione italiana del Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India, che da anni sostiene la rivoluzione indiana portata avanti dalla forza guerrigliera "People's Liberation Guerrilla Army" diretta dal Partito Comunista dell'India maoista.   

Hanno ampiamente illustrato ai presenti l'attuale situazione indiana, davvero poco considerata (o del tutto ignorata) dai media italiani.
L'intento è di sensibilizzare ed avviare in questo modo una campagna di solidarietà ai numerosi studenti, professori, lavoratori, uomini e donne vittime dell'opprimente governo indiano, che ha ingaggiato ormai da anni una vera e propria guerra per sopprimere la rivoluzione popolare portata avanti dai Naxaliti -così vengono chiamati i ribelli maoisti in India, dal nome del villaggio di Naxalbari dove scoppiò una prima rivolta del popolo nel 1967- contro una classe politica impegnata unicamente a salvaguardare i buoni rapporti con capitalisti e multinazionali estere che intendono sfruttare le ricche risorse del territori indiano.

Qualche dato:
L'India è la dodicesima più grande economia del mondo in termini nominali, e la quarta in termini di potere d'acquisto. Riforme economiche hanno trasformato il paese nella seconda economia a più rapida crescita, ma nonostante ciò il Paese soffre ancora di alti livelli di povertà (gran parte delle ricchezze sono concentrate nelle mani di pochissime persone, un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia minima di povertà), analfabetismo e malnutrizione.
Quella indiana è una società pluralistica, multilingue e multietnica, tanto che molti non sono d'accordo nel semplificare questa sua realtà eterogenea e frammentata con un'unica identità. 
Inoltre l'India mantiene la terza più grande potenza militare del pianeta (e guarda caso,  il presidente dell'India è anche il comandante supremo delle forze armate indiane).
Il People's Liberation Guerrilla Army fu fondato nel dicembre del 2004 e riunisce circa 35.000 uomini in un esercito guerrigliero rivoluzionario che è un'espressione del Partito Comunista d'India(maoista), partito politico clandestino che mira appunto al rovesciamento del governo attraverso una lotta popolare. 
Sotto la leadership di Muppala Lakshman Rao, i Naxaliti focalizzano le azioni di guerriglia contro le cosiddette Zone Economiche Speciali, delle regioni geografiche con legislazioni economiche particolari appunto, create dal governo indiano nel 2000 per attrarre maggiori investimenti stranieri.
Attualmente l'esercito dei rivoluzionari controlla delle zone estese lungo il cosiddetto Red Corridor, regione a Est caratterizzata prevalentemente da foreste e che comprende le zone più povere del Paese; le rivolte coinvolgono ormai sempre più città e campagne.

Singolare è la presenza femminile all'interno del gruppo armato, in percentuale quasi la metà dei guerriglieri è formata da donne che si sono unite per ribellarsi contro l'enorme aumento degli stupri, condotti in parte dalle truppe del governo e dalle squadre paramilitari al servizio del governo.
Il governo indiano, che bolla queste persone come terroristi, ha sancito nel 2009 l'avvio dell'Operazione Green Hunt, un'offensiva portata avanti dalle forze paramilitari indiane (circa 100.000 soldati) e dall'esercito di stato (circa 200.000) contro i Naxaliti e la loro lotta popolare.
Ormai da più di quattro anni dunque il Popolo indiano prosegue senza sosta in una guerra che ha portato un gran numero di morti (nel 2010 furono uccisi in 172 solo del movimento maoista, nel 2011 in 99) e un ancor più grande numero di prigionieri politici (in India sono oltre 10.000) che in carcere vengono sottoposti ad ogni genere di vessazione, torture, condizioni di vita disumane, trasferimenti arbitrari, brutali pestaggi e isolamenti prolungati e ingiustificati.

A peggiorare le cose, l'Operazione Green Hunt ha superato tutte le precedenti offensive sia per dimensione che brutalità: massacri, stupri di gruppo, razzie e  distruzione di villaggi da parte delle forze armate sono diventati fatti quotidiani; moltissimi militanti e intellettuali vicini a qualunque organizzazione democratica o rivoluzionaria sono stati assassinati, torturati o imprigionati e costretti a scontare pesanti condanne.

A sostegno della Guerra Popolare in India e della liberazione degli attuali prigionieri politici varie iniziative sono state fatte a livello globale, come la partecipata Conferenza Internazionale di Amburgo, nel 2012.

lunedì 9 dicembre 2013

Verso la 2° Conferenza del Comitato per la Liberazione dei Prigionieri Politici



Verso la 2° Conferenza del Comitato per la Liberazione dei Prigionieri Politici
14-15 dicembre, Muslim Institute, Rafi Kidway Road, Kolkata


Status di prigionieri politici per tutti quanti sono stati incarcerati per le loro convinzioni politiche e l’amore disinteressato per il bene del popolo!
Liberazione incondizionata di tutti i prigionieri politici!
Abrogazione di tutte le leggi repressive, comprese cui AFSPA & UAPA!


Quelle sulle sbarre della mia cella non sono solo croste di ruggine,
Quelle scaglie sono le ferite della sospirata libertà.
--Pinpin, dalla prigione di Camp Vicente Lim, Filippine

Dalla stretta finestra della mia piccola cella,
... vedo gli alberi sorridermi e
Le cime affollate dalla mia famiglia.
E le finestre piangono e pregano per me.
Dalla stretta finestra della mia piccola cella
Posso vedere la vostra grande cella!
--Samih al Qasim - End of a Talk with a Jailer

Ci avviciniamo alla Seconda Conferenza del CRPP a Calcutta il 14-15 dicembre 2013, un momento significativo per la lotta per i diritti dei prigionieri politici in particolare e della più ampia lotta per i diritti civili e democratici per il popolo del subcontinente indiano in generale. La situazione attuale nel subcontinente è caratterizzata da due aspetti: in primo luogo, la crescita della miseria del popolo per gli attacchi aggressivi delle politiche varate dai vari governi, sotto forma di liberalizzazione, privatizzazione e globalizzazione (GPL) fin dagli anni 90 in nome dello sviluppo; in secondo luogo, la risposta dello Stato alle crescenti istanze di protesta dei popoli per la propria vita e sostentamento, per la dignità, per un tetto, per le loro aspirazioni politiche, contro le politiche di bottino e il saccheggio delle risorse del popolo. Quale che fosse il motivo delle proteste, la risposta dello Stato è stata fondamentalmente e principalmente la repressione, armata da leggi draconiane della peggiore specie, probabilmente nella convinzione e, quindi, politica che il pugno di ferrò avrebbe assicurato le proteste sempre più attenuate e la quasi totale attuazione delle già dette politiche del regime che badano più al mercato che al popolo. Questo ha portato a sempre più casi di impunità che passano inosservato – sempre in nome degli ‘interessi nazionali’ – e, nonostante i numeroso interventi della Corte Suprema dell'India, nella forma di direttive alla polizia e paramilitari, quando si tratta di gente comune, quasi nessuna garanzia è rispettata. Livelli allarmanti di morti in carcere, di stupri e torture sono segnalati anche dalle agenzie statali, come le commissioni per i diritti umani. È in aumento anche la violenza sulle donne detenute o in custodia preventiva. Inutile dire che la condizione di adivasi e dalit nelle carceri è andata di male in peggio.

Centinaia di migliaia di persone sono dietro le sbarre. Molti imputati trascorrono anni in carcere a causa della criminale lentezza dei processi. Molti sono stati implicati in montature solo perché si sono rifiutati di uscire dalla loro terra, dalle loro foreste, dai loro campi; ghetti, colline, fiumi, per aver protestato per difendere non solo le loro terre, l’acqua, colline e foreste, ma anche per la loro cultura, il loro modo di vita, e molti anche per aver sognato un futuro migliore, senza sventramento delle loro colline, inondazione delle loro foreste, devastazione delle loro terre, dove l'etica e la bellezza della vita era nella condivisione, per dirlo con le parole del poeta, di vivere in libertà come un albero singolo, e in fraternità come gli alberi di una foresta. Ogni aspirazione politica e desiderio del popolo di pensare e vivere per un mondo che assicuri loro benessere, dignità, e un futuro nelle proprie mani è considerato dallo Stato un ‘atto di guerra’ ‘l’interesse nazionale’. Perfino la memoria di tutte le dure lotte combattute per i loro diritti viene calpestata. Con l’apertura di tutti i settori strategici dell'economia agli investimenti diretti stranieri, la vita del cittadino comune nel subcontinente indiano è esposta all’arbitrio speculativo del mercato azionario. Ogni diritto del popolo è subordinato ai capricci speculativi del mercato azionario. La sempre più profonda crisi economica e la proiezione del’India come destinazione ideale dei super-profitti per il capitale speculativo ha sprofondato sempre nella miseria e penuria tutto il popolo, nelle zone rurali come nei ghetti urbani. In nome della crescita e dello sviluppo, sono negati non solo i diritti fondamentali del popolo, ma anche il diritto a riunirsi, organizzare e agire contro questa negazione delle loro libertà, cose che sono criminalizzate e bollate come ‘atto di guerra’ contro lo Stato.

La politica e l'ideologia di questa criminalizzazione e denigrazione hanno trovato un interlocutore ideale nella cosiddetta ‘guerra al terrorismo’ lanciata dagli Stati Uniti. Sotto l'ombrello della ‘guerra al terrorismo’ lo Stato indiano ha adottato una quantità esagerata di normative, in forma di leggi di sicurezza interna, che hanno ulteriormente violentato la vita di centinaia di migliaia di persone. Le politiche di criminalizzazione, comunitarizzazione e denigrazione sono diventate un’arma micidiale nelle mani dello Stato indiano per dividere e dominare il popolo, attaccando in particolare intere comunità, per stigmatizzare screditarle e isolarle. Il resto della popolazione diventa quelli di cui ‘conquistare’ cuori e menti devono. Ogni legge repressiva, ogni atto di impunità viene presentato al popolo come atto legittimo dello Stato per il bene del popolo. Orientare la percezione, grazie ai media sempre servizievoli, diventa così strumento utile per rappresentare i bersagli della denigrazione e per fabbricare il consenso per ogni atto di impunità dello Stato. Lo straordinario diventa normale, l'impunità diventa la legge, la violenza strutturale diventa senso comune.

Il Centro Nazionale Antiterrorismo (NCTC), la National Investigation Agency (NIA) e gli ampi poteri attribuiti a questi organi hanno fatto del subcontinente indiano uno stato caserma, uno Stato penale. Musulmani, musulmani kashmiri, Manipuri, Naga, Assamese, dalit e adivasi, bollati come maoisti o altrimenti, hanno riempito le prigioni nel subcontinente indiano. Diventano bersagli specifici per le loro convinzioni politiche, per l’amore per il loro popolo, le loro azioni disinteressate per il bene della società, per il benessere di tutti – tutti questi principi, l'etica e la sua pratica per un mondo nuovo – sono diventati la maggiore minaccia per sicurezza interna, espressione di disaffezione, sedizione, tradimento, e perciò ‘anti- nazionali’. Questi sono i prigionieri politici, incarcerati per le loro convinzioni e attività politiche tra le masse per costruire un nuovo mondo libero da ogni forma di oppressione, sfruttamento, abuso e discriminazione. Un mondo libero da ogni forma di violenza, sopraffazione e assassinio. Le peggiori leggi repressive mai adottate, come la UAPA e AFSPA – come leggi di sicurezza specifiche adottate dai diversi stati – sono spudoratamente utilizzate per incarcerare tutta questa gente. Anche i difensori dei diritti umani che si fanno avanti per difenderli sono presi di mira. Molti dei giornalisti onesti che hanno osato scrivere di loro si sono guadagnati l'ira dello Stato. Neanche gli avvocati che li rappresentano vengono risparmiati. In Jharkhand, Chhattisgarh, Orissa, Bihar, Andhra Pradesh, West Bengal, non meno di 25.000 adivasi sono dietro le sbarre, la maggior parte di loro accusati di essere maoisti / naxaliti. Oltre a loro, ci sono anche centinaia di migliaia i musulmani, dalit e gente delle nazionalità oppresse. Contro ognuno di loro pende più di un procedimento, cosi da assicurarsi che non verranno mai fuori dalle quattro mura in cui sono reclusi. Per le loro convinzioni politiche sono discriminati rispetto agli altri detenuti. I cittadini anziani detenuti soffrono una discriminazione particolare legata ai problemi di età e salute. La loro vita in prigione è ulteriormente minacciata a causa del trattamento disumano con nessun riguardo per la loro età e fragile costituzione. Le prigioniere politiche subiscono condizioni più pesanti in quanto donne, figuriamoci per le loro convinzioni politiche. La maggior parte delle carceri nel subcontinente indiano sono sovraffollate e malsane. Le carceri indiane sono considerati tra le peggiori al mondo. La rivendicazione del diritto a essere riconosciuti come prigionieri politici è nella tradizione di Shaheed Bhagat Singh e compagni, che nel carcere centrale di Lahore erano iniziarono lo sciopero della fame contro l'amministrazione coloniale per ottenere lo status prigioniero politico. Bhagat Singh ed i suoi compagni seguivano l’esempio del digiuno fino alla morte fatto allora dai nazionalisti irlandesi per i loro diritti. Infatti, il digiuno fino alla morte dei nazionalisti irlandesi avevano guadagnato 'attenzione a livello mondiale. Nel 1970 anche i detenuti naxaliti chiesero lo status di prigionieri politici contro l'isolamento e la tortura.

Mentre la crisi dell'economia del subcontinente indiano peggiora di giorno in giorno, anche la condizione di prigioniero politico si va ampliando, con diversi settori di popolo che affollano le carceri. Ciò accade in un momento in cui la classe dirigente del subcontinente indiano cerca di spendere l'immagine di ‘grande democrazia’ della regione, favorevole agli investimenti internazionali. In questa situazione, la Seconda Conferenza del CRPP assume maggiore importanza come evento decisivo per raggiungere una posizione comune contro la crescente tendenza all’illegalità da parte dello Stato indiano, per dimostrare oltre ogni dubbio che una vera democrazia non può disprezzare o sopprimere le sincere aspirazioni politiche del popolo, la sua visione di un mondo migliore, la sua determinazione ad assumere il controllo del proprio destino, non si può trasformare il subcontinente in una prigione delle aspirazioni del popolo per erigere una casa di vetro per pochi ricchi sfondati protetta da una classe consumista nella fede di emulare i suoi padroni. Fin dalla sua nascita, per aver levato la sua voce in nome dei poveri, degli oppressi e discriminati, per dato l’immagine delle lotte del popolo così come le viveva, contro la propaganda dominante che lo Stato vorrebbe far credere a tutti, il CRPP è divenuto oggetto di denigrazione e criminalizzazione da parte dello Stato e dei suoi apparati. Questa è un'ulteriore prova che le questioni sollevate dal CRPP riflettono la volontà generale del popolo lavoratore del subcontinente e la lotta per i diritti del prigioniero politico è indissolubilmente legata al grande disegno di esercitare la volontà generale dei popoli del subcontinente!

Basta galere!
Lottiamo per un mondo libero dalla prigione
!


COMMITTEE FOR THE RELEASE OF POLITICAL PRISONERS
Contact: 983631854 9810149990 9810081228

giovedì 5 dicembre 2013

Libertà incondizionata per tutti i prigionieri politici in India!

25 gennaio 2014 grande giornata internazionale di solidarietà e sostegno !


In India oltre 10.000 sono i prigionieri politici presunti maoisti rinchiusi nelle prigioni indiane, a questi si aggiungono altre migliaia di prigionieri implicati nei movimenti di liberazione nazionale (Kashmir, Manipur, ecc.) e di altri movimenti democratici.
Insieme a dirigenti, quadri, militanti del Partito Comunista dell'India, o appartenenti all'esercito del popolo, oltre il 90% di questo numero sono uomini e donne dei villaggi Adivasi che hanno resistito all'evacuazione forzata; contadini in lotta contro i protocolli di intesa firmati dai governi e dalle multinazionali per sfruttare il popolo e proseguire la rapina capitalista e imperialista delle risorse; attivisti delle minoranze nazionali organizzati contro la crescente minaccia del fascismo indù; studenti, intellettuali, artisti appartenenti al Fronte Democratico Rivoluzionario e a diverse organizzazioni democratiche, colpevoli solo di stare dalla parte del popolo nella guerra scatenata dallo Stato contro il popolo indiano; donne del popolo, femministe che si sono unite per ribellarsi contro l'enorme aumento degli stupri, condotti in parte dalle truppe del governo e dalle squadre paramilitari fasciste al servizio del governo nella guerra al popolo.
In carcere, i prigionieri subiscono ogni genere di vessazione, torture, negazione di assistenza, condizioni di vita disumane, trasferimenti arbitrari, brutali pestaggi e isolamento prolungato e ingiustificato e le prigioniere vengono spesso stuprate. Nonostante la condizione di feroce detenzione che subiscono, i prigionieri stanno resistendo e lottando con spirito rivoluzionario e trasformando le oscure galere in cui sono richiusi in un fronte di battaglia contro il fascismo montante in India e il regime indiano.
Battersi per la loro liberazione incondizionata è compito urgente per tutte le forze solidali e per gli amici del popolo indiano, ed è parte integrante del sostegno alla vittoria della sua guerra di liberazione.


Ma tutta l'India è sempre di più trasformata dalla classe dominante in una 'prigione dei movimenti'
Dalla metà del 2009 , le classi dirigenti indiane sotto la guida e con l'assistenza degli imperialisti hanno lanciato in tutto il paese l'offensiva più fronti chiamata Operazione Green Hunt – una guerra al popolo per spazzare via il movimento maoista e reprimere le lotte popolari.
Se la repressione delle masse oppresse è il marchio distintivo di ogni Stato basato sullo sfruttamento ed è stata caratteristica di sempre dello Stato indiano, la operazione Green Hunt ha superato tutte le precedenti offensive sia per dimensione che brutalità.
Migliaia di dirigenti e militanti di organizzazioni di massa rivoluzionarie e democratiche sono stati assassinati, torturati e imprigionati, accusati con montature giudiziarie, molti scontano pesanti condanne. I massacri, gli stupri di gruppo, la razzie e la distruzione di villaggi da parte delle forze armate sono diventati fatti quotidiani.
Nelle dichiarazioni, la guerra al popolo scatenata sotto il nome di operazione Green Hunt, avrebbe lo scopo di cancellare il movimento maoista, ma in realtà colpisce e punta a sopprimere qualsiasi movimento e rivendicazione democratica e popolare, implicandole in procedimenti connessi con il CPI (Maoista) e perseguendole con leggi sempre più reazionarie adottate dai governi centrali e locali, che marchiano dirigenti e militanti delle lotte del popolo come 'nemici della nazione e terroristi'.
Basta con l'operazione Green Hunt - Basta con la guerra contro il popolo !


Ma la guerra di liberazione delle masse popolari in India non può certo essere fermata dalla repressione selvaggia, anzi allarga verso di essa la solidarietà politica e morale
Ci sono state molte iniziative e sforzi internazionali in solidarietà e sostegno la loro lotta per la liberazione, tra cui la grande Conferenza Internazionale di Amburgo e le Giornate Internazionali di azioni organizzate dal Comitato Internazionale di Sostegno. Iniziative che hanno avuto ripercussione in tutto il mondo e impatto nella stessa India, assestando colpi all'imperialismo e al regime indiano, che oggi reagisce chiedendo ai governi in primis in Europa di fermare le iniziative di solidarietà.
Proprio per questo oggi più che mai è necessario consolidare ulteriormente ed estendere la solidarietà,
Per questo facciamo appello a una grande Giornata internazionale di solidarietà e lotta per la liberazione incondizionata dei prigionieri politici in India per il 25 gennaio 2014 da tenere ovunque è possibile nel mondo, in tutte le forme possibili, decise dai comitati e forze solidali a livello nazionale,
con azioni di piazza, che chiamino le masse a partecipare, e con iniziative di controinformazione e protesta a verso ambasciate, consolati, ministeri degli esteri, sedi della stampa estera, sedi di organizzazioni umanitarie ecc che si svolgano in tutta la settimana che precede la GIORNATA INTERNAZIONALE
Comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India
5 dicembre 2013
adesioni e info
csgpindia@gmail.com
nuovo blog in inglese : icspwindia.wordpress.com

blog italiano http://guerrapopolare-india.blogspot.it

Unconditioned release for all political prisoners in India !


25
th January 2014 Great International Day of Solidarity and Struggle !

In India more than 10.000 supposed Maoists are languishing in jails, to them are to be added other thousands of prisoners involved in the national liberation movements (Kashmir, Manipur, etc.) or other democratic movements.
Beside with the leaders, cadres and members of the PLGA, more than the 90% of that number are Adivasi villagers who resisted the forced evacuation; peasants who struggled against the MOUs signed by governments and TNCs to exploit the people and continue the imperialist looting of natural resources; activists of the national minorities organized against the rising threat of Hindu communal fascism; students, intellectuals, artists belonging the RDF and other democratic organizations, guilty of standing on the side of the people facing the war on them waged by the Indian state; people's women,feminists united to rebel against the huge escalation of rapes, committed in part by the armed and police forces and paramilaty fascist squads sponsored by the State, as weapon of the war on people.
In jails the prisoners face every kind of harassment, torture, denial of bails, inhumane living conditions, arbitrary transfers, brutal assaults and punishments of solitary confinement, and often the detained women are raped.
In spite of the fierce condition of detention, prisoners are resisting and struggling with revolutionary spirit and turning the dark jails in which are confined into a battlefront against the raising fascism in India and the Indian regime.
The struggle for their unconditioned release is an urgent task for all the solidarity forces and friends of Indian people, and it is integrant part of the support for the victory of their liberation war.

But all India is more and more turned by the ruling classes into a “prison house of people's movements”.
Since mid-2009, the Indian ruling classes, under the guidance and with the assistance of imperialists, launched the multi-pronged and country-wide offensive called Operation Green Hunt – a war on people to wipe out the Maoist movement and suppress the genuine struggles of the people.
While repression on oppressed masses is the hallmark of any exploiting state and always has been a feature of the Indian State, the Operation Green has surpassed all the previous offensives both in its scale and brutality.
Thousands of revolutionary and democratic mass organizations leaders and members have been assassinated, tortured and put in jails. Blamed under false cases, many of them are facing harsh punishments.
Massacres, gang rapes, looting and destruction of villages by armed forces have become the order of the day.
The Operation Green Hunt – War on People – is supposed aimed to wipe out the Maoist movement but it is in fact it targets and is aimed to suppress any genuine democratic demand of the people, by framing them in cases linked with the CPI (Maoist) according the draconian laws adopted by the central and state governments, that brand people's leaders and strugglers as 'anti-national or terrorists'.
Stop the Operation Green Hunt, stop the War on People !

But the liberation war of the masses in India cannot be stopped by the savage repression, rather it extends the political and moral solidarity to the liberation war.
Many international initiatives and efforts built solidarity with people in India and supported their struggle for liberation, including the great International Conference of Hamburg and the International Days of Actions organized by the International Committee of Support. These initiatives had impact throughout the world and in India itself, dealt blows to imperialism and the Indian regime, that today reacts urging the governments, first those of EU, to stop the initiatives of solidarity.
It is for this reason that today more than ever it is necessary to further consolidate and extend the solidarity.
Therefore we call to a large International Day of Solidarity and struggle for the unconditioned release of the political prisoners in India on 25th of January 2014, to be held everywhere is possible in the world, in all the possible ways decided by the committees and solidarity forces at national level, with street actions, that call the masses to participate, and counter-information actions and protests towards embassies, consulates, offices of the international press and humanitarian organizations etc., to be held during the week before the International Day.

International Committee to Support the People’s War in India
5 december 2014
Joining and info:
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new blog in english

icspwindia.wordpress.com

mercoledì 4 dicembre 2013

ASSEMBLEA AL LICEO SCIENTIFICO CANNIZZARO OCCUPATO DI PALERMO A SOSTEGNO DEI PRIGIONIERI POLITICI INDIANI

Resoconto assemblea per la “Campagna di solidarietà sulla Guerra Popolare in India”



Ieri 3 Dicembre 2013, presso il Liceo Scientifico S. Cannizzaro Occupato, si è tenuta un'assemblea studentesca in merito alla  campagna di sensibilizzazione e di solidarietà nei confronti degli studenti e dei professori universitari indiani che sono stati arrestati, e quindi vittime della repressione che il governo indiano, fascista, attua per sopprimere l'attuale rivoluzione popolare portata avanti dal Partito Comunista dell'India (maoista),  non più solamente nelle campagne ma anche nelle città ed in particolare tende a colpire quella fascia sociale “intellettuale” che anche minimamente si accosta ai maoisti, ritenuti  per il governo dei terroristi.

L'assemblea è stata presieduta da una delegazione del Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India, con l'obiettivo di sensibilizzare la coscienza dei giovani studenti affinchè comprendano l'importanza che può avere una qualsiasi forma di solidarietà nei confronti dei compagni indiani impegnati a rovesciare il governo indiano.

In una prima parte la delegazione ha ampiamente  illustrato la panoramica della  situazione sociale e politica del paese e dopo di ciò ha introdotto la questione della Guerra Popolare.

Nella seconda parte ha incentrato il discorso sulla repressione del governo indiano nei confronti degli studenti e dei professori arrestati, attraverso materiale cartaceo informativo e una presentazione multimediale, raffigurante le immagini della guerra, con lo scopo di colpire anche visivamente la sensibilità degli studenti in merito all'argomento.

All'assemblea erano presenti una ventina di studenti alcuni dei quali prendevano appunti, ci sono state
un paio di domande, come la richiesta della definizione del “paramilitare” e “la questione degli armamenti” ovvero come si arma il

popolo indiano impegnato nella Guerra Popolare.

Infine la delegazione ha dato parola agli studenti affinché facessero proposte in merito e molto positivamente sono state accolte idee, quali: la stesura di un articolo sulla questione da parte di una studentessa e la sua diffusione tramite il giornalino della scuola, della situazione della guerra popolare; attacchinaggio all'interno della scuola dei vari materiali cartacei messi a disposizione per l'assemblea (volantini informativi) e striscione di solidarietà da appendere nella scuola in contemporanea con le altre scuole occupate.

Queste proposte sono state un chiaro segnale positivo proveniente da parte degli studenti impegnati nella lotta, infatti hanno subito compreso l'importanza che può avere la solidarietà a sostegno della Guerra Popolare in India e dei prigionieri politici indiani, e questo tipo di risposta positiva non era di certo scontata. A nostro avviso, tutto ciò da motivo di sperare che continuando la lotta e l'informazione, la coscienza popolare ed in questo caso studentesca, si apra a ciò che è necessario per ribaltare l'oppressione di questa società  borghese in cui viviamo che ogni giorno marcia sempre più verso il moderno fascismo tramite lo stato di polizia. Un altro piccolo, ma determinato, passo per contrastare questo processo è stato fatto...


M. C.