mercoledì 13 aprile 2011
A Torino l'ultimo appuntamento in Italia della settimana internazionale a sostegno della guerra popolare in India
Si è tenuta sabato 9 a Torino l’ultima delle assemblee in programma in Italia come parte della settimana internazionale di appoggio alla guerra popolare in India. L’assemblea so è stata annunciata da una estesa e ben visibile affissione del manifesto internazionale, specie nei quartieri con più alta densità di popolazione immigrata. Essendo l’ultima assemblea in programma in Italia, è stato possibile rendere conto dello straordinario successo che la campagna ha avuto a livello mondiale, illustrando le tante iniziative che hanno raggiunto tutti i continenti e il ruolo che esso ha svolto: un volano al servizio dell’unità dei comunisti intorno al maoismo verificato, alla strategia e alle esperienze della guerra popolare attualmente più estesa e avanzata, la cui vittoria sarebbe di portata epocale e cambierebbe nettamente i rapporti di forza nel mondo attuale. Se altrove in Europa e nel mondo la campagna è stata l’occasione per avanzare nell’unità dei comunisti, i Italia, e in particolare a Torino, tanti sedicenti comunisti si sono sottratti all’impegno, Anche questo è stato sottolineato. La relazione ha poi spiegato il senso della campagna: andare oltre la solidarietà e la denuncia della sporca guerra condotta dallo stato indiano contro il suo stesso popolo, essere “una goccia nel mare” delle masse in rivolta contro l’imperialismo in crisi per essere sempre più all’altezza del compito di trasformarle in rivoluzione. La parola è stata poi data ad Arundhati Roy, che nella sua intervista filmata ha ben rappresentato anche emotivamente la realtà di una rivoluzione vista da vicino “camminando con i compagni. Infine è stata illustrata la mostra allestita nazionalmente per la campagna e, nella città della Thyssen, approfondire l’esperienza della rivoluzione nel paese in cui “gli operai bruciano i padroni”, ha avuto un impatto particolare. Nel dibattito che è seguito i compagni hanno sottolineato in particolare l’importanza di non solo estendere la conoscenza della guerra popolare in India, ma anche di “motivare”: “nelle società ingiuste il pacifismo non è contemplato. Senza giustizia nessuna pace è il messaggio che di dobbiamo impegnare a portare tra gli operai” è stato detto. Hanno preso la parola anche due missionari cattolici, uno per anni vissuto in India tra le popolazioni tribali oggetto dell’attuale offensiva governativa. Pur riconoscendo innanzitutto di aver sempre avuto buoni rapporti e rispetto da e per i naxaliti, hanno cercato di ridurre la rivoluzione che i maoisti dirigono presentandola come più come uno “scontro tra civiltà”, quella dell’industrializzazione e sfruttamento delle risorse nell’interesse delle multinazionali e dei loro partner indiani contro quella millenaria dei popoli nativi, che resistono fin dai tempi della conquista indù, prima ancora della colonizzazione. È stata l’occasione per affermare che quella che viene dipinta come una resistenza tribale è in realtà una rivoluzione politica e sociale che avanza, non per perpetuare una tradizione oppressa ma per sviluppare nuove relazioni, una nuova società attraverso un nuovo potere nelle mani del popolo. L’assemblea si è conclusa con la sottoscrizione della mozione operaia e l’impegno di tutti nel continuare a lavorare a sostegno della rivoluzione in india, da oggi in poi nella prospettiva di una grande conferenza internazionale di massa, con partecipazione da tutta Europa e cin la presenza di una testimonianza diretta della guerra popolare. Comitato Internazionale a sostegno della Guerra Popolare in India
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