GIORNATA INTERNAZIONALE DI MOBILITAZIONE
Il 7 marzo 2017, il Professor G N
Saibaba della Delhi University è stato condannato all’ergastolo con altri 5
imputati, ma è da 6 anni oramai che il Professor Saibaba marcisce nelle galere
dell’India. Tutto questo vale tanto più in tempi di coronavirus, in cui le
condizioni di salute dei prigionieri sono destinate a peggiorare.
Ripercorriamo brevemente la
storia della sua incarcerazione e condanna.
Nel 2013 la polizia del
Maharashtra perquisì illegalmente per due volte l’abitazione del dottor Saibaba
con la falsa motivazione di “ricettazione di oggetti rubati”, sequestrò
supporti informatici senza registrarli e sigillarli come impone la procedura
legale.
Nell’aprile 2014 lo stesso
professore, disabile al 90% e costretto su sedia a rotelle, fu sequestrato e
incarcerato, accusato secondo la legge di “prevenzione delle attività illegali”
(UAPA) insieme ad altri 5, il giornalista e attivista Prashant Rahi, lo
studente Hem Mishra e gli adivasi Pandu Narote, Mahesh Tirki e Vijay Tirki.
Per due anni è stato detenuto in
attesa di giudizio nella prigione centrale di Nagpur, dove gli sono state
sistematicamente negate le più elementari strutture necessarie a una persona
nelle sue condizioni, le terapie e l’assistenza medica necessaria, causando un
drammatico peggioramento della sua salute, come riconosciuto dalla la Corte
Suprema indiana che nell’aprile 2016 gli ha concesso la libertà su cauzione.
Da allora fino alla vigilia della
sentenza Saibaba è stato prima ricoverato in terapia intensiva, sottoposto a
cure per problemi cardiaci, calcoli alla cistifellea, pancreatite e
ipertensione arteriosa, a fisioterapia per le varie complicazioni ortopediche
provocate dalle inumane condizioni di prigionia, dimesso per prepararsi a un
intervento urgente di rimozione della cistifellea.
La sentenza di condanna è
scandalosa! Si fonda su labili prove acquisite illegittimamente e custodite
illegalmente, su “confessioni” estorte e poi ritratte, ma la denuncia di
coartazione da parte degli imputati non è stata neppure acquisita da quello
stesso funzionario che aveva disposto i mandati di perquisizione infedeli! La
corte ha perfino rifiutato di emettere un ordine aggiuntivo che garantisca in
carcere a Saibaba l’assistenza e le cure mediche per lui vitali.
Come ci ha detto lo stesso
Saibaba quando abbiamo avuto l’onore di incontrarlo, a giudici e poliziotti non
interessava provare le accuse, nei lunghi interrogatori non facevano che
ripetergli: “ferma la campagna contro Green Hunt, torna a fare semplicemente il
professore di inglese, e ti lasceremo in pace”.
Vogliono far tacere,
seppellendolo per sempre in carcere fino ad assassinarlo, la sua voce
autorevole e ascoltata, di strenuo difensore dei diritti dei contadini, delle
popolazioni tribali adivasi, degli intoccabili delle caste inferiori (dalit),
della classe operaia e di tutti i settori sfruttati e oppressi della società in
India.
Vogliono piegare la resistenza
delle popolazioni tribali che stanno difendendo le loro acque, le foreste e le
terre per impedire che diventino preda dell’avidità delle compagnie minerarie.
Vogliono strangolare le campagne
nazionali e internazionali di solidarietà contro la guerra al popolo scatenata
dai governi indiani con la Operazione Green Hunt, Salwa Judum 1 e 2, ecc.
Vogliono lanciare un monito
contro tutta l’opposizione democratica al governo fascista Indù di Modi, contro
chi resiste al terrore fascista, razzista e fondamentalista indù delle
organizzazioni illegali ed eserciti privati foraggiati dallo stato, contro
tutti i difensori dei diritti umani e dei prigionieri politici.
Contro questa sentenza e ingiusta
detenzione organizziamo ovunque possibile informazione e iniziative per la
liberazione immediata di Saibaba.
Scriviamo e protestiamo:
Ambasciata Indiana, Via XX
Settembre, 5
Mr. Anil Wadhwa
gen.email@indianembassy.it
Fax: 064819539
Ministero degli Esteri
Mr. Sushma Swaraj
eam@mea.gov.in
Fax: 011-23011463, 23013254
Ministero della giustizia
Mr. Shri Ravi Shankar Prasad
ravis@sansad.nic.in
Fax: 011-23793691
comitato solidarietà india -
Italia
csgpindia@gmail.com
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